Quattro gatti rancorosi , un comico e una folla estasiata | |
![]() | Cominciano ad arrivare al pettine i primi nodi delle fantastiche sorti e progressive savonesi, di quello “sviluppo” antidoto all’ “immobilismo” e al “declino” (proibito usare altri termini: tutti in coro e allineati) che ci vorrebbero |
far inghiottire ad ogni costo. E come per tutti i nodi che si rispettino, il pettine, ahimè, s’inceppa. Del resto, con buona pace di Dori Ghezzi e di chi ha trovato positiva l’intitolazione, che c’azzecca il cantante di “via del Campo” e di “Città vecchia” ( Ricordate? “ In quei posti dove il sole del Buon Dio non dà i suoi raggi…) con quei lussuosi spazi ultramoderni? Possibile che proprio la “gente d’altri paraggi”, quella perennemente baciata dal sole, si sia impadronita persino della sua memoria? Sono sicura che a lui sarebbe piaciuto molto di più quell’albergo pericolante, quella lunga costruzione a un piano ora abbattuta che mi dava da fantasticare ogni volta che ci passavo davanti. Un albergo dell’angiporto…chissà quanti fantasmi, chissà quante storie vive, vere, di genti diverse, di donne, di sbronze e di coltelli avrebbe avuto da raccontare… Basta, la fantasia è nemica del progresso, secondo loro, vietato sognare, vietato ricordare, guardiamo solo avanti, torniamo con i piedi per terra o ci accusano subito di essere i soliti savonesi nostalgici e passatisti. In concomitanza con l’inaugurazione, curiosa coincidenza invero, è uscito sul Secolo XIX un articolo a firma di Pierfranco Pellizzetti, che, attento spettatore allo spettacolo di Beppe Grillo a Savona, a distanza di un mese commentava sminuendolo con poche battute e ridicolizzandone i seguaci. | |
| Ora, se davvero l’avvenimento è stato così risibile nei contenuti, perché scomodarsi a parlarne? E perché adesso? Non ci voleva un mese intero di ponderata riflessione per una stroncatura così netta e sbrigativa. Forse si voleva enfatizzare la differenza fra i magnifici risultati concreti (la torre) e l’insipienza degli oppositori? |
L’abilità dell’articolista sta nel maneggiare le parole a comporre volute ardite, a piegarsi a dialettiche azzardate, persino ammettendo che la speculazione edilizia in Liguria esiste, ma questa è tutt’altra cosa, non si critica la bellezza, da sempre qui da noi ci si protende verso l’alto... La mia timida impressione è che nell’articolo stesso, al di là dell’abile oratoria, ci fosse altrettanta pochezza di contenuti quanto quella che lui rinfaccia agli avversari, e che ci si aggrappasse a qualche pretesto trascurando il nodo centrale. Non potendo fare sfoggio di altrettanta cultura, non azzardandomi a seguire il personaggio nelle sue elucubrazioni e circonvoluzioni, dove probabilmente mi perderei e mi verrebbe il mal di mare, proverò a ribattere su alcuni argomenti che mi paiono cari non solo a lui, ma anche ad altri difensori del modello attuale e critici di Grillo e altri oppositori. - le tanto decantate “offese al Prefetto”, ottimo appiglio di indignazione anche perché si tratta di una signora, occasione per tirare in ballo una galanteria d’altri tempi che con altre persone e in altre circostanze si è altrettanto pronti a calpestare con disinvoltura. Non c’era niente di offensivo e personale, si trattava di un atteggiamento consueto, un attacco al simbolo e al ruolo, tipico dei migliori comici d’assalto, che in democrazie più avanzate della nostra, come quella americana, non scandalizza, è perfettamente accettato e considerato parte del gioco, il diritto del giullare, per una volta, a sbeffeggiare il potere in piazza. - è ora di chiarirlo definitivamente: basta con il giochino anche troppo ripetuto e proficuo, tanto caro a Pellizzetti, di accomunare tutti i critici in un unico calderone, quello del savonese retrogrado, conservatore, triste, mugugnone eccetera, un atteggiamento da superare se si vuole entrare nel futuro e rilanciare la città. Nessuno nega che questo modo di pensare esista e sia diffuso, ma esistono e sono in aumento, man mano che si diffonde la consapevolezza, le persone, i gruppi, i movimenti tutt’altro che passivi e reazionari, che sanno guardare avanti, che vorrebbero pianificare il futuro, il progresso, il cambiamento, lo vorrebbero persino con più forza di tutti coloro che chiamano progresso qualcosa di squallido che non va al di là del loro naso. Questi gruppi, persone, movimenti non meriterebbero l’offesa di essere liquidati sprezzantemente con un’etichetta sbagliata, chiederebbero finalmente l’onore di un pubblico dibattito, libero e non pilotato, in cui fosse loro concesso di esprimere il proprio punto di vista. - Già, veniamo al discorso: le alternative non ci sono. Nulla di più falso, nulla di più disinformato o in malafede. Così come si decantano i pregi e si seppelliscono i difetti dei progetti in atto, così si soffoca qualsiasi possibilità di proporre pubblicamente alternative. E Pellizzetti, parlando dello spettacolo, così come sorvola sui tristi dati di Franceschi su incidenza di inquinamento e tumori legati alla centrale, neanche nomina Pallante, consulente del ministero dell’Ambiente, che di modelli ne ha proposti e ne propone, eccome. Vogliamo parlare di nuove tecnologie e industrie, di energie rinnovabili, turismo sostenibile, interazione e sinergia fra costa ed entroterra, fra cultura, artigianato, arte e ambiente, fra agricoltura di pregio e gastronomia? Vogliamo nominare l’edilizia biocompatibile? Non c’è spazio qui per andare in dettaglio, così come non c’era, è chiaro, nello spettacolo, che voleva essere solo uno spunto, ma come si diceva, sempre disponibili a un aperto confronto e dibattito, per ora negato. - le critiche al progetto Margonara: Grillo non sa fare di meglio che affibbiare epiteti alla torre, senza comprenderne il valore estetico, non avendo altri argomenti, secondo Pellizzetti, per opporsi al progetto, che non è speculazione edilizia, nooo… Grillo è un comico e come tale non fa relazioni alle belle arti, fa spettacoli, e cerca l’effetto della battuta per lanciare l’accusa. Questo non vuol dire che lui critichi solo “il belino attorcigliato” e non tutto quanto gli sta intorno. Lo sappiamo noi, lo sa lui, e, azzardo, lo sa anche l’articolista. Del resto, è di questi giorni un articolo di Vittorio Sgarbi su Oggi, in cui, pur dichiarandosi ammiratore in generale dell’architetto Fuksas e delle sue creazioni, parte proprio stroncando la torre per parlare senza mezzi termini di allarme nuova “rapallizzazione” in Liguria e a Savona, mostrandosi molto preoccupato per lo scempio edilizio in atto e in progetto. Ora, visto il giornale e il personaggio, entrambi di tutt’altra estrazione mi pare, il giudizio estetico di Grillo è quanto meno condiviso da un esperto in materia. E, udite udite, lo è anche la critica al modello attuale. Allora, quando voci così diverse si muovono in sincronia, dalla sottosegretario Marchetti, all’ombroso critico, ad Antonio Ricci, quando interviene anche chi non si può bollare come ambientalista, estremista, velleitario, immobilista, marginale eccetera, non sarà sintomo di qualcosa? Non lo sentite anche voi, questo scricchiolio in sottofondo? Sono i modelli di sviluppo che, ahimè, cominciano a incrinarsi. Chissà se lo sente anche il nostro articolista.
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