SANITA’ IL DIRETTORE SCIENTIFICO LANCIA L’ALLARME SU SAVONA ECONOMICA  LA STAMPA
Mantero: così ci distruggono
 
[FIRMA]PARIDE PASQUINO
SAVONA
Preocupazione per il futuro del Centro regionale di Chirurgia della Mano. Dopo lo sfogo della Campanassa ecco le prime reazioni. Carlo Cerva, presidente dell’Associazione e anche della Fondazione Savonese per gli Studi sulla Mano l’altro giorno era stato chiaro: i tagli alla sanità stanno penalizzando il reparto che negli ultimi 40 anni ha fatto conoscere Savona in Europa e nel mondo. Intanto proprio ieri sulle colonne di Savona Economica, il periodico della Camera di Commercio, in un’intervista a Paolo Milani, proprio Renzo Mantero, il fondatore della scuola savonese di Chirurgia della Mano, è tornato a parlare dei tagli alla Sanità.
A Mantero viene chiesto se sia soddisfatto di come la città e il territorio hanno reagito alla situazione attuale. «Se ci fossero state maggiore comprensione e buona volontà oggi avremmo un Centro di chirurgia della mano dieci volte più grande. Invece, a causa delle liste d’attesa, ogni anno almeno 500 persone vanno a farsi operare altrove. Far mancare uomini e mezzi significa distruggere quello che è stato creato con tanti sforzi».
I tagli alla sanità sono abbastanza diffusi e non penalizzano solo il reparto del San Paolo. Replica Mantero: «Io faccio il medico e non il manager, ma visto che le hanno volute chiamare aziende sanitarie, mi chiedo quale azienda privata rifiuterebbe sensatamente di fatturare 500 ordini l’anno. Oltre che provocare un danno evidente alla salute dei cittadini, questo è un caso di masochismo economico».
Quali le soluzioni, allora? «Molto semplici - spiega Mantero -. Più medici e infermieri e maggiori spazi. Le sale operatorie devono lavorare tutto il giorno e tutti i giorni, ma siamo soffocati da una cappa velenosa di burocrazia, miopia, insipienza. Quando sento parlare di trasferire la Chirurgia della Mano al Santa Corona, penso che tanto varrebbe portare il reparto al largo di Bergeggi e affondarlo. Si farebbe prima».
Conclude il direttore scientifico del Centro regionale per la Chirurgia della Mano: «Vengo da Portovenere, un paese di pirati abituati a difendersi dagli uomini e dagi elementi, figuriamoci se mi spaventano i burocrati e i politicanti. però vorrei che si capisse che il nostro non è solo un centro chirurgico di eccellenza, ma il polo primario di una unitaria e coerente ‘’cultura della mano’’ che non ha riscontri altrove. Se i cittadini e gli amministratori arriveranno a capire questo, allora non mi sarò battuto invano».