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UOMINI E BESTIE

8: Prospezioni dell’immaginario

Le Sirene

 

 

This is the one song everyone

would like to learn:

the song that is irresistible:

PRIMA PARTE 

the song that forces men

to leap overboard in squadrons

even though they see beached skulls

the song nobody knows

because anyone who had heard it

is dead, and the others can’t remember.

Shall I tell you the secret

and if I do, will you get me

out of this bird suit?

I don’t enjoy it here

squatting on this island

 looking picturesque and mythical

with these two feathery maniacs,

I don’t enjoy singing

this trio, fatal and valuable.

 

I will tell the secret to you,

to you, only to you.

Come closer. This song

 

is a cry for help: Help me!

Only you, only you can,

you are unique

at last. Alas

it is a boring song

but it works every time.

 

Margaret Atwood, Siren Song

 

 

 

 

 

In gr. Seirn Seirễnos, colle rare varianti Seirēnís Seirēnídes (DION. PER. orb. descr. 360, agg.; TZ. chil. IX 19), Sērēnídes (ALC. 1, 1, 96 PML PAGE) e Sirḗn (su un’idria attica del Louvre -E 803- a fn del VIa; PHOT. lex. s. v. Sirễnes sigma 513; HESYCH. lex. s. v. Sirēn[]ōn lógous sigma 721), da cui il lat. sīrēn sirenis, anche declinato “alla greca” (ad es. acc. s. sirena: SEN. Med. 360), e sirena sirenae, nelle iscrizioni sirina (CIL III 7296), con evidente accostamento incolto al n. pr. femm. Serena tramite l’iotacismo. Indica anche, in gr., una specie d’api selvatiche (AR. hist. an. 623b11), una veste (HARPOCR. lex. s. v. Seirn 271: “Sirena si dice la veste leggera e trasparente”), e a quanto sembra uno struzzo: LXX Is. 13, 21, cosí reso nella Nuova Diodati, in realtà uno spirito immateriale delle solitudini. Traduco qui di sèguito il passo dei Settanta, cui aggiungo la trad. CEI del testo ebraico e la trad. it. del commento di Eusebio e di Basilio.

 

E Babilonia, che ora è chiamata insigne dai re dei Caldei, sarà come quando Dio atterrò Sodoma e Gomorra: non sarà abitata nel tempo perpetuo, né entreranno in essa per molte generazioni, né l’attraverseranno gli Arabi, né i pastori sosteranno in essa; e là sosteranno le fiere, e le case si riempiranno d’echi, e sosteranno là le Sirene e là i démoni danzeranno, e gli onocentauri [centauri la cui parte animale è asinina] là abiteranno, e i porcospini faranno il nido nelle loro case: presto verrà e non può tardare.

(LXX Is. 13, 19-22)

 

Babilonia, perla dei regni, splendore orgoglioso dei Caldei, sarà come Sòdoma e Gomorra sconvolte da Dio. Non sarà abitata mai piú né popolata di generazione in generazione. L'Arabo non vi pianterà la sua tenda né i pastori vi faranno sostare i greggi. Ma vi si stabiliranno gli animali del deserto, i gufi riempiranno le loro case, vi faranno dimora gli struzzi, vi danzeranno i sàtiri. Ululeranno le iene nei loro palazzi, gli sciacalli nei loro edifici lussuosi. La sua ora si avvicina, i suoi giorni non saranno prolungati.

(Is. 13, 19-22 trad. CEI)

 

Isaia profetizza che Babilonia, ridotta ad esser completamente vuota d’ogni creatura vivente domestica e fornita di ragione, sarà del tutto disabitata. Ci dice infatti che in essa si troveranno “fiere” oscure ed ignote, démoni e spiriti crudeli e selvaggi. Per questo motivo gli altri traduttori hanno reso “fiere” con sieim [HESYCH., omicron 905, riferisce questo inesistente vocabolo ebr. agli onocentauri del testo d’Isaia], e “struzzi” invece di “Sirene” lett. “figlie del gufo”, forse un  uccello estinto, comunque impuro]], e invece di “onocentauri” “iim “sciacalli”, mantenendo il termine ebraico per la difficoltà dell’interpretazione. Ma pure al posto di “porcospini” i tre traduttori [Aquila, Simmaco e Teodozione: HIER. praef. in EUS. Chron. CB XLVII HELM p. 3] egualmente resero “Sirene”, forse per la natura ingannevole di tali démoni, poiché i Greci rammentano che piú o meno furono esseri ingannatori dal dolce canto.

(EUS. in Is. IX 67 17)

 

I racconti pagani tramandarono che le Sirene erano donne canterine; qui invece il nome pare indichi un demone perciò Aquila usò al posto di “Sirene” la parola “struzzi”. Si tratta in effetti di un animale solitario, che ordinariamente si rintana nelle sabbie piú sterili. Il testo esprime dunque l’assoluta solitudine tramite l’affermazione che nella città risederanno gli struzzi.

(BASIL. in proph. Is. 13, 275)

 

L’etimo è oscuro; sono state avanzate in sostanza due interpretazioni.

1. Considerando che il modello di tema in nasale della “terza decl.” preceduta da eta non pare originario dei dialetti occidentali, si è proposta una fonte orientale, in particolare una sem. sir, “cantare”.

2.  Altrimenti ci sono le letture greche.

a.  Da syrízō, “sibilo”, nel qual caso impersonerebbero gli spiriti della tempesta, da alcuni accostate ai indiani, collegati alle divinità del vento in RV VIII 7, 9.

b.  Da seiráō, “ardo” (di astro), seírios e Seírios, connesso col sscr.  “il sole”(cfr. EUSTATH. in Od. XII, 2, 5, tradotto in una prossima scheda), dunque dei “demoni meridiani”, delle Mittagsfrauen.

c. c. da rhéō, sscr. (“flusso”), le “precipitose” divinità della morte.

d.  Da seirá, “nodo scorsoio”, piú o meno “le strangolatrici” che uccidono i naviganti, come molti fra gli esseri malvagi che catalogheremo in futuro.

e.  Infine le fantasiose etimologie antiche.

 

“Sirena-Seiren”: da eiro: “dico”, viene eiren e, coll’aggiunta pleonastica della sigma, seiren

(et. Gud. s 497),

 

alludendo alla loro capacità di stregare colla parola, o

 

Da eiro, che in questo caso significa “incateno”, coll’aggiunta pleonastica della sigma

(HEROD. III 2, 579 LENTZ).

 MISERRIMUS