TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni |
Un contributo agli studenti del Chiabrera
La questione legata al ruolo
dell'insegnante, anche con analisi ed evoluzione storica, sarebbe
lunga e talvolta tediosa, e soprattutto sarebbe una "giustificazione
di insuccesso" cioè la giustificazione che scuserebbe la maggior
parte dei docenti attuali.
Si possono comunque fare un paio di
brevi considerazioni generali, e vorrei sottolineare generali,
cioè.. non tutti, ma molti.
Ricordo che per diventare insegnante, da
un po' di tempo ad oggi, non si bada nè al merito nè alla
propensione o passione del candidato per quella che dovrebbe essere
una professione-missione, un po' come quella ecclesiastica.
SI partecipa ad un concorso, si sostiene
un esame scritto-orale, e si sa che su 10.000 partecipanti ci
saranno solo 5 posti disponibili, magari, e si sa pure, vox populi
vox dei, come saranno probabilmente assegnati.
A quel punto, dopo la nomina, che sia
stabile o precaria, il prof assume un potere di ruolo, che lui
interpreta, sempre in generale, sia chiaro, come vorrebbe che fosse,
cioè come lui l'ha visto magari 30 anni prima: autoritario (che vien
spesso confuso con autorevole, ma è completamente un'altra cosa) e
con un potere simile a quello di vita e di morte posseduto dagli
antichi imperatori romani.
Si rifà a volte anche alla fede
gerarchica politica, che professa e che vorrebbe, nel suo ruolo, gli
fosse ricambiata, confondendo poi il disinteresse nei suoi confronti
da parte degli allievi come assenza di valori, e non già come non
condivisione dei suoi, che lui reputa assoluti.
Non è previsto un potere personale, cioè
il carisma, perchè vorrebbe dire una formazione alla persona che di
solito non c'è, nè se ne sente la necessità, a volte se ne ignora
l'esistenza.
A loro volta sono oppressi da sopra, da
un sistema che li tratta come loro trattano gli allievi, sistema cui
poco importa dell'individuo, in generale, ormai sempre più fra
incudine e martello, e come tutte le figure "disturbate" usa il
potere di ruolo per ...sfogarsi.
Inoltre, si ritiene un disilluso, per
cui non gli importa più molto della professione, che faccia bene o
male per lui non cambia nulla, e di solito la sua migliore
espressione è "ma chi me lo fa fare?".
Si limita quindi ad andare ad istinto, a
simpatie, in generale, a come gli viene.. e finisce per giudicare,
anzichè insegnare e preoccuparsi che il sapere venga trasmesso;
pretenderebbe che fossero gli allievi a voler apprendere e a darsi
da fare, senza porsi il problema se la sua abilità di comunicazione
è congrua con il risultato che vorrebbe ottenere.
Spunti di riflessione per gli allievi.
Con la consapevolezza di quanto sopra,
forse è meglio concentrarsi sul contenuto e non sul contenitore, sul
quadro e non sulla cornice.
Affermare che "agli insegnamenti che mi
darà gli darò la stessa considerazione di quelli che mi può dare il
mio barbiere" significa reputare che i contenuti dipendano dal
contenitore, e non è così, reputando tra l'altro che un barbiere non
possa essere in grado, in funzione della sua professione e non già
della sua cultura, di dispensare insegnamenti - si ritorna al potere
del ruolo, e all'accettazione dello stesso, e in questo contesto si
finirebbe in un ossimoro, cioè il paradosso per cui il prof non va
bene in quanto persona e non come docente, il barbiere in quanto
tale e non in quanto persona.. insomma.. non va bene nulla che non
mi aggradi.
Un concetto è che non si sarà trattati
mai meglio di come si tratta gli altri, e vale in dare e in avere,
per cui vale la pena provare ad influenzare gli altri e non a farsi
influenzare da loro, con il proprio comportamento; nello specifico,
i "soggetti" (gli insegnanti) dovrebbero essere elementi facilmente
disponibili in tal senso.
Una delle migliori scuse diffuse è che
"se lui si comporta così con me, io farò altrettanto con lui"
tralasciando che si dovrebbe essere così come si vuole essere per sè
stessi, a prescindere dagli altri, cioè propositivi anzichè
reattivi. Ci sono un sacco di altre buone scuse, tutte dicono che la
causa è esterna a sè stessi.
Si possono sempre scegliere le azioni da
compiere, ma mai i risultati, che saranno matematicamente
consequenziali.
Infine... benevenuti nel mondo dei
grandi!
Il mondo in generale va così, persone
che si arrogano il diritto di vessare altri, e con ruoli che glielo
consentono ( a loro volta subiscono, ma non hanno da parte mia
alcuna comprensione).
Mentre a scuola ci si può pure
permettere una sorta di "ribellione" - ma neppure troppo - un domani
non potrà essere così senza gravi conseguenze, dal partner, al
lavoro, a molte altre cose.
Se vissuta come esperienza istruttiva e
situazione in cui si possa sperimentare per meglio imparare a
gestirla, aiuterà a vivere meglio, in molteplici ambienti futuri.
Angelo Lessi
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