Ridiamo voce a chi ha
lavorato con competenza per anni ed anni
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E’ stato diabolico, come spesso, se non sempre, Massimo D’Alema a scusarsi col cav. per la fischiata cercata e raccolta ieri a Sestri ponente. C’è da scommettere che gli ridevano, appena appena, le punte dei baffi! E ne ha ben donde! Difatti, in questa Italia che ha perduto anche il senso della coerenza linguistica, la parola “fischi” (ma anche “fiaschi”!!!) ha due diversi e contraddittori significati. Infatti, se si fischia Prodi, il cav esulta perché finalmente l’Italia (quella dei ragazzotti pagati, dei corporativi-che-non-mollano, di chi democratico non è mai stato, neppure quando dorme) s’è desta e giù sorrisi e slogan sulle spallate, sui furti di voti e sulle salite al Quirinale che manco Di Luca sullo Zoncolan. Addirittura predica l’occupazione sempiterna delle piazze, rubando il “mestiere” a chi, della piazza, sobriamente e democraticamente, ha fatto, in democrazia, un’agorà dove manifestare il proprio punto di vista e le proprie richieste non velleitarie e non confuse. |
Quando,
invece, succede a Sestri ponente, apriti cielo….’sti
comunisti! Tanta la voglia di conquistare la Provincia a
Genova che… |
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Ma che cosa pensava, il cav? Che cosa pensava il suo entourage sondaggista? Forse che folle oceaniche gli si sarebbero inchinate riconoscendo in lui il Mosè che li ha portati in secco dalle male acque del cominismo? Ma lo sa, il cav., cosa è stato il comunismo a livello di solidarietà, di “grinta” della classe operaia, di capacità politica, senza la quale davvero non c’è nemmeno la qualità della produzione? |
Forse
il cav. crede che varare la “Michelangelo” o la
bellissima ed offesa “Andrea Doria”
fosse come amministrar denaro fatto alla facile col
costruire quartieri attorno a Milano o con televisioni
dementi? Rispettiamola, dunque, questa classe operaia abbandonata, che cerca, con rabbia e con fatica, anche in casa propria i motivi di tale perdita di condizione. Non ha bisogno di slogans, di sorrisi, di “ricrescite” e, in quanto alle spallate, crede soltanto a quelle serie e pagate col sangue: la cacciata dei nazifascismi da Genova e la salvaguardia delle strutture produttive spesso minate o pronte per essere trasferite in Germania è cosa ben più ardua della salitella che porta al Quirinale, specie se percorsa in auto blu. D’accordo sul lancio di oggetti: questo, davvero, non si fa. Ma una sonora, spontanea, fischiata spesso è l’unico sfogo lasciato ai repressi che, altrimenti, rischiano di scoppiare. Risolviamoli davvero, seriamente e senza slogans, i gravi, tremendi problemi della metamorfosi del ponente genovese e ridiamo voce a chi ha lavorato con competenza per anni ed anni e conosce, meglio di tutti, la situazione e come prospettare i rimedi. Ridiamo un vettore politico, un partito che sia davvero il loro a queste persone e che davvero li ascolti e li tenga in considerazione. Hanno ragione da vendere! Sergio Giuliani
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