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La mia Sinistra Democratica 

di Maglio Domenico

La mia Sinistra Democratica è moderna, guarda all’Europa, e deve essere in grado di iniziare un percorso culturale, collettivo e nuovo.

La mia Sinistra Democratica non è senza aggettivi come qualcuno propone, ne ha, eccome se ne ha, e uno su tutti non è negoziabile : Socialista.

La mia Sinistra Democratica è Socialista.

E sul Socialismo, sull’appartenenza al Socialismo Europeo si è condotta una battaglia congressuale dentro il Congresso dei DS, una battaglia forte, dai contenuti alti, aspra, sentita, a difesa di quei valori che non possono dissiparsi nel panorama politico italiano.

Su questa linea, e su nessun’altra, deve essere il cammino della Sinistra Democratica, verso un socialismo unito, radicato, forte, che parli il linguaggio della gente, in grado di tornare ad esercitare la sua funzione sociale, la sua funzione storica, mettendosi in gioco con coraggio, senza guardare al passato e accettando la sfida del rinnovamento.

Ciò che sta succedendo nel centro sinistra italiano  non è da sottovalutare, ma è da guardare con grande attenzione, indipendentemente dal modo in cui si stanno sviluppando gli eventi; era ben chiaro che gli scontri in corso per leadership, segreterie, organi dirigenti avrebbero portato a tensioni notevoli nel futuro PD, l’illusione di passaggi indolore si è spenta con le luci della ribalta congressuale dei DS.

La sensazione è che si sia solo all’antipasto, il bello verrà in seguito, dato che è storicamente provato che quando ci sono delle unioni di più partiti, delle fusioni, i posti a disposizione non prolificano ma si dimezzano, diminuiscono,  lo fanno in misura maggiore nella periferia e nessuno per spirito di sopravvivenza e per mantenere lo status quo vorrà restare tagliato fuori ingrossando le liste dei Centri per l’impiego.

Detto questo, l’attenzione che bisogna porre sul percorso del PD non è portata dalla speranza che fallisca nel suo progetto, ma è dovuta alla sensazione che da questa vicenda si indebolisca l’Unione che governa il paese.

Se così avverrà qualcuno di fronte ai cittadini se ne assumerà la responsabilità e la sberla delle ultime amministrative sarà al paragone una semplice carezza.

Comunque, dal punto di vista della politica dei partiti, uno scossone come quello innescato dai DS e dalla Margherita con il “Progetto PD” ha avuto il merito di avviare anche a sinistra dei forti sentimenti unitari, quanto mai ricercati oggi e quanto mai negati fino a ieri; per la verità qualcuno afferma che sono sentimenti portati forse non proprio da una vera convinzione ideologica ma dal timore di perdere qualche rendita di posizione.    Vedremo che succederà in seguito.

Il punto da sottolineare è che proprio a sinistra pur non esistendo posizioni di inconciliabile divergenza non si intravedono, al di là delle parole di circostanza, convergenze tali che spingano a processi fortemente unitari, come per esempio quelli che potrebbero attirare SDI e PSDI, oppure PRC e PdCI o ancora UDC e UDEUR, insomma un tentativo va fatto senz’altro per unire le varie forze della sinistra italiana, ma il sentimento predominante allo stato attuale non è certo l’ottimismo, il lavoro parrebbe complicato soprattutto visti i primi segnali nati dalle incaute dichiarazioni ad escludendum di leader di livello nazionale.

La ricerca sulle possibili convergenze però è obbligata, bisognerebbe capirlo, pena la scomparsa definitiva di qualunque forza politica della sinistra in Italia, socialista, radicale, laica, liberale, alternativa o moderata che sia, non servirebbe a raggiungere nessuno scopo avere partitini del 1 o del 2% assolutamente ininfluenti nello sviluppo del paese.

Sarà quindi la legge elettorale in discussione a sciogliere il problema e dare un’accelerata a tutti i partiti, dato che probabilmente formulerà la decisione di spazzare via le ali d’alemiane e sarà una legge elettorale bipartisan, votata da entrambi gli schieramenti, perché a destra queste ali sono ininfluenti mentre a sinistra contano numericamente, e questo il Cavaliere lo sa bene per cui appoggerà il progetto spacciato come la panacea della semplificazione politica.

Alcuni azzardano l’autosufficienza del futuro PD, ma sono affermazioni ridicole, autoincoraggianti, chi lo dice sa invece bene che avrà sempre bisogno di altre forze per governare, a meno che non si guardi a destra, una grande coalizione alla tedesca e non sono ipotesi da fantapolitica.

Per contro il “grande centro” nei sogni di molti centristi storici, collocati sia a destra che a sinistra, è invece già più che una ipotesi, bisognerebbe essere ciechi per non vedere il segnale lanciato dal distacco dei suoi fautori dalla Baracca delle Libertà e il forte richiamo  lanciato all’elettorato cattolico, da sempre ago della bilancia anche dopo la scomparsa della sua più grande rappresentatività politica che è stata la DC.

Le prospettive future appaiono quindi abbastanza delineate, nonostante la confusione politica che regna in Italia oggi : il blocco centrista non sarà mai al governo con il PD casa di molti ex comunisti redenti, e non sarà il suo alleato elettorale nonostante tutti i segnali lo indichino come soggetto moderato.

Certo la chiarezza non è così diffusa viste le dichiarazioni pre e post congressuali :

“….Sarà una DC che guarda un pò a sinistra…” dice Follini salito sulla diligenza a cercare spazio, il mio amico Giovanni Lunardon al Congresso di Savona invece ci assicura che “…Sarà un partito di sinistra…” e sempre al Congresso il Senatore Ranieri ha giurato che “…se non sarà di sinistra io non ci sarò….”  Rutelli “…..il PD mai di sinistra e mai nel Socialismo…”, sempre a Savona Ghibaudo “…la socialdemocrazia ha fallito….”  Con tutto il rispetto….e meno male che insegnava, speriamo non storia. 

E si potrebbe continuare con chi diceva che “…da soli con il 17%  (DS) non ce la facciamo….” Allora viene da pensare che se invece “ce la facevamo” tutte quelle storie del superamento del Socialismo erano tutte frottole?

Forse si, perché nessuno mi toglie la convinzione che se lo SDI avesse avuto la percentuale della Margherita ora saremmo tutti insieme, nel Socialismo Europeo, con una grande organizzazione e un grande peso elettorale, tutti insieme a osannare il Socialismo che invece qualcuno dà per morto.

Comunque il partito dei se e dei ma non ha mai attirato la personale attenzione piegata all’abitudine di guardare avanti, anche se la strada che portava alla Sala della Sibilla, sul Priamar, luogo del congresso, avrebbe dovuto dire qualcosa a tutti i DS : era tutta in salita!

Ma per la sinistra è comunque necessario provare a ricostruire qualcosa, e chi scrive crede che esistano oggi le condizioni affinché ciò sia possibile, a patto di usare la testa senza gettarsi in riunioni più o meno carbonare, tra pochi intimi a vario titolo interessati, pensando di poter decidere per tutti.

E’ possibile far nascere una grande forza socialista, unita? E’ possibile far diventare grandi quelle ali che si vogliono tagliare?

Questa è la sfida, questo è l’obiettivo di chi veramente ci crede.

Per rendere concreto questo proposito non servono autorigenerazioni dell’esistente ma serve un soggetto nuovo, che guardi al di fuori dei partiti, che apra gli occhi sul mondo, che capisca finalmente che non è possibile realizzare la società perfetta senza proprietà privata, senza classi, un soggetto che sappia coniugare la forza della ragione con le esigenze della società, e che una volta per tutte la smetta di invocare superamenti irrealizzabili, che sia in grado di fondersi con le esigenze del mondo cercando di governare i mercati e fargli assumere un aspetto più sopportabile.

Un soggetto nuovo, non escludente, ma inglobante le diverse culture che si agitano nel mare della sinistra, un luogo di sintesi e di elaborazione progettuale verso una società migliore dell’esistente, perché questa è la funzione storica della sinistra che si definisce socialista, la sinistra è nata per cambiare e migliorare la società ed è ora che cominci a farlo sul serio.

Sinistra Democratica, nata dalle ceneri dei DS, potrebbe essere quello spunto che mancava, il luogo della sintesi e dell’elaborazione, una zona franca, ma non potrà essere e non sarà mai il soggetto definitivo, rappresenterà solo l’inizio di un tentativo di amalgama, uno spazio di transito per ricostruire una cultura socialista nuova, socialista e non comunista.

Il progetto è fattibile, ma l’importante è partire bene, senza fughe in avanti verso percorsi affrettati che porterebbero soltanto tensioni e distacco, disaffezione e calo di entusiasmo, equivoci e risentimento, declinando il tutto ad una sorta di resa dei conti ristretta al personalismo locale, con l’approdo a situazioni difficilmente poi recuperabili in termini di credibilità.

Nessuno può nascondere che è ancora palpabile la scioccante accelerazione verso il dissolvimento dei DS in pratica sancita dall’ultimo congresso della Sibilla, c’è uno sbandamento reale sia tra gli elettori che tra gli iscritti, indipendentemente dal fatto che questi ultimi siano rimasti nel partito per vedere che succede o ne siano usciti, è in atto una strana ma comprensibile campagna acquisti tra gli sfollati DS senza casa, chi li tira a sinistra chi al centro, chi li vorrebbe coinvolgere comunque nel Partito Democratico.

In questo caos è ovvio che coloro che ricoprono incarichi amministrativi di ogni tipo, più o meno importanti, siano dubbiosi e non vedano ancora nella nascente Sinistra Democratica un porto al quale attraccare la loro nave carica di esigenze, un luogo dove trovare appoggi, discussione, supporto morale e materiale, e il porre degli aut aut definitivi è da ritenersi un’esercizio profondamente inopportuno e da evitare.

In questa fase nessuno è in diritto di lanciare anatemi e scomuniche.

Il migliore biglietto da visita da presentare sarà proprio la strada che intraprenderà Sinistra Democratica, sarà il suo modo di intendere il socialismo, il suo modo di fare politica, anche e soprattutto localmente, la sua capacità di saper aggregare, e proprio i primi passi dovranno definire la linea sulla quale si muoverà.

Se saranno sbagliati, nulla sarà recuperabile.

Sbagliare è molto facile, e tutto l’agitarsi nel sottobosco alla ricerca di autoconservazione e di autoriproduzione può essere fonte di deleterie incomprensioni.

Sinistra Democratica è ricerca del Socialismo, e il Socialismo non è il Centralismo Democratico, Socialismo significa prima di tutto collettivismo decisionale, equa distribuzione del potere e dei poteri, rinnovamento delle classi dirigenti, suddivisione degli incarichi, vasta rappresentanza territoriale.

Chi non riconosce almeno questi fondamenti basilari probabilmente ha le idee un pò confuse o forse è alla ricerca della rigenerazione nostalgica di qualcosa non più ripetibile.

D’altronde con la decisione di costruire il PD, nei democratici di Sinistra è scattato il liberi tutti e la conseguenza è il disfacimento a cascata dei gruppi dirigenti, delle mozioni congressuali e dei loro rappresentanti, hanno cessato la loro funzione i coordinatori, non esistono sedi, niente risorse economiche, tutto si è dissolto, deve essere ricostruito ed è il cervello libero da ragnatele che deve riprendere la sua funzione.

Nessuno in queste condizioni di semi anarchia è in grado di autoproclamarsi a rappresentante di qualcosa che non c’è, ognuno rappresenta solo se stesso. L’agire diversamente sarebbe un senso di dejà vù, teso alla ricerca di nuovi spazi di visibilità venuti meno sui quali tracciare i propri confini, alzare le proprie insegne, conquistare le poltroncine di prima fila, un modo di agire francamente preventivo e piuttosto fastidioso, ma la nave è ancora in cantiere, per occupare la tolda di comando ci vorrà tempo, ponderazione e persone assolutamente nuove, perché Sinistra Democratica non sarà il futuro PD ma nemmeno il passato PCI.

Ma ciò che è più importante è la rotta da stabilire, bisogna decidere le coordinate esatte per non finire sugli scogli, e bisogna farlo insieme, tutti quanti, e non solo come “..tre amici al bar..”,  perché potrebbe andare a finire proprio come nella canzone di Gino Paoli.

Maglio Domenico