La risorsa giovani, fra la società deviata e la “politica”
                                                 di
Sergio Giuliani     versione stampabile

“Pur in presenza di una scuola pubblica, il grado di istruzione e il reddito delle famiglie di provenienza rimangono determinanti: se la qualità delle scuole è differenziata e non vi è trasparenza informativa, solo i genitori “istruiti” sapranno guidare i propri figli verso le classi e i professori migliori”
  
(dalla “Lectio magistralis” di Mario Draghi, novembre 2006) 

“Tra le ragioni del ritardo del sistema-scuola c’è il mancato sviluppo di un sistema di valutazione delle scuole che nelle esperienze degli altri paesi appare indispensabile complemento dell’autonomia scolastica.”
  
(dalle “Considerazioni” del Governatore Mario Draghi all’assemblea di Bankitalia il 31 maggio 2007)

Questo si chiama mettere il dito sulle piaghe (anche se è molto più difficile risanarle) ed invitare tutti (perché l’istruzione è davvero problema di tutti e tutti vi hanno diritto), dopo seri mea culpa, a medicarle alla svelta: ne va della permanenza ad onorevoli livelli nella compagine europea.

Colpe: indichiamone alcune:
a) Ministri della Pubblica Istruzione da sempre scelti più per profilo politico e per remunerare il loro elettorato che per coraggiose competenze;
b) sindacati geneticamente poco o per nulla adatti a capire la specificità del lavoro scolastico e che hanno, naturalmente, usato del loro peso soltanto in casi di aumenti di stipendio, quando le vacche erano grasse (Ministero Falcucci) o di immissione,tarda e penosa,di personale tenuto per decenni a segnare il passo (precariato)
c) sostanziale disinteresse all’andamento scolastico delle famiglie, sempre più impegnate a far quadrar bilanci e deluse dalla mancanza effettiva di dialogo con l’istituzione scolastica (i decreti delegati sono poco più di un relitto; sono sfioriti in appena trent’anni!).

Aggiungo anche un’ineffabile dichiarazione di Prodi che, parlando di lavori “usuranti” da premiare, ha definito l’insegnamento come esempio di attività non usurante. Di solito, una persona corretta tace su ciò che non conosce: Prodi e consorte sono docenti universitari e certo non ricordano più il loro esser stati alunni. Erano altri tempi; la scuola era una dirottatrice per meriti e le restava estraneo il fatto se tali meriti potessero essere frutto di privilegi o di soffocamenti sociali. Agiva e basta ed avviava ai diverticoli dell’apprendistato, delle scuole di Avviamento, dell’istruzione tecnica e, al vertice, di quella liceale.

Presidente Prodi; lo sa che da tempo non è più così? Il docente non insegna soltanto e chi prende prende; si impegna (mi creda, tutti o almeno moltissimi) nel lavoro di recupero, perché sa che oggi il diverticolo unico e micidiale è l’abbandono, la “strada”, i “lavoretti” neri o peggio! Il docente lavora per creare una soglia credibile di competenze a cui  tutti, secondo dettato costituzionale, possano e debbano giungere. E’ difficilissimo “avvezzare” allo studio i giovani che ne sono lontani per sottrarli alla mendace sirena dei “quattro soldi subito” senza per questo umiliare il livello delle competenze e deprimerlo troppo in basso.

Lo sa che, oggi, giustamente, l’insegnante ha in classe degli extracomunitari con inevitabili carenze linguistiche ed espressive a cui occorre rapidamente porre rimedio e dei portatori di handicap comportamentali, quando non mentali e che si cimenta per amalgamarli il più possibile alla classe creandosi le competenze necessarie, in clima, spesso, di emergenza? Non è usurante, forse, fare lezione per i migliori e accoglierli come fiori all’occhiello: è usurante, le assicuro (ho passato sessant’anni a scuola, di cui due terzi in cattedra: quindi ho esperienza per parlare, forse più dei “tecnici” che l’accompagnano) fare lezione a tutti, perché  tutti acquisiscano conoscenze e professionalità. Ha mai pensato alla mole del “lavoro a casa” che, a differenza di ogni altro lavoratore, l’insegnante deve pur svolgere? Gli è mai stato riconosciuto, nella storia della Repubblica, un contributo per l’aggiornamento che consiste non certo in “corsi” tenuti da chi ed in quali alberghi, ma in acquisto di libri, in visite a mostre d’arte etc etc. Io, tanti anni fa, pagavo, e volentieri, il biglietto del cinema per vedere i films di Antonioni, di Fellini, di Kurosawa, dei Taviani che hanno contribuito moltissimo alla mia cultura di docente: perché i parlamentari, invece, non pagano al cinema? Forse che hanno più cultura (o improntitudine!)?

Ultimi, ma più responsabili di tutti, i media. Quando decidono che faccia notizia, scoprono la droga. Dove? A scuola: scoprirla, difatti, nei luoghi deputati non fa notizia, non fa scandalo chiassoso. Ed un’ineffabile ministro di quota rosa vorrebbe mandare la forza pubblica non nei luoghi di divertimento malsano, ma…a scuola. E’ così che si conquista il plauso del benpensante miope: dàgli a ‘sti presidi, a ‘sti professori sfaticati e tolleranti, come da “video” girati di soppiatto in aula e immessi nel grande trash che è spesso internet.

Bisogna sottrarre – e questo vorrei avesse detto con più forza Draghi –la formazione dalla burocrazia che affonda il merito, dalla politica a facciata elettoralistica e dall’inerzia delle leggi per le quali non c’è assunzione a scuola per un giovane laureato e meritevole perché si deve smaltire una troppo lunga fila di precari creata ad arte da colpevoli illusionisti dalla vista corta e dalla mancanza cronica di un moderno ed efficace sistema di selezione attitudinale per individuare con sicurezza i quadri docenti.         

         Sergio Giuliani