FOGLI MOBILI

La rubrica di Gloria Bardi

SANTORO e i preti pedofili

La trasmissione di Santoro sui preti pedofili ha avuto un significato a suo modo “storico”, squarciando per la prima volta una sorta di ingiudicabilità o non pubblicabilità di quanto riguarda la Chiesa.

 Di questo si tratta e non di “attacco pretestuoso alla Chiesa”, come qualcuno si affanna a ripetere a destra e a manca, spesso per bieca piaggeria elettoralistica, senza tuttavia chiarire per via di quale privilegio la Chiesa dovrebbe essere intoccabile, intrattabile, ingiudicabile, irresponsabile ecc.

O forse qualcuno ha parlato di attacco pretestuoso alla Finanza (uso volutamente il singolare e la maiuscola) quando è scoppiato lo scandalo-Fazio?

O di attacco pretestuoso all’Industria Alimentare quando è scoppiato il caso Parmalat?  

Ma una tale franchigia costituisce la premessa pubblicamente inaccettabile dell’istruzione segreta “Crimen Sollicitationis”, emanata dal Sant’Uffizio nel 1962, nella trasmissione più volte evocata, che imponeva il silenzio su quanto riguarda gli abusi sessuali compiuti dai preti, allo scopo di tutelare la riservatezza, secondo la Chiesa, di evitare lo scandalo, secondo molti.

L’attuale papa non fu l’autore dell’istruzione Crimen sollicitationis ma, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato per 23 anni il responsabile della sua applicazione.

 L’istruzione emerse quando, nel 2001, venne menzionata nella lettera De delictis gravioribus, rivolta ai vescovi di tutta la Chiesa cattolica e agli altri ordinari e gerarchi interessati allo scopo di individuare «i delitti più gravi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti» e  firmata dall'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. Joseph Ratzinger, e dall'allora segretario della Congregazione, card. Tarcisio Bertone.  


 

Quest’ultimo dichiarò nel corso di un intervista rilasciata un mese dopo la pubblicazione della lettera, a proposito delle ammissioni di colpa raccolte dai vescovi fuori dalla confessione:

“Le Norme di cui stiamo parlando si trovano all'interno di un ordinamento giuridico proprio, che ha un'autonomia garantita, e non solo nei Paesi concordatari. Non escludo che in particolari casi ci possa essere una forma di collaborazione, qualche scambio di informazioni, tra autorità ecclesiastiche e magistratura. Ma, a mio parere, non ha fondamento la pretesa che un vescovo, ad esempio, sia obbligato a rivolgersi alla magistratura civile per denunciare il sacerdote che gli ha confidato di aver commesso il delitto di pedofilia. Naturalmente la società civile ha l'obbligo di difendere i propri cittadini. Ma deve rispettare anche il "segreto professionale" dei sacerdoti, come si rispetta il segreto professionale di ogni categoria, rispetto che non può essere ridotto al sigillo confessionale, che è inviolabile.” 

Tale ottica appare ancora pervicacemente ancorata a una visione medievale di giustizia amministrata all’interno di corporazioni, che non si ritengono “inter pares” perché “in palmo di Dio” ma “inter pares”devono essere percepite dalla società dell’uguaglianza, della laicità e della pubblica responsabilità.  

Santoro insisteva, nel corso della trasmissione, nel sottolineare il carattere “privato” e non generalizzabile degli abusi, e su questo nessuno ha a che ridire: lungi da chiunque fare stolide equazioni tra ecclesistici e pedofilia, seguendo il  pessimo esempio del vescovo Bagnasco con gli omosessuali.

Lungi da chiunque avallare, nei confronti di costui, la morale grossolana del “chi la fa l’aspetti”. Non si risponde alla disonestà morale emulandola.

Non è questo il problema.

VESCOVO FISICHELLA

La Chiesa non è chiamata in causa come “pedofila” ma come insabbiatrice, rispetto alla giustizia ordinaria, nei casi di pedofilia, essa si comporta come se l’abuso, in quanto “atto impuro”, fosse solo un peccato, mentre nel mondo civile esso è un “reato”, coprire il quale costituisce connivenza. E imporre il silenzio equivale a coprire e ostacolare la giustizia di noi mortali. 
In studio il vescovo Fisichella invocava, a giustificazione del documento, la segretezza  processuale,  riferendosi però al processo canonico, dal momento che finché vige la segretezza nessun altro procedimento può attivarsi.

Che dire poi dei preti accusati di pedofilia e  custoditi in vaticano?

Qui non si tratta di rifugiati politici da paesi dittatoriali, qui non si tratta di vittime ma di aguzzini.  

Chiediamoci: basta quindi essere preti per sottrarsi alla giustizia ordinaria?

Nel senso che un pedofilo allo stato laicale non sarebbe protetto da alcunché. Forse, per cavarsela, gli converrebbe farsi prete.

Esattamente come per disfare il matrimonio in modo rapido, efficace ed economico meglio l’annullamento e quindi meglio essere sposati in chiesa (ne ho parlato qualche truciolo fa)? 

Per via della “Crimen Sollicitationis” e di ciò che ne è conseguito, l’avvocato americano Daniel Shea citò in giudizio Ratzinger,  allora solo cardinale, per aver coperto molestie sessuali su minori ma, una volta diventato papa, i suoi avvocati sono stati molto solleciti nel chiedere al governo americano l’immunità dovuta ai capi di stato.  

Non abbiamo solo i politici che cercano nell’elezione parlamentare una via per farla franca, ma anche il papa si trova, se non altro e forse suo malgrado, non voglio fare dietrologia, nella stessa condizione. 

A questo punto un quesito fa capolino tra i miei pensieri e lo getto lì senza mediazioni argomentative:  originariamente il papa veniva scelto per acclamazione dal popolo romano, ispirato. Mi chiedo: il popolo potrebbe disacclamarlo?    

Nel settembre del 2005 Peter Keisler, vice ministro della giustizia, ha risposto al tribunale americano -accogliendo la richiesta degli avvocati ratzingeriani- che Benedetto XVI gode di immunità come Capo di Stato e che avviare il procedimento sarebbe «incompatibile con gli interessi della politica estera degli Stati Uniti».  

Mi si passi l’ironia (malgrado il clima da “Nome della rosa”): il grosso del lavoro lo ha fatto lo Spirito Santo, il resto lo hanno trattato gli avvocati.  

Il fatto è sempre il solito: il Vaticano si sente giustificato a ostacolare una giustizia “più bassa” in nome di una giustizia “più alta”, “etica” e non giuridica. Ma nessuna società civile può accettare tali giustificazioni.  

Quanto al vescovo Fisichella, cos’altro poteva fare in trasmissione se non quello che ha fatto? Arrampicarsi sugli specchi per negare una prassi innegabile, al di là della lettera o delle stesse intenzioni originarie, senza neppure trascurare l’arma di don Abbondio: il “latinorum”. O quella di azzeccagarbugli: il giuridichese.

Quanto al latino, è stato esilarante il duetto su chi  lo sa e chi no, con il matematico Odifreddi. 

Ma quanto alla pedofilia, se è vero che non si possono fare assurde equazioni, va tuttavia rilevata la grande incidenza di questo reato tra gli ecclesiastici. Senza andar tanto lontano, molte persone che hanno avuto a che fare durante l’infanzia con preti o monaci, riportano esperienze di avances, per lo più e per fortuna finite in fuga, ma comunque avvenute e mai denunciate, anzi spesso date per scontate: “fai ciò che dico non fare ciò che faccio”. E non si tratta delle uniche incoerenze sessuali degli ecclesiastici.  

Questo dovrebbe portare a riflettere sul celibato dei preti, che la chiesa non ha mai voluto riconsiderare, arrogandosi però, e qui sta il bello, il diritto di giudicare come “contronatura” e peccatore chiunque non scelga di formare una famiglia in funzione procreativa. Loro che non l’hanno fatto.

Non tollerano giudizi né discorsi sulla gestione della loro sessualità, che i fatti rivelano confusa, ma sono perennemente concentrati sulla gestione della sessualità altrui.       

La Chiesa rifiuta in ogni passaggio il principio fondamentale della reciprocità, istitutivo delle società civili, e così facendo si comporta in maniera sovversiva, nel senso più proprio del termine: tale cioè da “sovvertire” le regole sociali stabilite e  lo stesso patto di convivenza civile.

GLORIA BARDI

E' USCITO IL  MIO NUOVO LIBRO :

...L' ESORDIENTE IL PROF E L' EDITORE MANNARO

IL 6 GIUGNO A SAVONA IN SALA ROSSA

www.gloriabardi.blogspot.com