Un progetto contro la Città, prodromo della politica odierna

Quando un sindaco disse no a Ruggeri

Come nacquero i box sotterranei di Villapiana

Tanto tempo fa, parliamo della fine degli anni ’80, venne presentato nell’ufficio del sindaco di Savona, Marengo, un progetto che prendeva spunto dalla legge 122 del 24/3/89.

Era un signor progetto, perché non solo era sponsorizzato dalla Lega delle Cooperative, nella persona fisica di Silvano Parodi, ma pure dal capogruppo del PCI in consiglio comunale. Quel capogruppo era pure segretario del Partito, e si chiamava Carlo Ruggeri.

Era un progetto grandioso quello che la cordata presentava: si trattava di costruire box sotterranei sotto molte piazze cittadine, piazza Diaz, piazza Saffi, piazza Sisto IV, piazza Bologna. Una vera e propria rivoluzione del parcheggio residenziale ed un affare niente male.

Il sindaco valutò la follia di quel progetto così pesantemente sponsorizzato e mandò l’allora capogruppo Ruggeri e tutta la compagnia a spigolare. Naturalmente le reazioni furono furibonde.

Non era ammissibile che il “compagno Marengo” si opponesse con tanta sfrontatezza al segretario della federazione del suo stesso partito: forse i socialisti sarebbero stati disponibili? Chissà!

Sta di fatto che nella legislatura successiva (Magliotto Sindaco. Tortarolo assessore all'Urbanistica, Ruggeri presidente Lega Coop) furono varati quei vari progetti, che poi mano a mano sfilarono come perle da una collana mal fatta. L’ultimo progetto preliminare ad essere approvato in Consiglio fu quello di piazza Sisto IV, ai tempi di Gervasio che vide il gruppo d’opposizione PDS-progressisti accodati nell’approvazione.

Tortarolo, divenuto infatti capogruppo, si ritenne il “papà” di quel progetto e quindi invitò il suo gruppo a votare a favore (valore un miliardo e mezzo).

Ma anche quello –nonostante una volontà bipartizan- sfilò miseramente e l’unico che rimase fu quello di Piazza Bologna.

Che come tutti i sopravvissuti sviluppò la sindrome della compensazione. Un progetto faraonico che insidiava le fondamenta delle case di piazza Bologna, e che avrebbe creato un elemento di disturbo non indifferente al corso sotterraneo del Letimbro.

Perché, anche se non si vede, sotto la gran parte di Villapiana scorre l’acqua sotterranea del Letimbro. L’effetto? Come mettere uno scatolone di cemento di traverso dentro ad una condotta d’acqua corrente. Uguale!

Agli abitanti delle zone circostanti cominciarono a venire i capelli dritti: il rischio era che le loro case potessero subire dei cedimenti, sia per effetto dello scavo sia per effetto della variazione del corso dell’acqua. E cominciò una prova di democrazia/forza con l’amministrazione comunale.

All’inizio persino la Chiesa appoggiò la protesta. Che però scemò piano piano, forse quando fu più chiara la sistemazione della piazza in superficie e quindi del sagrato.

I cittadini non hanno mai smesso di lottare e non si sono mai dati per vinti.

Sono sempre stati compatti, determinati, certi che la loro ferma contrarietà avrebbe vinto.

Forse non saremo mai certi della svolta positiva che oggi ha questa vicenda, perché domani come un incubo potrebbe ribussare alla porta. Ma c’è comunque qualcosa di positivo: a volte di fronte all’arroganza di una Amministrazione “sorda” (o magari semplicemente impegolata, visti gli antefatti succulenti) il vecchio sistema della sana protesta e della ribellione funziona.

Ghino di Punta