LETTERE  ALLA  REDAZIONE
                                    

 

 

                  

cortese Redazione,

invio alla vostra attenzione la mia replica all'intervista del segretario provinciale della Margherita Boffa,pubblicata dal secolo xix il 17/05 a firma Granero. Tale replica, finalizzata a chiarire nella forma e nella sostanza le inesattezze di Boffa,non è stata pubblicata dal secolo xix stesso, come penso avrebbe dovuto.

Ringrazio e porgo cordiali saluti.

Nicola Vacca

Alla c.a. della Redazione savonese de Il Secolo XIX. 

L’intervista del  prof. Boffa pubblicata in data odierna, con particolare riferimento a:

“ possiamo, promuovendo un altro consigliere, far entrare in consiglio uno che magari non è neppure della Margherita?” necessita di alcune precisazioni, utili soprattutto all’intervistato.

-          Io non sono “ uno che magari non è neppure della Margherita” capitato lì per caso.

-          Sono il rappresentante del Movimento Repubblicani Europei  che fa parte dell’Ulivo.

-          La richiesta di partecipare con liste congiunte negli spazi della Margherita, a voler anticipare il costituendo Partito Democratico, fu un’idea di Alfio Minetti, allora segretario provinciale della Margherita, che venne discussa ed approvata nelle rispettive segreterie nazionali, regionali e provinciali. Così due rappresentanti MRE, connotati col simbolo, vennero inseriti negli elenchi elettorali ufficiali. Cioè si trattò di una lista congiunta, ove per motivi organizzativi la gestione della campagna elettorale fu tenuta dalla Margherita. Negli incontri di lista non vi fu nessuna obiezione, anzi. E la cosa fu gestita con molta signorilità dall’amico Alfio Minetti.

-          Sia nei tabelloni elettorali ufficiali sia nei  miei volantini elettorali compariva il logo MRE. 

Ancora, è molto sgradevole sentirsi definire “ uno “( non che io sia due).

Volendo si può fare di meglio.

Questa vuole essere solo una memoria storica corretta e agli atti.

Nello specifico dell’attuale situazione, che evidentemente conosco solo dai giornali, sono umanamente vicino a Tuvè e penso che si debba dare un senso compiuto ai voti che ha ricevuto, trovando una soluzione dignitosa per gli amministratori e utile alla città, che non escluda l’eletto.    

                                                                                                       Nicola Vacca

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SAVONA - Una vicenda complessa

Gent. Redazione di Trucioli Savonesi

Vorremmo approfittare di qualche minuto del vostro tempo per farvi conoscere una storia, la nostra storia.

Siamo dieci ex-soci della Cooperativa di produzione e lavoro Nuova Ferrero, attiva nel Savonese fino ad inizio 2004, quello che per noi e' diventato il maledetto 2004.

La nostra Cooperativa, che tuttora riteniamo nostra, fu da noi costituita nel 1993 a seguito del fallimento della Ferrero Impianti e Macchine, azienda con un storia lunghissima nel campo della produzione di macchinari ed impianti per cave, azienda nella quale tutti noi eravamo impiegati e che non potevamo lasciar morire, portandosi dietro il nostro lavoro, le nostre vite, la nostra unica possibilita' occupazionale in una zona, agli inizi degli anni novanta, praticamente disastrata a livello produttivo.

Iniziare questa avventura fu faticoso, ma immensamente gratificante, negli anni crescemmo fino ad eguagliare, all'inizio del 2000, la produzione dell'azienda precedente.

Tutto funziono' bene, pur con tutte le difficolta' che un'azienda come la nostra incontrava in un mercato sempre piu' privo di regole.

Tutto fino alla fine del 2003, poco prima del maledetto 2004, quando l'allora presidente, unico amministratore, ci mise in allarme per quello che defini' un problema finanziario, "Non c'erano problemi economici, solo problemi finanziari", ripeteva.

Ci propose una "operazione finanziaria" con la principale banca locale, banca che da anni gestiva le nostre risorse economiche, ovvero un mutuo da 1.600.000 euro, con ipoteca sui nostri capannoni, per coprire un ipotetico "buco" di circa 300.000 euro, per rilevare i cappannoni ancora sotto contratto leasing, e per garantire una copertura sicura per le attivita' future, la nostra riluttanza venne in fretta sopita dalle seguenti parole "E' l'unico modo per salvare la Cooperativa", era il novembre del 2003, sempre piu' vicini al maledetto 2004.

Stupidamente ed ingenuamente, ma disperatamente, accettammo, e, nel giro di poche ore, un sorridente ed accomodante funzionario della banca si presento' presso la nostra sede con una decina di fogli per raccogliere le nostre firme. Il tutto senza alcun rispetto delle principali norme di trasparenza bancaria, tanto spudoratamente ed indegnamente pubblicizzate, ma era "l'unico modo per salvare la Cooperativa", quelle firme erano le nostre fideiussioni personali.

Ovviamente dopo le firme ci muovemmo per reperire la documentazione completa dell'operazione, ed altrettanto ovviamente non riuscimmo nell'intento.

E nel frattempo arrivo' il 2004, non ancora maledetto, la situazione precipito' rapidamente, ben presto ci accorgemmo che 1.600.000 euro non coprivano un bel niente, facemmo verificare la prima bozza di bilancio del 2003, quella dell'ipotetico "buco" di circa 300.000 euro, da professionisti esterni, il risultato fu agghiacciante, la liquidazione coatta amministrativa inevitabile, e l'aggettivo "maledetto" si ritrovo'

saldamente ancorato all'anno 2004.

Forse vi starete chiedendo perche' raccontiamo a voi la nostra storia, ma aspettate ancora qualche minuto a porvi la domanda, perche' la nostra storia inizia ora.

Quando ci trovammo in quella situazione fu tutto molto piu' chiaro, scoprimmo bilanci e fatture "taroccati", al fine di mascherare la reale situazione, capimmo che la banca propose, o forse impose, l'operazione per tentare di recuperare la propria esposizione, ma certa del fatto che l'imminente liquidazione avrebbe invalidato l'ipoteca sui beni aziendali, volle garantirsi ulteriormente ed irrevocabilmente su di noi.

Oggi, nel 2007, la nostra e' la storia di dieci famiglie messe all'angolo dall'arroganza del sistema bancario, dalla lentezza del tribunale di Savona e dall'indifferenza dei vertici del sistema Cooperativistico, lo stesso sistema che negli anni passati si pavoneggiava di come una Cooperativa di ex-dipendenti fosse riuscita a rilevare ed a riportare in vita una realta'

industriale (ci consideravano il "fiore all'occhiello" delle Cooperative Savonesi), ma oggi dieci famiglie, ovvero dieci voti, non servono a nessuno.

Perche' vi raccontiamo tutto questo? Perche' oggi ci ritroviamo attaccati dalla banca ed abbandonati da tutti, a qualcuno e' stata pignorata la casa, ad altri il quinto dello stipendio, ed il tutto a seguito di provvisorie esecuzioni, concesse a raffica dal tribunale (noi abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia, ma come possiamo sentirci quando, entrando nel palazzo di giustizia di Savona, lo troviamo tappezzato di sponsorizzazioni della banca che ci sta vessando ?), nel 2004 presentammo un esposto alla procura, corredato di documenti inoppugnabili, bilanci e fatture falsi, a distanza tre anni non abbiamo ancora ricevuto la comunicazione di chiusura delle indagini, mentre il tribunale civile marcia spedito nel respingere qualunque opposizione ai pignoramenti.

Vi raccontiamo tutto questo perche' vorremmo dare piu' eco possibile alla nostra situazione, recentemente la nostra città è balzata alle cronache a causa del futuro scempio ambientale (Margonara, torre Fuksas e centrale Tirreno Power), ma la nostra citta' ha anche il problema di questi intrecci tra poteri economici e politici.

Ci servirebbe un po' di attenzione mediatica, la nostra storia non puo' rimanere nascosta, nessun altro deve piu' essere vittima di truffe come questa.

Vorremmo magari anche un po' di giustizia, che l'irregolarità' dell'operazione

bancaria della quale siamo vittime venisse accertata e punita, rivorremmo le nostre case, i nostri stipendi e le nostre vite, vorremmo ancora credere di vivere in un paese civile.

Per motivi di brevita' abbiamo omesso parecchi dettagli, molti dei quali importanti, e per motivi di cautela abbiamo omesso nomi, cognomi e ragioni sociali, ma siamo disponibili a qualunque approfondimento.Da qualche tempo abbiamo aperto un Blog:

http://ordinariaingiustizia.splinder.com/

dove stiamo, con aggiornamenti quotidiani, raccogliendo informazioni e contatti, e dove stiamo raccontando chi siamo e cosa ci sta succedendo.

Grazie dell'attenzione.

Giuseppe Grosso, Giampaolo Molinari, Gianna Belforti, Antonio Cremonini, Luigi Giusto, Giovanni Giusto, Antonio Sulanas, Gabriele Giusto, Roberto Costa, Claudio De Lorenzi, e relative famiglie.

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CI HA SCRITTO ANGELO LESSI

Leggo dei disordini post elettorali in Francia, e mi rallegro ancor più delal vittoria della coalizione che ha appunto vinto.

Figurarsi che sarebbe accaduto se a vincere fossero stati gli altri! Chi non accetta la sconfitta (elettorale e democratica) non già come rimostranza e delusione ma con atti incivili ed aggressivi di piazza probabilmente ha idee dittatoriali ed estremiste.
Voler vincere ad ogni costo, voler competere senza mettere in conto una sconfitta elettorale significa non essere democratici, anche se a parole è facile dirlo.
Si può esternare delusione, si può gridare al broglio (da Berlusconi ad Orlando, e mi si scusi l'accostamento), fa parte del gioco populistico.
Passare a vie di fatto, al tentativo fondamentalista di forzare le situazioni, ribellarsi al risultato del suffragio in cotal guisa è inammisibile!
Un po' come fanno certe frangie estremiste italiane, fortunatamente in numero molto minore anche se, ahimè, dai risultati ben più forti - mi riferisco alle nuove brigate rosse, che pare siano ben infiltrate in Istituzioni come il sindacato.
 
Che si smetta, da una parte e dall'altra, di fomentare animi "sensibili" e si lavori, invece, per una diluizione graduale della forte ideologia del passato verso una migliore accettazione delle nuove realtà contemporanee.
 
Insomma, meglio il PD anzichè il Correntone, che desidera percorrere una "strada chiusa" dalla storia. Dialogo e moderazione contro fondamentalismo bolscevico: la scelta ragionevole e logica, per chi comunque pensa "a sinistra" non può che essere una!
Ovvero:dovrebbe essere una, a patto che si abbraccino le idee democratiche tanto decantate e non si usino soltanto come propaganda (il Potere del Popolo - ma il Popolo non sono solo gli operai, ci si ricordi) per poi forzare verso una "dittatura di Partito" infiammando animi poi disposti a tutto pur di "vincere". Di quelli direi che ne abbiamo abbastanza tutti, anche i francesi.
 
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Leggo e sento dell'increscioso incidente occorso all'idroscalo di Milano, dove han perso la vita 2 bimbi di 6 e 7 anni.
Leggo altresì di polemiche legate alla "sorveglianza della zona" del tragico accadimento, ovvero della sua presunta mancanza.
Non leggo, però, di alcuna considerazione che preveda come "causa" (e non dico volutamente colpa) anche l'incuria dei genitori dei bimbi.
Non mi pare ci sia alcuna incriminazione per abbandono o mancata custodia di minori.
I responsabili dei bimbi sono sempre, in primis, i genitori, che dovrebbero sempre vegliare sulla loro condizione.
Lasciarli andare dove vogliono, a far ciò che vogliono, senza supervisione può e dovrebbe essere una "causa", se non la principale, di qualsiasi fatto li riguardi poi.
Se sono con mio figlio piccolo sul marciapiede, mi fermo a parlare con un conoscente e perdo di vista (e di attenzione) il piccolo, che poi magari si dirige verso il centro della strada.. è colpa dell'automobilista che stava passando di lì, magari non esattamente a passo d'uomo, se un bambino correndo gli si para d'improvviso davanti? Molti genitori si sentono autorizzati a pensarla così.
Occorre dare la "colpa" a fattori esterni per ciò che accade, ancor più se accade qualcosa di ferale (penso al bimbo morto in autostrada vicino a Savona nei giorni scorsi - era "legato regolarmente?), perchè l'alternativa sarebbe ammettere d'esser stati inadeguati, essere causa dei propri mali, e questo non piace a nessuno, benchè spesso sia proprio così (di solito, inn generale e non in modo assoluto, comunque, la maggior parte delle cose che ci capitano sono riconducibili a nostra causa).
Tornando a MIlano, troverei giusto che un giudice incriminasse i genitori per la loro mancanza d'attenzione verso i propri figli tanto da "causarne" la morte, per poi sospendere qualsiasi condanna e lasciarli andare. Comunque sia, direi che sono già stati puniti più che abbastanza.
 
Angelo Lessi