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Antonella Granero
IL PRESIDENTE Claudio Burlando, per parlare di Savona e di
un nuovo modello di sviluppo per la città, cita il più
grande storico del Mediterraneo - «tutti i nostri dibattiti
partono da una costrizione: come diceva Fernand Braudel, "la
Liguria è una regione senza territorio"» - e, dal suo studio
nel palazzo della Regione in piazza De Ferrari, indica il
torracchione del Carlo Felice: «Genova ha vissuto la fase
che oggi attraversa Savona 15-20 anni fa, e anche a Genova
il dibattito fu violento, Zevi e Portoghesi si scagliarono
l'uno contro l'altro come oggi può accadere con Sgarbi e
Fuksas. Ma il punto è chiaro: per rifare il Carlo Felice
bombardato e dotarlo delle nuove tecnologie come era
necessario, il torracchione fu una scelta obbligata anche se
molto discussa: serve per il cambio delle scene. Non c'era
spazio e non c'era un altra modalità di intervento. La
Liguria è questo».
In fondo Savona è una città di torri sin dal Medioevo.
«In tutta la Liguria è così: per motivi difensivi, ma anche
per mancanza di spazi. Ogni tanto si aggiungeva un
piano...».
Savona affronta solo oggi, compiutamente, le conseguenze
della fine dell'età industriale.
«A parte Imperia che fa economicamente storia a sè, Genova,
La Spezia e Savona hanno una storia simile, legata
all'industria. Genova ha superato la crisi molto bene anche
grazie ad enormi quantità di denaro pubblico, per le
Colombiane, per il G8 voluto a Genova da D'Alema, per la
capitale della cultura voluta dal primo Prodi. Le altre,
come Savona, devono fare la stessa operazione senza questa
leva, ma cercando di capire e di intercettare i flussi».
Savona è all'altezza?
«La Liguria ha visto aumentare i posti di lavoro di 30 mila
unità in due anni, l'indice di occupazione è passato dal 52%
al 62% in dieci anni. Savona non fa eccezione».
Quale la nuova identità socio-economica della città e
della sua area? Quale il modello di sviluppo?
«Il modello ormai è chiaro. Se è andata perduta buona parte
della manifattura, si sta sviluppando l'industria ad alta
tecnologia, basata su centri di assoluta eccellenza. In
questo contesto, l'alleanza Erzelli-Legino rappresenta un
asse forte».
Il presidente di Spes Alessandro Schiesaro ha descritto
Ingegneria come una nuova facoltà bi-sede.
«Ad aprile abbiamo firmato un accordo che porterà in dote
140 milioni. Ora tocca a loro. Credo che in 3-4 anni potremo
disporre di una chance di formazione scientifica di
altissimo livello, integrata e complementare tra i due siti,
dove la scelta tra l'uno e l'altro, da parte degli studenti,
non avverrà su base territoriale, ma per competenze. Tra
l'altro, Erzelli e Legino sono anche molto vicine
geograficamente».
Torniamo al nuovo modello socio-economico.
«Detto del primo asset, formato dall'industria hi tech con
l'università, il secondo asset è il porto. Quello di Savona
è stato bravissimo, pensiamo solo alla strepitosa operazione
Costa. Savona ha saputo capire e intercettare la strategia
del colosso, che voleva terminal dedicati».
Tanti crocieristi in città, ma ancora non basta.
«Intanto registriamo un transito di 800 mila persone
all'anno da Savona. Poi si tratterà di organizzare meglio la
ricaduta in città. Ma intanto, danno lavoro in porto,
eccome».
Restando al porto di Savona-Vado: è entrato nella fase
cruciale l'iter per la piattaforma.
«Se con Maersk va come spero, con questa operazione il porto
di Savona-Vado diventa un punto di eccellenza della
portualità mondiale».
Cosa ancora per completare questo modello?
«Un terzo ed ultimo asset è la terziarizzazione della città:
il turismo, il commercio e la ricettività. Non possiamo
basarci solo sul turismo balneare, ma anche su quello
enogastronomico e, soprattutto, culturale: il recupero di
via Pia sta dentro questo quadro. In definitiva: la nuova
identità della Liguria e di Savona può uscire solo da un mix
di funzioni».
Una Savona come quella che lei immagina non può non
affrontare il tema delle infrastrutture.
«Infatti. Le ferrovie sono un impegno prioritario, un
interesse nazionale: non è pensabile guardare alla Francia,
all'Europa, con il binario unico. Nei primi mesi del
prossimo anno contiamo di avere il progetto per il raddoppio
nel tratto savonese».
E le strade?
«Posso ribadire che siamo impegnati con Anas per ottenere il
finanziamento del tratto relativo al levante savonese che è
stato richiesto dal Comune di Savona, in accordo con la
Provincia. Confermo che contiamo di firmare entro maggio».
L'Aurelia bis?
«Il finanziamento da parte di Anas dell'intervento sul
levante savonese non è alternativo all'Aurelia bis. Anzi, mi
sento di dire con grande forza, da presidente di tutta la
Liguria, che l'Aurelia bis savonese è nella nostra regione
l'intervento più pronto da fare, quello più avanti. Lo
considero in pole position per i fondi della Legge obiettivo
tra tutti gli interventi di interesse regionale: oggi il
famoso "tesoretto"è come la bella di Torriglia, tutti lo
vogliono, nessuno lo piglia. Ma se ripartono gli
investimenti pubblici, e prima o poi ripartono, l'Aurelia
bis savonese è in cima alla lista».
Si è detto: l'urbanistica è figlia di un progetto di
città.
«Le "forme" della nuova identità non possono essere dettate
dalla politica. Prendiamo la Margonara di cui tanto si
discute, ma non solo. Io mi aspetto delle risposte dalla
comunità locale. Solo dopo toccherà a noi».
Quali risposte?
«Primo: c'è un Piano regolatore portuale e un Piano della
costa che prevede un insediamento di quel genere. Si mettono
in discussione oppure no le previsioni di questi due
strumenti? Al momento non mi pare, l'approvazione di questi
strumenti è stata largamente condivisa. La seconda risposta:
l'uso degli spazi a terra. Su questo ci possono essere
posizioni diverse. Se da un lato le opere a terra servono
per l'equilibrio complessivo dell'operazione, non è
culturalmente accettabile dire che i volumi si fanno
altrimenti il porto, da solo, non si paga. Questo
ragionamento è legittimo da parte dell'imprenditore, ma il
pubblico, invece, deve dire se considera utili oppure no
quelle opere a terra. Queste risposte devono arrivare dalla
comunità locale: la scelta spetta al territorio, non è una
scelta strategica di valenza internazionale, come la
ferrovia, sulla quale la Regione può imporsi. Se la vogliono
o no, nulla quaestio».
Quale la valutazione che spetta alla Regione, in
definitiva?
«Riassumendo: se le comunità locali, Savona e Albissola,
confermano la validità del Prg portuale e del Piano della
costa, confermano anche la decisione di inserire alla
Margonara un porto turistico, confermano infine la decisione
di prevedere dei volumi a terra - non perchè altrimenti
l'operazione non si paga, ma perchéè giusto per il
territorio, non un peso indesiderato e indesiderabile - solo
a quel punto, progetto alla mano, entra in gioco la Regione
con tutte le valutazioni tecniche del caso, a partire dalla
valutazione di Via. E non è vero che non siamo attenti alle
questioni ambientali: la valutazione di Via per il progetto
di Spotorno-Noli fu negativa per salvaguardare la posidonia».
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