LIGURIA ANTICA 2
Se, come ho scritto in precedenza, nella ricerca di nuove terre i Celti erano entrati in contatto con gli antichi Liguri, sospingendoli poco alla volta verso la costa, con loro una forma di convivenza era comunque stata possibile. Pur vedendosi ridotto l’areale i combattivi Liguri non avevano avuto problemi a mantenere la propria indipendenza e la propria identità culturale, anche se con il passare del tempo in alcune regioni dell’entroterra le due popolazioni si dovevano essersi in parte fuse, considerato che parte delle fonti storiche definirono alcuni popoli del Piemonte occidentale come “semigalli”.
Lasciando però trascorrere qualche altro secolo per i popoli liguri si prospetterà un nuovo avversario ben più esiziale: i Romani. Intorno alla metà del terzo secolo avanti Cristo i romani avevano ormai assoggettato tutte le razze e le popolazioni italiche, compresi gli Etruschi e le città stato della Magna Grecia peninsulare. Erano inoltre entrati in contrasto con i Cartaginesi per il controllo del bacino del mediterraneo e stavano strappando a costoro le strategiche isole di Sicilia, Sardegna e Corsica, mentre perfino i lontani Veneti preferivano legarsi a Roma pur mantenendo una formale autonomia. Quando, allo scoppio della seconda guerra punica, i contatti con i Liguri si fecero più intensi, nello stivale restavano davvero indipendenti solo la potente città stato di Siracusa nella Sicilia orientale, appunto le tribù liguri di Liguria, basso Piemonte e alta Toscana e infine le tribù galliche del medio e alto Piemonte e, almeno inizialmente, della Lombardia. Lì doveva inevitabilmente rivolgersi l’attenzione romana e i primi a cadere sarebbero stati i lombardi Galli Insubri.
La Liguria entra a pieno titolo nella storia a partire proprio dalle guerre puniche, durante le quali le varie tribù prenderanno posizione ora a favore dei Cartaginesi, come fecero i Sabazi e in parte i forti Ingauni a lungo corteggiati dallo stato nordafricano, ora a favore dei Romani, come si verificò con i genovesi. Oltre a fornire appoggio logistico, i bellicosi Liguri combatterono sovente come mercenari, nei primi tempi al soldo soprattutto dei Punici. Le fonti storiche attribuiscono al console T. Sempronio Gracco la prima spedizione vittoriosa contro popolazioni liguri nel 238 a.C. L’operazione militare aveva ufficialmente scopi difensivi e ciò in parte sarà senz’altro stato vero ma, si sa, Roma e dopo di lei più o meno tutti gli stati imperialisti della storia hanno sempre giustificato le proprie mire espansionistiche con nobili motivazioni difensive. In proposito vi ricorderete di certo la clamorosa balla sparata (alla lettera) da George W. Bush sulle armi di distruzione di massa per giustificare davanti all’opinione pubblica l’altrimenti ingiustificata seconda guerra in Irak.
Tra parentesi la prima apparizione di Savona, la ligure Savo (Oppidum Alpinum), in documenti storici la dobbiamo allo storico romano Tito Livio, che ricorda come il generale cartaginese Magone, fratello minore di Annibale, avesse fatto base con la sua flotta nel porto savonese durante le fasi finali della II guerra punica nel 205 a.C.
Naturalmente i primi a doversela vedere con i Romani, appunto a partire dal 238, furono i Liguri orientali tosco-emiliani e dunque i Friniati e gli Apuani, che d’altronde erano soliti compiere scorrerie nella Toscana etrusca prima e romana poi, tra cui una, assimilabile forse a una vera e propria azione militare, rivolta contro la vicina Pisa, neo colonia romana, che scatenò la prima dura reazione diretta. Successivamente il futuro grande impero mediterraneo, allora impegnato anche contro i Galli, rivolse la sua attenzione a varie tribù dell’attuale provincia di Genova e dell’entroterra e quindi del Piemonte. Quest’epoca si caratterizzò tra l’altro anche per la deportazione di parte di tali popolazioni in regioni lontane. In particolare ben quarantamila uomini furono deportati in blocco nel Sannio.
Quanto agli Ingauni del ponente savonese costoro, dopo gli ammiccamenti con Cartagine, secondo Tito Livio finirono per stipulare un trattato di amicizia con Roma nel 201 a.C. La pace con gli evoluti Ingauni durò ventisei anni, fino al 185, quando le operazioni militari romane sul loro territorio ricominciarono, forse perché i rivieraschi rendevano insicure le rotte commerciali marittime. Lo scontro portò a una coalizione tra Ingauni, Sabazi e Intemeli. Fu Lucio Emilio Paolo a poter celebrare su di loro nel 181 il trionfo dopo un’impegnativa campagna militare.
I coraggiosi Liguri, pur non avendo di certo rappresentato in assoluto uno dei principali ostacoli all’espansione romana, opposero tuttavia dovunque una strenua resistenza e i Romani, impegnati anche su altri fronti, soprattutto nei luoghi montuosi impiegarono ancora oltre un secolo prima di venire del tutto a capo della loro ostilità. Per la definitiva conclusione delle rivolte liguri si dovrà dunque attendere addirittura fino al 14 a.C., durante l’impero di quell’Augusto che celebrerà la vittoria con un arco innalzato ad Aosta, dopodiché i Liguri verranno poco per volta totalmente assimilati ai Romani…
…Ok, ok. Magari qualche lettore lo aveva già subodorato. Ebbene sì, c’è l’inghippo. Tutta questa tiritera prepara il terreno a uno sviluppo narrativo. Come era già in precedenza accaduto con il periodo preromano, pure stavolta non ho resistito alla tentazione di scrivere un racconto sugli argomenti qui presentati, che mi affascinano, sperando di trovare almeno un paio di lettori (o venticinque?) non troppo annoiati. Mi sono anche in questo caso documentato e potrete dunque vedere ricostruite, ad esempio, le tecniche di combattimento romane, tuttavia ho lasciato ampio spazio alla mia fantasia. Alla prossima settimana, dunque, con un racconto ambientato all’epoca della coalizione succitata e in cui protagonisti saranno i Liguri, ovviamente, con attori peraltro da me inventati, e poi il console romano Lucio Emilio Paolo, personaggio storico destinato dopo questa guerra a un ancor più luminoso futuro in quel di Macedonia.
Massimo Bianco