TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni

SU DATI, PROGETTI E COMPETENZA

L’”Espresso” titolava: “Il pianeta è in pericolo. Non c’è più tempo da perdere.” Noi aggiungiamo che se ne è già perso troppo, di tempo.

Già nei primi anni ‘70 il Club di Roma (ricordo tre titoli su tutti: “i limiti dello sviluppo”, “la qualità umana” e “quale futuro?”) aveva messo in guardia contro l’utilizzo indiscriminato delle risorse ambientali. Inutilmente. E da allora gli allarmi degli scienziati si sono susseguiti; sempre più forti, sempre più documentati, sempre più pressanti. Ma, si sa, il tempo necessario a far capire l’essenza di un problema quando le soluzioni attuabili confliggono con fortissimi interessi costituiti, è veramente mooolto lungo (vedi quale sforzo per fare accettare gli striminziti impegni di Kyoto!).

Oggi il pericolo incombente sull’umanità è senz’altro l’alterazione del clima. E non c’è alcun dubbio di carattere scientifico che la massima responsabilità della situazione sia da attribuirsi a quella dissennata attività che sta distruggendo l’immenso patrimonio che l’ambiente aveva offerto all’uomo con la sola, ma ineludibile, richiesta di condividerlo con intelligenza solidale.

Il 31 ottobre 2006 è stato presentato il rapporto Stern sugli effetti economici del cambiamento climatico in corso.

Lo studio conclude la sua documentatissima relazione con un’affermazione assai allarmante che nemmeno lo stile “esageratamente sobrio” di tipico stampo anglosassone riesce a mitigare: ”l’evidenza scientifica adesso è schiacciante: il cambiamento climatico è una minaccia seria e globale, e richiede una risposta urgente e altrettanto globale….”

Riporto qui brevemente un paio di spunti interessanti delle conclusioni del rapporto (la traduzione è mia e quindi sarà facile trovarci errori ma l’originale è disponibile facilmente via internet):

“Il cambiamento climatico in corso intacca gli elementi fondamentali di vita di tutte le popolazioni..”!  “  se non si interviene i costi e i rischi complessivi equivarranno a perdere fra il 5 e il 20% del PIL mondiale ogni anno.”! . “Al contrario, il costo dell’intervento... è circa il 1% del PIL mondiale…l’investimento deve essere fatto necessariamente nei prossimi 10-20 anni..”!

E ancora: “Le nostre azioni dei prossimi anni rischiano di provocare distruzioni economiche e sociali paragonabili a quelli delle grandi guerre e della grande depressione del XX secolo..!”

Secondo il rapporto, questi giganteschi rischi possono essere ridotti stabilizzando il livello di gas-serra nell’atmosfera fra 450 e 550 ppm di CO2eq. Ricordando che il livello attuale è a 430 con tendenza a crescere di circa 2 ppm all’anno e che occorrono diverse decine d’anni per “smaltire” la CO2 che si forma, per stabilizzarsi in quel range di concentrazioni bisogna che le emissioni si riducano rapidamente almeno del 25% rispetto agli attuali livelli. Il rapporto raccomanda:

1) l’uso di strumenti di mercato per internalizzare e definire costo/prezzo dei gas serra;

2) cooperazione tecnologica internazionale per sviluppo/diffusione tecnologie energetiche a basso contenuto di carbonio;

3) azione per la riduzione delle de-forestazioni;

4) strategie d’adattamento/collaborazione per coordinare un’efficace strategia di sviluppo.

 

Il 2 febbraio 2007 viene pubblicata la relazione/valutazione (assessment) Climate Change 2007 del IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) su cambiamento e previsioni climatici.

I cambiamenti delle concentrazioni di gas-serra nell’atmosfera alterano sensibilmente il bilancio energetico (“energia radiante” espressa in W/mq ) del sistema climatico. Si nota che l’aumento di CO2 nell’atmosfera, la cui concentrazione è passata dalle 280 ppm degli inizi della rivoluzione industriale alle 379 (!) ppm del 2005, è dovuto principalmente all’uso di combustibili fossili e al cambiamento d’uso del territorio.

Il tasso annuale d’aumento nel periodo 1960-2005 era stato di 1,4 ppm. Negli anni 1995-2005 è stato di 1,9 ppm medi. Dunque, stiamo irresponsabilmente accelerando la corsa verso il disastro.

In termini quantitativi la CO2 emessa dalla combustione di fossili negli ultimi anni del secolo scorso è stata mediamente di circa 23,5 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Negli anni 2000-2005 il valori è già diventato 26,4 miliardi di tonnellate.

Anche secondo IPCC la causa principale del cambiamento climatico analizzato è rappresentata dalle emissioni gassose provocate dall’uso indiscriminato di combustibili fossili. Gli effetti di questo impatto potranno durare mille anni. Tra questi:

Aumento delle temperature. Entro la fine del secolo la temperatura della superficie terrestre crescerà presumibilmente da 1,8 a 4 gradi centigradi. Forse anche fino a 6,4 gradi °C.

Focus di temperatura sull'Artico. L'aumento della temperatura attorno al Polo Nord è doppio dell'aumento medio globale. L'estensione della superficie del ghiaccio marino artico si è ridotta del 2,7% ogni dieci anni.

Oceani: Tra il 1961 e il 2003 il livello marino si è innalzato di circa 1,8 mm all'anno. A fine secolo potrà essere mediamente di 40cm. (Nuovi dati dicono più di 100!)

Precipitazioni atmosferiche. Previsti: aumenti di precipitazioni nell'Europa settentrionale; riduzione delle piogge con fenomeni di siccità su Europa Meridionale e Mediterraneo. Aumento di eventi di intensa precipitazione; con il Mediterraneo come una delle aree più sensibili.

 

Questo fosco quadro generale, per noi liguri è ulteriormente aggravato dal fatto che la nostra regione, che produce oltre il 50% in più dell’energia che consuma, ha il triste primato che ne consegue, quello del massimo inquinamento proprio da CO2, con una produzione specifica di circa 13 kg/ab all’anno contro una media italiana di circa 8. E l’ancor più triste primato dei tassi di mortalità per patologie collegabili all’inquinamento atmosferico, come tumori e malattie dell’apparato respiratorio, che sono mediamente più alti di circa il 30% rispetto al dato medio nazionale. Con la provincia di Savona in lotta per questa agghiacciante pole position.

Sono dati reali, seri, di istituti professionali, incontestabili e disponibili a tutti. E allora, ci viene un terribile dubbio: chi propone, e chi accoglie con entusiasmo, e chi potendo non vi si oppone, e anche chi in posti di responsabilità o di riferimento passivamente lascia procedere proposte come quella di installare un nuovo gruppo termoelettrico a carbone nella centrale di Vado L., o come quella di realizzare a Ferrania 8-10 centrali a biomassa da ca. 10MWe ciascuna, ha il livello minimo di conoscenza e di competenza per affrontare seriamente l’argomento? O, quanto meno, sa di cosa parla?”

 

Giulio Save

Osservatorio per la Qualità della Vita