Il Comune scrive all'Archivio di Stato:«Sgombero subito»
palazzo pozzobonello  IL SECOLOXIX
A breve i lavori per il rifacimento del tetto, si cercano spazi anche per le stesse collezioni municipali
ORDINE di sgombero per Palazzo Pozzobonello. Una lettera del Comune (settore Lavori pubblici) ha raggiunto l'Archivio di Stato e lo stesso Comune (non sembri un paradosso: si parla di altri settori, in questo caso quello della Cultura, che a Pozzobonello stocca numerosi fondi antichi) per chiedere di liberare lo stabile «nel più breve tempo possibile». E' uno "sfratto" motivato dalla necessità di iniziare i lavori per il rifacimento del tetto: per Palazzo Sisto è il primo ed indispensabile passo sulla strada del risanamento dello storico edificio. Ma, all'Archivio di Stato, le modalità non sono gradite: «Non contesto il diritto del Comune a fare dei locali quello che vuole - dice il direttore Marco Castiglia - purché a noi diano il tempo di fare il necessario».
L'Archivio di Stato conserva sei mila metri lineari di documenti, è la memoria della città con i suo atti datati dal XII secolo in poi. Il direttore, tra le righe, lascia intendere di non aver gradito un certo atteggiamento «ondivago» tenuto dal Comune nel corso degli ultimi dieci anni, ma ammette: «Prima o poi ce ne andremo, ma non possiamo farlo in due o tre giorni, non si tratta di portare via qualche scrivania». Castiglia spiega però che c'è già, ben avviata, una trattativa riservata con un privato per la nuova collocazione dell'Archivio: «C'è il progetto già pronto al ministero, una pratica avviata, per un valore di due milioni di euro. Ma ha i suoi tempi, anche per i tagli imposti dalla Finanziaria».
Per quanto riguarda il Comune, nei giorni scorsi l'assessore alla cultura Ferdinando Molteni, la dirigente del settore Marta Sperati e la direttrice della Pinacoteca, Eliana Mattiauda, hanno effettuato una ricognizione alle collezioni chiuse al piano sottotetto del Palazzo. Croce e delizia ad un tempo. Croce perché il tempo per trovare una sistemazione a tutto questo materiale è pochissimo e i locali dovranno avere caratteristiche adatte alla conservazione. Delizia perché questi fondi sarebbero sufficienti ad allestire una "Camera delle meraviglie" che sarebbe piaciuta nell'Oriente di re Serse o degli epigoni di Alessandro il Grande. C'è il coccodrillo imbalsamato, come il gatto mummificato, animali rari conservati in formalina, il celebre e raro antracotherium - progenitore del cinghiale al quale entro l'anno verrà dedicata una mostra - ed altre rarità scientifiche e naturalistiche per la cui valorizzazione è in corso una trattativa con il liceo scientifico Grassi. Ma ci sono anche mobili di pregio (il tavolo dei Garassini piuttosto che il monetiere dei Lamberti), dipinti, sculture, un polittico del '500, ma anche opere del Novecento: «Con l'assessore al patrimonio Tuvè - dice Molteni - abbiamo l'impegno a trovare una soluzione, le opere del '900 andranno forse a Palazzo Sisto, dipinti e sculture di pregio a Palazzo Gavotti, il resto è da vedere». Conclude l'assessore: «Siamo consapevoli del valore di questo straordinario patrimonio e cercheremo di collocarlo nel modo più opportuno. La speranza è che possa essere non solo conservato, ma fruito dai cittadini».
An. Gran.