ORDINE di sgombero per Palazzo Pozzobonello. Una lettera del
Comune (settore Lavori pubblici) ha raggiunto l'Archivio di
Stato e lo stesso Comune (non sembri un paradosso: si parla
di altri settori, in questo caso quello della Cultura, che a
Pozzobonello stocca numerosi fondi antichi) per chiedere di
liberare lo stabile «nel più breve tempo possibile». E' uno
"sfratto" motivato dalla necessità di iniziare i lavori per
il rifacimento del tetto: per Palazzo Sisto è il primo ed
indispensabile passo sulla strada del risanamento dello
storico edificio. Ma, all'Archivio di Stato, le modalità non
sono gradite: «Non contesto il diritto del Comune a fare dei
locali quello che vuole - dice il direttore Marco Castiglia
- purché a noi diano il tempo di fare il necessario».
L'Archivio di Stato conserva sei mila metri lineari di
documenti, è la memoria della città con i suo atti datati
dal XII secolo in poi. Il direttore, tra le righe, lascia
intendere di non aver gradito un certo atteggiamento
«ondivago» tenuto dal Comune nel corso degli ultimi dieci
anni, ma ammette: «Prima o poi ce ne andremo, ma non
possiamo farlo in due o tre giorni, non si tratta di portare
via qualche scrivania». Castiglia spiega però che c'è già,
ben avviata, una trattativa riservata con un privato per la
nuova collocazione dell'Archivio: «C'è il progetto già
pronto al ministero, una pratica avviata, per un valore di
due milioni di euro. Ma ha i suoi tempi, anche per i tagli
imposti dalla Finanziaria».
Per quanto riguarda il Comune, nei giorni scorsi l'assessore
alla cultura Ferdinando Molteni, la dirigente del settore
Marta Sperati e la direttrice della Pinacoteca, Eliana
Mattiauda, hanno effettuato una ricognizione alle collezioni
chiuse al piano sottotetto del Palazzo. Croce e delizia ad
un tempo. Croce perché il tempo per trovare una sistemazione
a tutto questo materiale è pochissimo e i locali dovranno
avere caratteristiche adatte alla conservazione. Delizia
perché questi fondi sarebbero sufficienti ad allestire una
"Camera delle meraviglie" che sarebbe piaciuta nell'Oriente
di re Serse o degli epigoni di Alessandro il Grande. C'è il
coccodrillo imbalsamato, come il gatto mummificato, animali
rari conservati in formalina, il celebre e raro
antracotherium - progenitore del cinghiale al quale entro
l'anno verrà dedicata una mostra - ed altre rarità
scientifiche e naturalistiche per la cui valorizzazione è in
corso una trattativa con il liceo scientifico Grassi. Ma ci
sono anche mobili di pregio (il tavolo dei Garassini
piuttosto che il monetiere dei Lamberti), dipinti, sculture,
un polittico del '500, ma anche opere del Novecento: «Con
l'assessore al patrimonio Tuvè - dice Molteni - abbiamo
l'impegno a trovare una soluzione, le opere del '900
andranno forse a Palazzo Sisto, dipinti e sculture di pregio
a Palazzo Gavotti, il resto è da vedere». Conclude
l'assessore: «Siamo consapevoli del valore di questo
straordinario patrimonio e cercheremo di collocarlo nel modo
più opportuno. La speranza è che possa essere non solo
conservato, ma fruito dai cittadini».
An. Gran.
|
|