Magari un soffio di eroico furore è rimasto ancora!
LA CENA DELLE CENERI

MARGHERITA PIRA

La filosofia può diventare spettacolo? E Giordano Bruno può essere ancora di attualità?

“La cena delle ceneri” rappresentata, nella riduzione teatrale di Federico Bellini, al Duse di Genova dimostra di sì.

Nel 1584, quando il filosofo pubblicò a Londra i sei dialoghi che compongono l’opera, da tempo percorreva l’Europa, costantemente in  fuga per le sue idee sgradite al potere.

Eroe e martire in nome della libertà di pensiero dell’oscurantismo più bieco, il nolano è stato un mito e un simbolo per la mia generazione.

Ricordo con quanto rispetto mi recavo a Noli a rendere omaggio al pensatore leggendo l’iscrizione incisa su una lapide sotto il porticato che ricorda come, nei suoi viaggi, Bruno abbia soggiornato nella cittadina rivierasca insegnando la grammatica ai giovinetti.

Scandivo le parole e ripetevo un verso di un poema spagnolo del cui autore ho dimenticato il nome.”Arde Giordano Bruno ancora”.

A quei tempi, come tutti i miei coetanei, odiavo il potere in ogni sua forma e me ne sentivo oppressa.

I cortei, l’abbigliamento non conformista, gli slogan urlati per le strade ci sembravano il massimo della libertà, della fuga dal perbenismo imperante.

Per noi i jeans sono stai una bandiera. E Bruno potenzialmente era alla testa del corteo.

Poi la situazione è cambiata.

I jeans sono stati inglobati dal mercato e vengono creati dalle grandi sartorie con tanto di etichetta in evidenza e ora vengono contraffatti dai cinesi etichetta compresa.

Il mercato è una forma di potere, più occulta e perciò tanto più subdola e penetrante.

Non ce ne siamo accorti e ancora una volta il potere ha vinto e ha usato gli stessi simboli della contestazione per creare una falsa rivolta che non ha più senso.

Migliore sorte hanno avuta i pantaloni portati dalle donne. Quelli non sono più un simbolo, ma almeno sono utili e riparano dal freddo.

Ricordo che una volta passavo per le viuzze del mio paese sfoggiando con orgoglio un paio di pantaloncini corti e una vecchietta mi ha gridato dietro “Cammina, cammina che l’inferno è aperto!”

Ora sembra impossibile, ma è avvenuto tanti, ma non tantissimi anni fa.

Qualcosa e qualcuno ci ha poi usati. Ha fatto rientrare la protesta e il sogno di cambiare il mondo e di ridargli dimensione umana. La protesta si è affievolita e il mondo non è migliorato affatto.

I simboli del movimento giovanile hanno perso il loro significato originario e sono diventati, a mio parere, goffi scimiottamenti.

Però Giordano Bruno resiste e il suo fascino è immutato.

Sul palcoscenico del Duse gli attori, peraltro bravissimi, proponevano le disquisizioni sulla sfericità della terra e sull’infinità dell’universo che, tra l’altro, sono risultate esatte.

La regia, l’impianto scenico e i costumi erano eccezionali; indici di una bravura e di una professionalità non comuni.

Quattro attori, già presenti all’entrata del pubblico sul palcoscenico, in funzione di guida spiegavano che i dialoghi avevano avuto come sfondo la città universitaria di Oxford e si erano svolti nella prima giornata di quaresima.

L’assurdo viaggio per i canali fluviali della città, dicevano, indicava li difficilissimo cammino dell’uomo verso la verità.

Il discorso è terribilmente attuale. Ora forse è ancor peggio perché non abbiamo una verità da opporre ad una altra perché tutto sembra terribilmente una verità a pieno titolo.

Le manifestazioni di piazza, gli slogan, i simboli di un’ideologia sono ormai usati dalla Sinistra e dalla Destra con la stessa violenza e si resta disorientati.

L’ingerenza della chiesa nelle questioni anche non strettamente ecclesiastiche persiste, non con i roghi, ma altrettanto penetrante proprio perché meno violenta.

Il primo anno del XVII secolo ha visto il rogo di Giordano Bruno e ora? La vittima sarà il governo?

Non si combatte più sulla validità della teoria eliocentrica o sull’infinità dell’universo, ma su quel piccolo universo che è la famiglia. Tuttavia ogni cambiamento vuole la sua vittima. Non si manda al rogo, ma si elimina in qualche modo.

Comunque, a teatro, quando Giordano Bruno è scomparso nel fondale in un bagliore rossastro e livido mi sono emozionata. Magari più per i sogni perduti della mia giovinezza che per il destino del filosofo, ma le persone che applaudivano convinte non applaudivano soltanto la bravura degli attori e del regista! Magari un soffio di eroico furore è rimasto ancora!

Margherita Pira