E'
POSSIBILE VINCERE LA MALARIA?
di Aldo Pastore
E' fuori tempo e fuori luogo parlare,
oggi, di Malaria?
Ad una prima ed immediata
valutazione, verrebbe spontaneo rispondere affermativamente, perchè, in
Italia, questa malattia è stata, di fatto, sradicata durante il secondo
dopoguerra e gli ammalati di malaria rappresentano, soltanto, un pallido
ricordo della mia prima infanzia.
Ma, se esaminiamo, con maggior
profondità, l' argomento, ci accorgiamo che la situazione non è così
felice come comunemente si crede.
- Infatti, in Italia, abbiamo,
tuttora, una media annua di soggetti colpiti da malaria, oscillante tra
i 700 ed i mille casi; si tratta, quasi sempre, di Malaria da
Importazione, causata dal Plasmodium Falciparum, di provenienza
africana.
Va, inoltre, doverosamente ricordato che i ritardi, nella Diagnosi o nel
Ricovero, sono all' origine delle morti: nel 1999-2000 si sono
registrate 7 vittime su 2060 casi.
- Tuttavia, l'argomento diventa
tragico, allorquando andiamo ad esaminare la situazione a livello
planetario.
La malaria è, infatti, malattia endemica in tutta l'Africa Sub-sahariana,
nell' Asia Meridionale (soprattutto: Vietnam e Sri Lanka) ed in gran
parte dell' America Latina (Brasile, in particolare); da un attento e
rigoroso studio, condotto da Eugenia Tognotti (docente all' Università
di Sassari) emerge che questo morbo uccide, ogni anno, circa un milione
e mezzo di persone e ne fa ammalare circa 500 milioni; la maggioranza
dei morti è data dai bambini al di sotto dei cinque anni; i più piccoli
e le donne gravide, infatti, sono particolarmente vulnerabili ed
oppongono minore resistenza al Plasmodium Falciparum.
- Questo protozoo si sviluppa in due
fasi: la prima, all'interno dell' organismo della zanzara, la seconda
(previa trasmissione da parte della puntura della zanzara stessa) nell'
essere umano, ove il parassita attacca prima il fegato e, poi, i
globuli rossi, distruggendo l' emoglobina, con conseguenti: grave
anemia, insufficienza renale, ulcerazioni nell' intestino, danni
cerebrali.
Tuttavia, nella genesi della malattia malarica, oltre all' agente
protozoico diretto, rivestono un' enorme importanza i fattori climatici
(quali: la temperatura ambientale, il grado di umidità e l'intensità
delle piogge); da questi fattori dipendono, infatti, la sopravvivenza e
la moltiplicazione dei vettori della malattia, vale a dire delle Zanzare
Femmine del genere Anopheles ed, inoltre, il completamento (all'interno
dell' organismo delle zanzare stesse) del ciclo vitale dei Plasmodi. Non
a caso, questa terribile malattia porta, il nome italiano di MAL - ARIA,
corrispondente all' antica teoria eziologica, che collegava la malattia
alla CATTIVA ARIA e, cioè, ai miasmi delle acque stagnanti.
Va rilevato, inoltre, che una tessera importante nell' insediamento e
nella diffusione dell' infezione anofelica è data dalle alterazioni
degli equilibri ambientali, verificatesi in molte zone del Pianeta; in
Africa, ad esempio, la deforestazione e la desalinizzazione delle aree
costiere, l' eccessiva diffusione dell' agricoltura irrigua favoriscono
l' insediamento delle Anopheles, il cui ambiente larvale è
rappresentato, appunto da raccolte d' acqua soleggiate, create dall'
attività umana; allo stesso modo, in altre regioni del Mondo, il
continuo sviluppo di dighe e di opere fluviali hanno provocato e
provocano tuttora una diffusione anomala della malattia.
- Ci troviamo di fronte, quindi, ad
una problematica molto complessa (anche se razionalmente conosciuta),
che lascia prevedere, purtroppo, un' ulteriore evoluzione negativa di
questo morbo. Tutto questo potrà apparire molto strano alla pubblica
opinione, per la semplice ragione che, attualmente, conosciamo tutto o
quasi della malaria; tuttavia, ad un Secolo esatto dal Nobel, assegnato
nel 1907 a Charles Louis Alphonse Laveran (medico militare francese) per
la sua scoperta del plasmodio della malaria nel sangue umano, questa
malattia sembra sfidare la scienza e smentire l' ottimistica previsione
dello zoologo italiano Giovan Battista Grassi, il quale, scoperto il
ruolo della zanzara anofele al tramonto del XIX secolo, aveva previsto
una vicinissima sconfitta della malaria, definita " un colosso dai piedi
d' argilla".
- In che cosa consiste, dunque, l'
attuale, sopraccitata problematica, che impedisce di affrontare, con
maggior efficacia, la lotta contro la malaria?
Posso affermare, in proposito, che esistono tre ORDINI DI PROBLEMI:
-
La Questione Ambientale
-
La possibilità (o meno) da parte
della Scienza e, più in generale, di tutti i popoli della Terra di
condurre un' efficace e razionale battaglia contro il Plasmodio.
-
L' esigenza di contrastare, con
nuove metodiche, la lotta contro le Zanzare Anopheles.
- Per quanto concerne il Primo Punto, desidero,
ancora una volta, evidenziare quanto da me già scritto in " Scienza e
Utopia" (pag.95 e seguenti):
"L' eccessiva diffusione, in alcune zone
dell' Africa, della cosiddetta " Rivoluzione Verde" (con
conseguente, massiccio e dispersivo utilizzo del "bene acqua") ha
condotto a modalità di utilizzo delle risorse naturali, che si sono
rivelate, dopo un periodo di apparente positività, deleterie per l'
uomo e per l' ambiente, diventando l' esempio più vistoso ed
eclatante di che cosa si debba intendere con la dizione SVILUPPO
NON SOSTENIBILE.
L' esperienza di questi ultimi anni insegna
che non è sufficiente l' espansione territoriale agricola per
sollevare l' economia di molti " Paesi sottosviluppati" e per
combattere la fame sempre più incalzante e, con essa, le malattie
endemiche.
Accanto al fattore quantitativo occorre,
infatti, prevedere interventi che mirino al ricupero della qualità
del territorio, nello spirito Hegeliano di un rinnovo della
prestabilita armonia tra uomo e natura e di un conseguente rispetto
di tutte le risorse territoriali."
Dunque: la lotta contro la diffusione malarica deve
passare necessariamente attraverso la strada del riequilibrio ambientale
e del razionale utilizzo delle risorse naturali esistenti ( in
particolare: di quelle idriche).
- La battaglia contro il Plasmodium Falciparum sta
diventando difficile, perchè questi particolari protozoi sono diventati
resistenti a quasi tutti i farmaci, sino ad ora impiegati.
In particolare, è in costante aumento nell' Africa Sud-Orientale la
resistenza alla CLOROCHINA, l' antimalarico meno costoso e più diffuso.
Sembra ricca di promesse l' innovativa strada aperta dalle terapie a
base di ARTEMISINA (nome di un farmaco estratto dalla corteccia di un
albero, chiamato, in Cina QINGHAOSU), mentre continua la ricerca sui
vaccini, aiutata dalle ricerche condotte sul completamento genomico del
Plasmodio.
Dunque: anche in questo settore, se vogliamo vedere
il futuro sotto una luce ottimistica, l'intera umanità deve investire
uomini e risorse nella ricerca scientifica e farmacologica, non
dimenticando, tuttavia, che, nei Paesi ove la malaria è endemica,
mancano le risorse finanziarie per l' acquisto dei nuovi farmaci; ancora
una volta, come già segnalato a proposito del DRAMMA AIDS, "
assistiamo alla tragedia della morte di centinaia di migliaia di
bambini, ogni anno, perchè non siamo stati capaci di trovare le risorse
necessarie per un' assistenza sanitaria adeguata".
- Infine, per quanto si riferisce alla lotta contro
le zanzare Anopheles, occorre doverosamente evidenziare che stiamo,
attualmente, assistendo all' aumento della loro resistenza ai numerosi
insetticidi impiegati.
Non a caso, nel settembre 2006, l' Organizzazione Mondiale della Sanità
ha emanato una Direttiva, attraverso la quale, viene raccomandato il
ripristino dell' uso del DDT.
In proposito, il Dottor Arata Kochi (responsabile del programma
anti-malaria dell' ONU) ha dichiarato che il DDT è lo strumento più
attivo per sterminare le zanzare, portatrici della malattia, giungendo
ad affermare che questo insetticida, se impiegato a piccole dosi all'
interno delle mura domestiche, non presenta particolari rischi per la
salute dell' uomo.
Ovviamente, le reazioni a queste dichiarazioni da parte di numerosi
scienziati ( a partire dal Dottor Allan Shapira, considerato il maggior
esperto mondiale in fatto di malaria) sono state immediate e decise,
giungendo all' affermazione che " raccomandare l' uso, su vasta scala,
di insetticidi è stato uno schiaffo in faccia a tutte le ricerche e
pubblicazioni scientifiche.
In effetti, desidero ricordare che, addirittura nel
1962, è stato pubblicato un libro (da parte della biologa Rachel Carson)
intitolato " Silent Spring" (Primavera Silenziosa); secondo l' Autrice,
il DDT non uccide soltanto gli insetti, ma provoca, addirittura, un'
ecatombe ecologica. La sostanza, inoltre, ha spiccate proprietà
idrorepellenti (ovvero, non viene asportata dal lavaggio con acqua) e
presenta una particolare affinità con i tessuti organici, in particolare
quelli adiposi. Una volta introdotta nella catena alimentare, se ne
trovano tracce per intere generazioni, sia nelle popolazioni animali che
umane.
Sono stati, inoltre, pubblicati numerosi studi che hanno evidenziato le
proprietà cancerogene di questo prodotto, impiegato in vasta scala.
Personalmente, ritengo che il ripristino dell' uso del DDT non sia una
strada percorribile, per tutte le considerazioni sovra esposte; non a
caso, a partire dal 1972, il DDT è stato messo al bando in gran parte
del mondo.
Di gran lunga più interessanti ed, anzi, degne
della massima attenzione, mi sembrano, invece, le ricerche condotte da
un gruppo di scienziati dell' Istituto di Ricerca sulla Malaria presso
la Johns Hopkins University (Baltimora-USA); questa equipe ha
annunciato di aver creato in laboratorio una zanzara geneticamente
modificata: uno dei suoi geni, cioè, è stato manipolato in laboratorio
per renderla resistente alla malaria e toglierle, quindi, la capacità
di fungere da veicolo dell' infezione.
Eugenia Tognotti, in un suo pregevole articolo giornalistico ( "La
Stampa" del 21 Marzo 2007), ha messo in rilievo che:
" le zanzare resistenti alla malaria sono
più forti di quelle naturali, vivono di più, depongono più uova e,
nel giro di nove generazioni, risultano vittoriose nella lotta per
la sopravvivenza.
Fatte le dovute "prove", le zanzare transgeniche create in
laboratorio, rese malaria-resitenti e prive, quindi della capacità
di fungere da veicolo del parassita, potrebbero sostituire le
popolazioni di zanzare vettrici, in modo da interrompere il
micidiale meccanismo di trasmissione del plasmodio.
Tutto questo con tecniche di laboratorio relativamente poco
costose."
Possiamo, quindi, sconfiggere definitivamente la
malaria, attraverso la creazione di una ZANZARA GENETICAMENTE
MODIFICATA?
Ne consegue, allora, che l' argomento degli OGM va
affrontato con la dovuta serietà e senza pregiudizi o tabù mentali; è
quello che cercherò di fare nel prossimo articolo.
ALDO PASTORE
12 Aprile 2007