PERCHE’ DOBBIAMO
AMARE EMERGENCY
di Aldo Pastore
Il giorno 19 Marzo 2007 è stato storicamente contrassegnato dalla liberazione, da parte dei talebani, del giornalista Daniele Mastrogiacomo; non va, tuttavia, dimenticato che la luminosità di questo evento è stata, purtroppo, offuscata dalla morte del venticinquenne autista di Mastrogiacomo, Said Agha, del quale possiamo soltanto ricordare, con commozione, il nome.
Corrisponde ad assoluta verità la notizia (diffusa attraverso le televisioni ed i quotidiani giornalistici), secondo la quale, l’atto liberatorio ha rappresentato il risultato positivo di un’ azione complessa e pluralista, alla quale hanno partecipato il Governo Italiano (nel suo insieme), il Ministero degli Esteri, le Autorità Locali, le organizzazioni umanitarie di diversa nazionalità ed estrazione sociale ed, infine, il concorso solidaristico espresso da numerose e spontanee dimostrazioni di pace, avvenute in ogni angolo d’ Italia.
Ma, non è certamente sfuggito all’ attenzione generale l’ apporto decisivo, offerto alla complessa operazione, da Emergency, da Gino Strada e da tutti i volontari dell’ Associazione, che operano in quel lontano paese.
Aggiungo, peraltro, che la liberazione di Mastrogiacomo (al pari di quella di altri cittadini italiani, sequestrati in Medio Oriente) è avvenuta, soprattutto, grazie al grande prestigio e notevole considerazione, riservati ad Emergency da tutto il mondo arabo.
Questa ammirazione discende, a sua volta, dall’ azione umanitaria che l’ Associazione ha saputo svolgere, in molte parti del Mondo, attraverso anni di attività di aiuto sociale e di cure sanitarie, rivolte a tutte le popolazioni, senza distinzioni di schieramenti e di etnie.
L’ attività svolta da Emergency in Afghanistan è emblematica, in questo senso; infatti:
“da oltre 27
anni, esiste un conflitto afghano; questo conflitto ha causato un milione e mezzo
di morti e quasi quattro milioni di profughi.
Giornalmente,
assistiamo a morti e feriti, vittime di combattimenti incessanti, aggravati
dalla diffusa disponibilità di armi da fuoco e dall’ esistenza di un grande
numero di mine-antiuomo, disseminate nel terreno.
Ai feriti di
guerra si aggiungono le vittime della denutrizione, dello scarso accesso all’
acqua potabile, di molte malattie di tipo epidemico, della malaria e della
tubercolosi, le quali non trovano risposte adeguate in un sistema sanitario,
ridotto allo stremo.
In
Afghanistan, Emergency ha costruito, nell’ anno 1999, un Centro Chirurgico ad
Anabah (villaggio situato nella valle del Panshir, sotto il controllo del
Comandante Massud, capo dell’ Alleanza del Nord).
Due anni dopo
(2001), è stato aperto un Secondo Centro Chirurgico nella parte di Kabul,
governata dai talebani.
Nel 2003, è
stato edificato un Ospedale a Lashkar-Gah, nella provincia pashtun di Helmand
(area precedentemente priva di strutture per l’ assistenza chirurgica
specializzata).
Inoltre, in
tutto l’ Afghanistan, Emergency ha attivato una rete di 28 posti di Primo
Soccorso e Centri Sanitari per garantire cure tempestive ai cittadini ed il loro
eventuale
trasferimento in ospedale.
All’ attività
sanitaria si è affiancato l’impegno sociale: dal 2001, Emergency è impegnata in
un programma di assistenza sanitaria ai detenuti delle maggiori carceri del
Paese ed in un programma di integrazione lavorativa rivolto alle donne della
Valle del Panshir.
In sintesi: Emergency, in Afghanistan, ha curato oltre1.551.000 persone.“
Ma, questo mio articolo non può arrestarsi a questo punto; in realtà, per comprendere appieno lo straordinario significato etico, sociale e politico dell’ azione di Emergency, occorre doverosamente estendere la nostra attenzione ad altre Nazioni del Mondo, ove i volontari dell’ Associazione operano; soltanto attraverso questa indagine, è, infatti, possibile ottenere una veritiera rappresentazione (e relativa comprensione) dei mali del Mondo e pensare ad una avveniristica strategia per porre le basi di un Mondo migliore.
Incomincio, allora, a prendere in considerazione l’ attività svolta da Emergency in Iraq:
“Nel nord di
questo grande e disarticolato Paese, esiste una regione conosciuta come
Kurdistan iracheno, i cui confini non compaiono sulle carte geografiche, ma sono
delimitati da un fronte invisibile ed invalicabile di mine anti-uomo.
In quest’ area
abitano i curdi iracheni ed, assieme a loro, 10 milioni di mine anti-uomo (per
buona parte, di fabbricazione italiana), disseminate da Saddam Hussein ai tempi
della guerra con l’Iran.
E’ un
“esercito invisibile”, che continua a mietere vittime, a distanza di decenni.
Qui, nel 1995,
Emergency ha riattivato il vecchio ospedale di Choman, villaggio curdo, al
confine tra Iran ed Iraq.
A Sulaimaniya
ed a Erbil (città controllate da due fazioni in lotta tra loro),nel 1996 e nel 1998, Emergency ha aperto due Centri Chirurgici per fornire assistenza gratuita e di
alta qualità alle vittime delle guerre e delle mine anti-uomo.
Entrambe le
strutture sono state successivamente ampliate, con unità specializzate nel
trattamento delle ustioni e delle lesioni spinali.
Nel 1998,
Emergency ha avviato a Sulaimaniya un centro di Riabilitazione e Reintegrazione
Sociale per la cura dei pazienti amputati ed il loro reinserimento nelle
comunità di provenienza.
In tutto l’
Iraq, Emergency ha attivato una rete di 22 posti di Pronto Soccorso per offrire
cure tempestive ai feriti ed il loro trasferimento in Ospedale, quando
necessario.
Nel 2005, in
considerazione della raggiunta autonomia del programma, Emergency ha
trasferito, alle Autorità locali, la gestione dei Centri Chirurgici e dei Posto
di Primo Soccorso, ora perfettamente integrati nel Sistema Sanitario di questo
Paese.
In sintesi: dal 1995 ad oggi, Emergency, in Iraq, ha curato oltre 336.600 persone.”
Esaminiamo, ora, la presenza di Emergency in Sierra Leone:
“ Le enormi ricchezze minerarie hanno rappresentato una condanna
per questo Paese, più che un’ opportunità di progresso.
Una guerra
spaventosa, combattuta a colpi di machete anche per mano di soldati-bambini, ha
causato almeno 75.000 vittime (su una popolazione di quattro milioni e mezzo di
persone) con migliaia di individui deliberatamente mutilati ed ha costretto due
terzi della popolazione alla fuga in Guinea e Liberia.
La guerra
civile ha distrutto le infrastrutture sanitarie del Paese; il tasso di mortalità
infantile (fino al 2005, il più alto del mondo) è determinato, principalmente,
dalla diffusione di malaria ed infezioni intestinali.
Nel 2001,
Emergency ha avviato a Goderich (un villaggio alla periferia di Freetown) un
programma ospedaliero destinato alle vittime di guerra e, successivamente,
ampliato alla cura dei pazienti ortopedici ed al trattamento di tutte le
emergenze chirurgiche.
Nel 2002,
accanto all’ Ospedale, è stato costruito un Centro Sanitario Pediatrico per la
cura della malaria, delle anemie e delle infezioni respiratorie.
In sintesi: in Sierra Leone, Emergency ha finora curato oltre 173.000 persone.”
Ed ancora: Emergency in Sudan e Darfur:
“ Il Sudan è
il più grande Paese dell’ Africa, ma è devastato da una guerra civile,
protrattasi per oltre vent’anni tra il governo settentrionale, arabo e
musulmano, ed i ribelli che rivendicano l’ indipendenza delle regioni
meridionali, a prevalenza cristiano-animista.
In questo
contesto, un’ intera regione (il Darfur) è prostrata da una guerra, degenerata in
uno dei più violenti conflitti d’ Africa.
In Sudan, l’
aspettativa di vita è di 55 anni; la mortalità infantile, sotto i cinque anni,
si attesta intorno al 107 per mille; il 50% della popolazione non ha accesso ai
farmaci essenziali ed esistono soltanto 16 Medici ogni 100.000 abitanti.
Nella
primavera del 2004, Emergency è intervenuta nel Nord Darfur, a sostegno degli
ospedali di Mellit e Al-Fashir.
A Soba, a 20
chilometri da Khartoum, nell’ ottobre 2004, ha iniziato a costruire un Centro
Regionale di Cardiochirurgia, per fornire assistenza, altamente specializzata e
gratuita, ai pazienti provenienti dal Sudan e dai Paesi confinanti. Il centro,
chiamato “Salam”(Pace), diventerà operativo nella primavera di quest’ anno
(2007).
Nel 2005, ad
opera di Emergency, è stato aperto un Centro Pediatrico per offrire assistenza
gratuita ai bambini del campo profughi di Mayo, nei sobborghi della capitale.”
Infine, va doverosamente sottolineata l’ azione umanitaria svolta da Emergency nello Sri Lanka, a seguito dello Tsunami del 26 dicembre 2004:
“Il progetto
di azione, è nato al di fuori dei normali criteri di intervento dell’
Associazione ed è stato sostenuto dalle donazioni spontanee, avvenute
immediatamente dopo il disastro.
Durante i
sopralluoghi effettuati nei giorni successivi alla catastrofe, sono stati presi
contatti con le Autorità Locali per concordare un intervento che, risolti i
problemi strettamente legati ai primi giorni dell’ emergenza, consentisse di
effettuare un progetto di lunga durata.
Oltre a
rifornire l’ Ospedale di Kalutara dello strumentario chirurgico e del materiale
di consumo, Emergency ha finanziato la ricostruzione del villaggio di
Punochimunai, distribuendo, ai suoi abitanti, barche e reti per la ripresa della
pesca e delle relative attività economiche.”
Nasce, da questa dettagliata (anche se
sintetica) indagine, una spontanea domanda:
Quale insegnamento invia, a tutti noi, lo
straordinario operato di Emergency?
La risposta a questo interrogativo viene ad investire tre ordini di indicazioni, di eccezionale valore etico ed umano e cioè:
· Nell’ azione quotidiana dei volontari di Emergency esiste UN SOLO ODIO: L’ ODIO ALLA GUERRA ED ALLE SUE BRUTALI CONSEGUENZE: fame, povertà, emarginazione, soppressione dei diritti umani. Nel mezzo dei conflitti, l’ Associazione si è sempre dimostrata assolutamente neutrale; nel suo operare costante, Emergency non si chiede mai se vi siano “buoni”o “cattivi”, ma vede solo persone che hanno diritto alla vita, alla salute e ad una dignità.
· Vi è, tuttavia, la consapevolezza che la Guerra non è fatta soltanto di sofisticate e crudeli armi; LA GUERRA NASCE DA UNA PROFONDA DISEGUAGLIANZA GLOBALE. Il centro studi dell’ ONU ha pubblicato, in questi primi mesi del 2007, i dati di una sua ricerca, rivolta a valutare il grado di concentrazione della ricchezza a livello mondiale; i dati pubblicati sono, addirittura, impressionanti: il 2% più ricco della popolazione (concentrato, quasi esclusivamente, nel mondo occidentale) possiede il 50% della ricchezza mondiale, mentre il 98% (e, cioè, quasi la totalità degli esseri umani) deve spartirsi il rimanente 50% . Quindi : la guerra non nasce soltanto dall’ uso delle armi, ma nasce, anche, dall’ uso spregiudicato ed immorale del Danaro, che consente enormi ricchezze a pochi privilegiati e, parallelamente, condanna alla miseria, alla fame ed alla sete, interi continenti ed una infinità di esseri umani. Dunque: ODIO ALLA GUERRA SIGNIFICA, ANCHE, ODIO ALLA DISEGUAGLIANZA ECONOMICA GLOBALE
· Nasce da questa duplice forma di ODIO, uno spontaneo ed altissimo CULTO DELLA PACE. Ma, questo culto non deve fondarsi soltanto sulle parole e sui buoni sentimenti; esso DEVE ACCOMPAGNARSI ALL’ AZIONE CONCRETA E QUOTIDIANA . Per questa ragione, è necessario il dialogo anche con i poteri locali non ufficiali (vedi, ad esempio:i talebani) ed è, altresì, indispensabile rimanere in questi paesi disastrati, non per poter portare altra guerra, bensì per portare aiuti assistenziali, sanitari ed economici, al fine ultimo di offrire, a tutti i Popoli, l’opportunità di un proprio autonomo vivere civile ed un avvenire credibile.
Da parte nostra, deve nascere, nella logica di questo nobile insegnamento, un GRANDE AMORE PER EMERGENCY e per tutti i suoi volontari ed, in questo contesto, anche per la concittadina Viviana Pannunzio e per tutti gli associati di Emergency della nostra piccola Savona
ALDO PASTORE 23 Marzo 2007