Un voto per Fuksas il consiglio riunito entro due settimane
grandi manovre  IL SECOLOXIX
Ieri la giunta ha stabilito il percorso della pratica: il sindaco primo firmatario di un ordine del giorno
IL SEGNALE politico è la rinnovata intesa, dopo innumerevoli frizioni, tra il sindaco Federico Berruti e il suo vice Paolo Caviglia (Sdi). E' a lui che il primo cittadino - ieri assente - ha lasciato il compito di condurre le danze in giunta per fissare i prossimi decisivi passi sull'affaire Margonara e sulla torre di Fuksas. Caviglia ha condotto la questione da par suo, con un abile gioco da equilibrista tra il piano istituzionale (frutto anche di un lungo confronto con il segretario generale Michele Pinzuti) e quello politico. La giunta all'unanimità ha dato mandato di procedere come Caviglia proponeva: il pallino, in sostanza, rimane nelle mani del consiglio comunale. E' al parlamentino - e non alla giunta, che, tra il resto, si sarebbe certamente spaccata con il voto contrario di Rifondazione Comunista - che toccherà la decisione. Il sindaco, tuttavia - come è giusto e come tutte le parti politiche invocavano - non si sottrarrà dal dare la sua indicazione: sarà lui, infatti, il primo firmatario ed il promotore dell'ordine del giorno che il consiglio sarà chiamato a votare. Che Berruti chiederà un sì all'idea progettuale di Fuksas è ormai scontato, anche se l'ordine del giorno dovrebbe raccogliere le numerose indicazioni emerse dalle audizioni delle categorie e degli organismi economici e sindacali.
Nella sostanza, già il prossimo lunedì la conferenza dei capigruppo si riunirà per fissare i termini procedurali dei prossimi passaggi. Poi toccherà alla conferenza dei capigruppo della maggioranza, ai quali il sindaco sottoporrà la sua bozza di ordine del giorno. Poi il consiglio. «Il tutto avverrà presto - dice Caviglia - Al massimo nel giro di 10-15 giorni». Dal punto di vista strettamente numerico, la maggioranza dovrebbe avere i numeri dalla sua: il più ampio coinvolgimento della Margherita negli incarichi di governo della città dovrebbe garantire il voto dei suoi quattro consiglieri (secondo gli ultimi boatos anche del più renitente, Giampiero Aschiero), mentre anche Renato Giusto (Sdi) ha incontrato il sindaco Berruti e avrebbe ricevuto garanzie tali da farlo recedere dalle più recenti posizioni critiche. Rimangono ovviamente contrari Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Ma quello che interessava a Caviglia, sul piano politico, era disinnescare una deriva già avviata e, a suo avviso, molto pericolosa: «Come a Roma, anche a Savona si rischiava una situazione paradossale: Calderoli ha mandato sotto il governo chiedendo un voto per D'Alema e noi, se avessimo proposto un documento di giunta sulla Margonara, avremmo rischiato lo stesso: la bocciatura per il nostro documento e poi il sì di Forza Italia e Ds ad un documento dell'opposizione che dava ugualmente il via libera». Prosegue Caviglia: «Con l'iniziativa decisa oggi si riporta la questione in un alveo politicamente non anomalo». Sul piano istituzionale il vicesindaco è altrettanto netto: «L'aver affidato la pratica al consiglio, con le audizioni, si è rivelato positivo. Cambiare strategia sarebbe stato controproducente ed anche contraddittorio».