IL SEGNALE politico è la rinnovata intesa, dopo innumerevoli
frizioni, tra il sindaco Federico Berruti e il suo vice
Paolo Caviglia (Sdi). E' a lui che il primo cittadino - ieri
assente - ha lasciato il compito di condurre le danze in
giunta per fissare i prossimi decisivi passi sull'affaire
Margonara e sulla torre di Fuksas. Caviglia ha condotto la
questione da par suo, con un abile gioco da equilibrista tra
il piano istituzionale (frutto anche di un lungo confronto
con il segretario generale Michele Pinzuti) e quello
politico. La giunta all'unanimità ha dato mandato di
procedere come Caviglia proponeva: il pallino, in sostanza,
rimane nelle mani del consiglio comunale. E' al parlamentino
- e non alla giunta, che, tra il resto, si sarebbe
certamente spaccata con il voto contrario di Rifondazione
Comunista - che toccherà la decisione. Il sindaco, tuttavia
- come è giusto e come tutte le parti politiche invocavano -
non si sottrarrà dal dare la sua indicazione: sarà lui,
infatti, il primo firmatario ed il promotore dell'ordine del
giorno che il consiglio sarà chiamato a votare. Che Berruti
chiederà un sì all'idea progettuale di Fuksas è ormai
scontato, anche se l'ordine del giorno dovrebbe raccogliere
le numerose indicazioni emerse dalle audizioni delle
categorie e degli organismi economici e sindacali.
Nella sostanza, già il prossimo lunedì la conferenza dei
capigruppo si riunirà per fissare i termini procedurali dei
prossimi passaggi. Poi toccherà alla conferenza dei
capigruppo della maggioranza, ai quali il sindaco sottoporrà
la sua bozza di ordine del giorno. Poi il consiglio. «Il
tutto avverrà presto - dice Caviglia - Al massimo nel giro
di 10-15 giorni». Dal punto di vista strettamente numerico,
la maggioranza dovrebbe avere i numeri dalla sua: il più
ampio coinvolgimento della Margherita negli incarichi di
governo della città dovrebbe garantire il voto dei suoi
quattro consiglieri (secondo gli ultimi boatos anche del più
renitente, Giampiero Aschiero), mentre anche Renato Giusto (Sdi)
ha incontrato il sindaco Berruti e avrebbe ricevuto garanzie
tali da farlo recedere dalle più recenti posizioni critiche.
Rimangono ovviamente contrari Rifondazione Comunista e
Comunisti Italiani. Ma quello che interessava a Caviglia,
sul piano politico, era disinnescare una deriva già avviata
e, a suo avviso, molto pericolosa: «Come a Roma, anche a
Savona si rischiava una situazione paradossale: Calderoli ha
mandato sotto il governo chiedendo un voto per D'Alema e
noi, se avessimo proposto un documento di giunta sulla
Margonara, avremmo rischiato lo stesso: la bocciatura per il
nostro documento e poi il sì di Forza Italia e Ds ad un
documento dell'opposizione che dava ugualmente il via
libera». Prosegue Caviglia: «Con l'iniziativa decisa oggi si
riporta la questione in un alveo politicamente non anomalo».
Sul piano istituzionale il vicesindaco è altrettanto netto:
«L'aver affidato la pratica al consiglio, con le audizioni,
si è rivelato positivo. Cambiare strategia sarebbe stato
controproducente ed anche contraddittorio».
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