Mi accorgo che non mi va bene quasi niente di ciò che il Palazzo partorisce e che ogni giorno di più cresce la mia insofferenza.
Marco G. Pellifroni
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Da un po’ di tempo me lo sto chiedendo. E rivedendo i miei articoli con occhio distaccato, comincio a credere che questa metamorfosi stia facendosi strada dentro di me a mia stessa insaputa. Infatti, quando ci si siede per scrivere liberamente un articolo (che è quello che Trucioli permette di fare, senza timori censorii), si sa come si comincia ad affrontare un tema prefissato, ma non si sa assolutamente che cosa si finirà con lo scrivere. Diciamo che questi articoli sono un po’ una confessione a se stessi, sono una sorta di maieutica in stile socratico, per giungere al famoso gnosce te ipsum (conosci te stesso).
Beh, mi accorgo che non mi va bene quasi niente di ciò che il Palazzo partorisce e che ogni giorno di più cresce la mia insofferenza. L’ultima pallottola l’ho subita all’apprendere l’ultima bordata del governo: € dodicimila (!!!) di multa e sei mesi (!!!) di carcere a chi guida in stato di ebbrezza (si noti, non di ubriachezza, ma di semplice ebbrezza, cioè quel che popolarmente si dice(va) essere un po’ allegri). Altre piacevolezze del genere colpiranno chi guida parlando al telefonino, arrivando alla confisca dell’auto.
Provo un conato di vomito, un rifiuto totale di questo cumulo di norme sproporzionatamente punitive, soprattutto per la gente comune; perchè chi queste leggi le emana non ha problemi: ha l’autista a disposizione; mentre quelli che hanno le tasche piene di soldi, sempre più spesso grazie a ruberie e truffe di vario genere, di pagare multe anche salatissime non gliene “po’ fregà de meno”. Ma gli altri, ossia il 99% della popolazione, multe di questa entità li rovinano; e se non possono pagare, subiranno persecuzioni a vita da parte degli organi di controllo e disciplina che ormai menano sciabolate contro ormai la totalità di tutti noi. Sarebbe interessante sapere quanti casi di suicidio per insolvenza ci sono in questo Paese, e quanta responsabilità ha lo Stato nel provocarli con le sue continue, crescenti angherie, fatte in nome della sicurezza, della tutela della vita altrui, di un futuro senza incidenti e ben programmato, che è il sogno impossibile di tutte le tirannidi, che però si qualificano come garanti dell’ordine sociale. Qualcuno ha scritto che questa società non ha presente, in quanto gli è usurpato dal futuro. Il futuro è la coniugazione del tempo che più si attaglia alla nostra vita, fatta di frenetica attività per pagare la pioggia di spese che ci cade addosso, a cominciare da tasse (per il futuro dello Stato), contributi (per il futuro nostro), sanzioni a ritmo crescente per l’impossibilità materiale di farvi fronte e per evitare i tranelli che norme sempre più astruse disseminano sul nostro cammino. Il futuro deve, nella mente dei pianificatori, dei legislatori e dei loro esecutori (leggi organi di polizia e magistratura) essere perfetto, paradisiaco; e i poveri mortali che non si adeguano ai loro standard impossibili devono subire castighi e pene sempre più devastanti.
Da tempo predico che le multe non hanno senso, se sono uguali per tutti, mentre dovrebbero essere proporzionate al reddito medio dei cittadini. Infatti, chi mai può permettersi multe del calibro di quelle di prossimo varo da parte di un governo che vorrebbe una nazione di formiche ubbidienti? Solo i milionari. Per tutti gli altri, cioè quasi tutti, freddo e stridor di denti.
Ma, per tornare alle nuove multe, se, anziché colpire con questo rigore quanti escono dalla proverbiale discoteca alle 4 del mattino, si vietasse la somministrazione di bevande alcoliche dopo le 9 di sera, come avveniva, a mia memoria, nei Paesi nordeuropei e nordamericani, e la chiusura venisse fatta, come un tempo, non più tardi dell’una? O forse il governo preferisce seguire la strada di minor resistenza e prendersela, anziché con la lobby dei discotecari, coi ragazzi, dopo averli lasciati liberi di scolarsi alcoolici senza limiti, che una legge, questa sì, giusta, dovrebbe imporre e far rispettare rigidamente?
Devo venir tacciato di riottosità per quanto ho detto sinora? Riottoso, sì, a questo genere di repressioni con cui tanto facilmente mietere soldi, tanti soldi, per ingrassare uno stato che poi li sperpera in mille canali, ad es. in Afghanistan; mentre non fa gli sforzi necessari per colpire chi commette reati immensamente maggiori, e nocivi per tutta la collettività, come i criminali che bruciano impunemente i boschi, come quelle aziende che scaricano liquami in fiumi e canali, o scorie tossiche e radioattive in discariche abusive. Lì sì che vorrei vedere un impegno feroce da parte di quei carabinieri, poliziotti e via dicendo che invece girano più comodamente per le strade a caccia di trasgressori di piccola taglia ad ogni minima infrazione del codice. Vorrei severità assoluta dove davvero manca e una umana tolleranza per gli “sgarri” più comuni. Altrimenti la vita è un’angoscia continua, fonte di depressione e tristezza. Quanta gente deve rivolgersi a psicoterapeuti, psichiatri e consimili; o più semplicemente a psicofarmaci? E quanta responsabilità ne ha tutto questo profluvio di leggi liberticide che i governi, specie di sinistra, ci rovesciano addosso? Quale smisurato potere stanno conferendo a questi plotoni di inflessibili uomini in divisa?
Ecco, oggi la mia reazione ai nuovi annunci di stragi di patenti e portafogli è stata questa. Sto diventando anarchico? Se sì, la mia è una trasformazione autonoma, o non piuttosto indotta proprio da quelle norme che l’anarchia vorrebbero combatterla?
Marco Giacinto Pellifroni