TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni


Ambientalisti meno antipatici? Primo, organizzarsi

 

Eravamo rimasti a dare un quadro sconfortante di quanto le tematiche ambientaliste e chi le propone siano osteggiati, in buona o in malafede, per cattiva coscienza o per sapienti campagne denigratorie, e quanto sia difficile invertire questo quadro che porta spesso a frustrazione e senso d’impotenza: come si diceva, sembra sempre che qualsiasi cosa faccia o non faccia chi vuole difendere l’ambiente, sbagli comunque.

Ma per non cadere nel vittimismo e nelle manie di persecuzione, siamo proprio sicuri che non ci siano anche degli errori e dei vizi di fondo che bisogna correggere?

Oh, premetto subito che ho il massimo rispetto per tante lotte di vecchia data e per chi le conduce, lungi da me voler arrivare adesso, fresca fresca, a fare la lezione a qualcuno. Il mio è, come sempre, solo un contributo di discussione senza altre pretese.

Neanche ritengo che sia facile uscire da certe logiche e colli di bottiglia. Per altri versi sembrerà addirittura che io stia sguazzando nell’ovvietà. Ma tant’è…

Per prima cosa, i movimenti dovrebbero sforzarsi di essere più compatti e coordinati. Esiste una vasta galassia sparsa di aggregazioni, dalle associazioni più o meno istituzionali giù giù fino ai comitati di quartiere e condominio: spesso le tematiche si incrociano, si sovrappongono anche pesantemente, a volte all’atto pratico, a volte solo in termini, diciamo “filosofici”, ma comunque esistono larghi  margini di intesa e di manovra comuni.

Ebbene, nonostante questo, il più delle volte si procede alla spicciolata. Al massimo si creano addensamenti momentanei ( e alquanto precari), mai un vero coordinamento comune, mai su più argomenti.

Finché si continuerà così, divisi, gli avversari non avranno che da sfregarsi le mani compiaciuti, avendo di fronte un nugolo di innocui moscerini anziché un grosso orso incavolato. Ma per far paura basterebbe anche (per continuare la similitudine) uno sciame, sì, ma di grosse api dal pungiglione ben affilato!

Intendo dire che se qualcuno ha paura di perdere la propria individualità e le proprie specifiche caratteristiche e obiettivi, di annullarsi e non contare più niente, unendosi ad altri gruppi, esiste sempre la possibilità di mantenere l’indipendenza, ma coordinare le azioni!

E’ meglio cercare punti comuni con gli altri, o presentarsi divisi alla meta? Devono ancora accadere cose assurde, tipo gruppi e comitati che si riuniscono, con sforzo non da poco, per presentare una riunione alla cittadinanza, di denuncia ma anche di proposte costruttive, riguardo gli annosi e devastanti problemi della centrale di Vado Ligure, e pochi giorni dopo una  importante associazione nazionale, con molto clamore ma pochi militanti, (anzi, in quattro gatti), che si presenta autonomamente davanti alla medesima centrale con striscioni e cartelli di protesta, spiazzando tutti?

Va bene, magari l’iniziativa faceva parte di una serie di proteste coordinate in tutta Italia. Magari ci possono essere mille motivi e scusanti per questo modo di procedere, ma non sarebbe stato meglio gestire la cosa insieme con i vari comitati locali e organizzarla meglio? Non è più assolutamente una scusa la mancanza di comunicazione, nell’era di Internet. Anzi, è un’aggravante. I gruppi dovrebbero essere ben visibili e raggiungibili in rete, creando delle newsletter o mailing list comuni, su cui diffondere i comunicati in tempo reale e praticare il passaparola. Ad esempio, chi partecipa a due o più gruppi, e sono tanti, può fare da tramite e contribuire a diffondere le notizie. 

Poi, capita purtroppo di sentir mettere i problemi in ordine di priorità oppure l’uno contro l’altro. Tipo: la centrale è più grave, perché ci avvelena la salute, in fondo di un palazzo o un porticciolo in più cosa vuoi che mi importi, non esageriamo, lasciamoglielo fare, o dicono che siamo contro tutto…Oppure, altra considerazione: se ci occupiamo di troppi argomenti, rischiamo di disperderci, di non essere efficaci, meglio una singola battaglia con più forza…

Ci sono errori di fondo, in questo. Prima di tutto, perché una serie di lotte e obiettivi diversi, ma ben coordinati e senza mai perdere il quadro generale, si rafforzano fra loro, in un effetto sinergico, accrescono la visibilità e la credibilità, non indeboliscono affatto; inoltre, vari temi significano interesse e aggregazione di più gruppi e persone. Anzi, si dà un segnale di allarme generale consapevole, razionale e coerente. (E si risponde ai quei famosi  “invece di”, dimostrando con chiarezza che l’attenzione è alta su tutto, e si rintuzzano certe polemiche strumentali).   Poi, perché sono tutte sfaccettature dello stesso problema, ambiente e inquinamento, e ciò che appare meno grave oggi, magari alla lunga produrrà le conseguenze peggiori; in ogni caso,  è difficilissimo e anche piuttosto arbitrario compilare una scala di valori e priorità. Infine, ultimo ma forse più importante di tutto, per un semplice concetto da tenere bene a mente, almeno qui, a livello locale: i nomi.

I nomi, gli interessi economici e politici che stanno dietro tanti assalti all’ambiente, tante speculazioni apparentemente diverse, i nomi dei porti, del cemento, del carbone,  sono spesso e volentieri gli stessi. Un ottimo motivo per non dare loro tregua e per non commettere l’errore di concentrarsi su singoli bersagli, trascurando il resto.

Ripeto, ho un grande rispetto per chi ha dedicato anni della propria vita a combattere qualche grande problema, magari isolato, inascoltato, sbeffeggiato persino, scontrandosi con ostruzionismi e mulini a vento. Capisco anche come in queste circostanze si tenda a sviluppare un minimo di paranoia, una forma di ossessione sul proprio obiettivo. Lo capisco, è perfettamente logico e umano, specie per chi ci mette del suo anche passione e impegno emotivo. Ma bisogna convincersi che questo stato d’animo e questo modo di pensare sono una debolezza, e avere il coraggio di superarlo. I risultati, sicuramente, ripagheranno.

La prossima volta mi occupo dell’ultimo punto critico: il catastrofismo.

 

 Nonna Abelarda