INCIDENTE SULLA VOLTRI-GRAVELLONA. I FUNERALI DOMANI ALLE 11 AD ALESSANDRIA  LA STAMPA
Schianto in autostrada
muore il prefetto Macrì
Rientrava da Savona: un malore o un colpo di sonno
[FIRMA]MIRIAM MASSONE
OVADA
E’ morto Cosimo Macrì, il prefetto dal volto umano. Si è schiantato in autostrada ieri all’alba sull’A26 proprio mentre rientrava da Savona, dove la sera precedente aveva cenato con alcuni amici. La conferma viene anche dal tagliando dell’autostrada, che segna Albisola quale casello di entrata. Macrì era prefetto di Pavia, ma a Savona aveva retto palazzo del governo per tre anni, dal gennaio del 2002 al dicembre del 2004.
Una testimonianza drammatica sulla dinamica dell’incidente giunge dal medico savonese che per primo ha dato l’allarme e ha tentato inutilmente di soccorrerlo, il dottor Alberto Macciò, che l’aveva conosciuto durante una premiazione ai Lions.
La Brava Blu del prefetto di Pavia Cosimo Vincenzo Macrì lo ha sorpassato alle 7,08. «Era da solo, andava piano, non oltre i 120 chilometri orari», ha raccontato Macciò. Un minuto e mezzo dopo quella Brava era un groviglio di lamiere, in mezzo alla carreggiata della Voltri-Sempione. Al chilometro 18, in un curvone sovrastato da nuvoloni minacciosi e dall'Appennino, in direzione Ovada, poco dopo Campo Ligure.
Il corpo del prefetto Macrì è stato sbalzato fuori dal finestrino, è carambolato nella corsia opposta e dopo un volo di almeno cinque metri è finito in una cunetta a bordo strada. Il medico non poteva fermarsi, era troppo pericoloso: ha dato l'allarme al 118 di Genova, poi ha raggiunto il posto di lavoro. Anche lui fa il medico al 118, ha 34 anni, è di Savona, ma ieri era di turno all'ospedale di Ovada. «Ho fatto appena in tempo a mettermi i pantaloni ed è arrivata la chiamata». L’auto del 118 è schizzata a sirene spiegate: dieci minuti e il destino ha riportato Macciò al chilometro 18. «Il prefetto è morto sul colpo. Lo conoscevo bene ed è stata dura. Da una prima ricostruzione credo che abbia battuto la testa contro il muraglione dell'autostrada: a provocargli la morte potrebbe essere stata la frattura della base cranica. Non andava forte. Ma quelle curve sono pericolose e l'asfalto era viscido».
Sono intervenuti anche i vigili del fuoco di Genova e gli agenti della Polizia stradale di Belforte. L'A26 è rimasta chiusa tre ore per permettere le operazioni di sgombero. Macrì, diretto ad Alessandria, avrebbe perso il controllo della Brava a causa di un malore o un colpo di sonno. È finito contro il guard rail che ha fatto da molla: l'auto è rimbalzata a centro strada e si è girata su se stessa un paio di volte.
La botta, poi un testacoda violentissimo, si è attivato l'airbag e il corpo di Macrì è stato sbalzato fuori da un finestrino laterale. Ha superato la rete alta tre metri che separa le carreggiate, è scivolato sull'asfalto delle corsie opposte e si è fermato nel piccolo fosso dove si innalza il muraglione che imbriglia l'Appennino, senza che nessuno lo investisse. Il tachimetro segnava i 110 chilometri orari.
La carcassa della Brava è stata poi trasportata nel parcheggio della Polizia stradale per i rilievi: il lato del guidatore era completamente distrutto, il vetro anteriore crepato, i pedali divelti. Sul sedile c'era solo la custodia di una vecchia cassetta di Eros Ramazzotti.
Dopo quello di ieri, anche stasera alle 19,30 sarà recitato un rosario nel duomo di Alessandria, dove domani alle 11 sono previsti i funerali