LUNEDÌ, 05 MARZO 2007 La Repubblica
Piano e Fuksas: genovesi e liguri gente "diversa"
Tutto il mondo li cerca, solo qui vengono contestati
CHE avesse proprio ragione Dante nel suo celebre anatema sui genovesi, gente diversa, magari estendibile a tutti i liguri? Sarà perché la prossima lettura pubblica del grande poeta da parte di Roberto Benigni in una molto attesa performance genovese richiama con forza i suoi versi, sarà perché quella diversità trova conferme continue anche nel terzo millennio, sarà perché a Genova e in Liguria esiste un forte senso di autocritica, ma quel giudizio pare rimbombare con maggiore forza se solo si osserva con un po´ di distanza quanto avviene sotto i nostri occhi.
Certamente due tra i più grandi architetti italiani e del mondo devono condividere quel giudizio storico del poeta fiorentino se misurano genovesi e liguri sulla base della loro attuale esperienza. Alludiamo a Alessandro Fuksas e a Renzo Piano e ai loro progetti savonesi e genovesi della Margonara e dell´Affresco che la gente di Liguria sta discutendo da tempo e in qualche modo parallelamente.
Si tratta di due personaggi mondiali. Piano è considerato addirittura uno dei cento più noti al mondo. Da ogni angolo della terra arrivano ai loro studi proposte di opere da realizzare, tanto che una delle maggiori occupazioni dei loro studi è quella di selezionare e decidere che cosa accettare. Dov´è che sono discussi, contestati, vivisezionati, contesi? Dov´è che si riuniscono assemblee, comitati, vertici più o meno pubblici, più o meno istituzionali, dov´è che ogni aspetto della loro idea viene pesata millimetricamente e ogni risvolto sfaccettato, se non a Savona e a Genova?
Sgombriamo il campo da un equivoco: non vogliamo qui schierarci per la torre di Fuksas e per l´Affresco di Piano. Sui due temi sono già scorsi fiumi di parole e si sono scritti giornali interi. Chi ci segue sa che abbiamo sempre sostenuto il progetto di Renzo Piano come un´idea strategica che può indirizzare lo sviluppo della città attraverso il disegno del suo waterfront e sa che stiamo con attenzione seguendo il progetto di Savona-Albissola, giunto al culmine di una interessante discussione pubblica. Non è qui il momento di attaccare cappello o di risollevare altri polveroni che già ne soffiano tanti e molto spessi.La considerazione che sorge dall´impatto polemico dei due grandi progetti, capaci di incidere decisamente sulla faccia della Liguria e sul suo prestigioso fronte mare, è proprio quella della specificità del carattere della nostra gente.
E´ chiaro che Renzo Piano e Alessandro Fuksas non sono dei passe partout e che non basta la loro firma per imporre qualsiasi cosa, soprattutto se il progetto lascia un segno tanto forte come quello disegnato sul pezzo di costa tra Savona e Albissola e sull´intero arco genovese da Voltri fino a Punta Vagno. Ma possibile che la discussione sui due casi diventi un esercizio così estenuante e infinito, marcando una diversità rispetto a ogni procedura di ogni altra parte del mondo?
La discussione su Piano sta per arrivare al terzo compleanno e ora che c´è da doppiare una tornata elettorale invece di diventare conclusiva rischia di trasformarsi in un´arma contundente da usare tra candidati che ci giocherellano sopra per usarla a proprio vantaggio e altri che assistono con baffi e barba finti: se mi oppongo o mi distinguo ci ricavo qualche vantaggio, qualche consenso, qualche alleanza....
La discussione su Fuksas è molto più fresca ma ha già tutte le caratteristiche della mina vagante per l´amministrazione comunale savonese. Lì il sindaco l´hanno appena eletto e quindi nessuno può far pesare il progetto come un´arma per lanciare o stoppare i candidati, ma il cammino del giovane Berruti è già, comunque, condizionato dal dibattito sulla Margonara. Se passerà o meno la supertorre sul mare il sindaco ne uscirà o più forte o mezzo azzoppato.
Si può osservare che ciò è logico e democratico: ogni scelta importante corrisponde a una mossa politica che lascia impronte spesso decisive. Il sindaco che approva e boccia la torre e l´Affresco sarà a sua volta segnato.
Il ragionamento funziona se si arriva a una decisione in tempi ragionevoli. Quelli di Savona-Fuksas lo sono ancora, quelli di Genova-Piano sono usciti ampiamente dai limiti su quel piano di ragionevolezza.
Conclusione: è difficile confermare in toto lo storico giudizio di Dante Alighieri sulla diversità dei genovesi (e dei liguri). Ma se assumiamo come metro di giudizio il caso delle decisioni sulle opere dell´intelletto di due grandi architetti quella diversità regge, almeno rispetto al resto del mondo dove a Fuksas e a Piano avrebbero detto già un entusiastico sì oppure un no. Ma avrebbero detto qualcosa di chiaro e deciso senza avvoltolarsi in una specie di serpente decisionale dalle mille spire.
FRANCO MANZITTI