Rovesciamo pure i contenuti della “educazione”, ma non buttiamo via bambino ed acqua sporca. Regole, rispetti, apprendimenti, freni, morsi da cavallo ci devono pur essere, rinnovati quanto si voglia e meno ipocriti
MA COME SI FA...

                                                 di
Sergio Giuliani      versione stampabile

...ad essere tanto incoerenti come il Gramellini de “La Stampa”? Giorni fa, ci spiega con fare saputo che è proprio da balenghi protestare per il superingaggio del baudo ed allegata biondina e che significa non capire le regole elementari, essenziali ed inevitabili del profitto. Come dire: avvelenatevi, perché così vuole chi vende il tossico e ci paga le imposte che rendono tanto all’erario!

          Oggi si cambia musica: provvedimenti severi e non palliativi di stato contro le stragi del sabato sera che, a sentir lui, sono scomparse da tutt’Europa e persistono, come le nebbioline di Pennellatore sulla Liguria, solo da noi. Naturalmente, finanziati con il mitico avanzo d’imposte (che andrebbe, democraticamente, adoperato per le urgenze politiche, come la creazione di posti di lavoro per giovani e non dissipato per sculacciare quelli delle “scoppole”. Giovani, al certo, anche loro, ma, almeno, chiodi sviati.

         Diceva Hegel; lo ripeteva Marx e lo ripetevamo fino alla noia nel sessantotto che la contraddizione è il primo passo della fertilità, del superamento “dialettico” di due corni di un problema. Ma Gramellini non contraddice nulla dei problemi gravi di cui scrive se non se stesso Per lui, ceti sociali ben identificati (i vedenti dei festival) sono da accettare come sono; che anzi…i giovani invece, ceto esteso ben al di là dell’età biologica, va modificato, ripreso nella sua volontà-voluttà consumistica.

         Credo che il mercato-giovani sia tra i più sviluppati ed è inutile fare elenchi, dalla neve alla moto, dalle vacanze all’oggettistica. Dobbiamo aver fatto una bella fatica per arrivare a un simile traguardo: sentire i figli con angoscia iperprotettiva e, al tempo stesso, non comunicante, reagendo come se fossero salvadenari in cui imbucare, difendendoli dalle sconfitte formative (in primis, quelle scolastiche; ma anche quelle dello sport: non per altro si orientano verso quelli “estremi” o la danza nelle botteghe sotto casa, se signorine), confrontarli di continuo con quelli dei nostri “colleghi” o addirittura superiori nella scala sociale spronando una continua ed illogica imitazione (se una cosa la fanno in tanti o tutti nel nostro gruppo, allora è giusta ed è da complessato rifletterci sopra invece di farla tra i primi).

          Abbiamo creato una scuola svelenata dal cimento su prove di studio e più o meno “figurale”, esposta, cioè, a tutti i venti dell’improvvisazione semplificante che magari gratifica epidermicamente, ma che non forma caratteri e preparazioni. Da un lato, siamo diventati fanatici della privacy, tanto che il (rarissimo!) bocciato non vede pubblicati i suoi voti; dall’altro, il telefonino è l’occhio troppo lungo dei genitori e dei giornalisti nelle aule.

          Ci è quasi riuscito un capolavoro, di estraneità al mondo adulto; anzi, addirittura di impalpabilità, come voler bloccare un’anguilla. Naturalmente, con lodevoli, lodevolissime eccezioni di perfetta scolastica e casalinga ed amicale intesa!

          E non ci scandalizziamo troppo del “branco”, noi anziani che da ragazzi abbiamo conosciuto e pagato tutti la grinta di un “capo” nei giochi di strada. Avevamo, però, i fermi binari dell’obbedienza verso tutti i “superiori” e le loro regole. Obbedienza che sarà stata anche caprina, ma che ci ha ripagato con una formazione discutibile quanto si vuole,ma che ci ha allenato cuore e cervello e, in più, ha agito come un costrittore che fa sognare come gran felicità il momento in cui si sgancia. E così è stato: nei costrittori ci siamo pur cresciuti, ma, oggi, la palla da biliardo senza sponda, cade.

          Verissimo che i binari sono saltati, che la produzione è rivoluzionata e che la stessa misura del tempo, mondiale e cosmico, si è come appiattita. E’ stato anche un bene; ma è richiesta tanta, tanta meno gente…

          Quindi? Rovesciamo pure i contenuti della “educazione”, ma non buttiamo via bambino ed acqua sporca. Regole, rispetti, apprendimenti, freni, morsi da cavallo ci devono pur essere, rinnovati quanto si voglia e meno ipocriti. Altro che giovani spendaccioni-da-mercato-di-frivolezze, capaci di prendere sul serio un Cristicchi qualsiasi come fosse rivoluzionario o poeta: a scuola, rinnovata con coraggio, fuori di precetti secolari e bislacchi  e potenziata nei contenuti e nelle persone; in famiglia, dove, finalmente, si parli con meno pudori vigliacchi e meno aggressività, fuori finalmente dalla “stanza del figlio”; nello stato che deve assumersi anch’esso il carico della formazione civica e dei necessari pratici supporti per un avviamento al lavoro che non sia abbandono perché-non-ci-sono-posti!

          I posti di lavoro si creano; si debbono creare; è urgente con una seria lotta agli sprechi (Tfr Cimoli & c., macchine blu e blindate, scorte, viaggi, consumi pubblici e con una tassazione draconiana di redditi dal mercato-giovani. Per sciogliere quel mercato, quelle abitudini al chiuso o alla dissipazione di sé. Per togliere la mela avvelenata dalla bocca di Biancaneve! Senza equivoche “comprensioni” né sconti.

Sergio Giuliani