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La Copertina e le illustrazioni sono opera del pittore Luigi Caldanzano Leggi l'introduzione di Silvio Riolfo
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IL «CANNON D'ORO»
Una trattoria centenaria, e l'insegna di pretto sapore ottocentesco ne fa fede. Nei battesimi dei locali come in quelli dei neonati si seguono mode e gusti rispecchianti, in certo qual modo, lo spirito dei tempi. In questo di « Cannon d'Oro » si sente il fragore dell' armi in cui nacque il secolo scorso e l'accompagnò per tre quarti dei suoi venti lustri. I soldati percorrevano le strade seguiti dai pesanti carriaggi e sul loro passaggio tutti quelli aurei cannoni invitanti le truppe affaticate al buon ristoro, puntati in batteria, formavano la delizia delle tappe e delle guarnigioni. In luogo di mitraglia rovente, vomitivano fragranti manicaretti appetitosi e boccali di vini generosi, contro i quali coraggiosamente, senz'essere eroi e nemmeno militari, si poteva opporre lo stomaco affamato.
Il « Cannon d'Oro » venne fondato dai « Duce », una grande famiglia di "tortai" e di osti, il cui albero poderoso s'intreccia per via di donne con i rami dei Pittamiglio, dei Debernardi, dei Parodi, degli Aonzo e dei Bertolotto, ancor oggi in maggioranza tortai e osti come i loro antenati. Dai quali, oltre il mestiere ripetono, malgrado i molti innesti, il tipo biondo dal viso colorito e sano.
L'ultima di questa memorabile famiglia che esercì per lunghissimi anni la trattoria, fu la famosa « Manin a Duxe », prima che passasse al « Benedetto », la cui vedova, la buona e gentile « Beppina Piccone », la continua tuttora, dedicandole la propria attività e conservandole la simpatia caratteristica d'ambiente famigliare e tranquillo, dove tutti si trovano a proprio agio.
Purtroppo, sul « Cannon d'Oro », una delle poche ultime trattorie del passato, pende inesorabile il piccone demolitore della vecchia zona dei Cassari. Dovrà anche essa migrare altrove, al pari di tanti altri esercizi, in altra cornice d'ambiente, di certo più moderno, meno caratteristica di quella dove è sorta e dove s'inquadra perfettamente, richiamando al pensiero la gente d'un tempo della città e del contado, le « baxadonne » rosse e nere, le cacciatore di fustagno spesse e dure, le vesti di « bordatto », gli scialli dalle lunghe frange, attorno ai tavoli amicali, intenta a consumare i pasti fra conversari di vigne e di tasse, di filossera e di maltempo. Gente alla buona, parca, aliena dai litigi, che l'ambiente ha consacrato con la propria bonomia e reso aderente come qualcosa di personale, ai frequentatori che si sono succeduti in sì lungo periodo di anni.
Entrandovi, non si ha l' impressione di trovarsi in un pubblico locale, ma in una pensione di famiglia. V'è cordialità e confidenza. Fanny è come se fosse una persona di casa e si fa in quattro per servirvi. Trotta avanti e indietro dalla cucina alle tavole e il suo nome echeggia gridato da diecine di voci su tutti i toni:
— Fanny, pastasciutta!
— Fanny, un quarto!
— Fanny, sempre Fanny!
E Fanny accorre, portando piatti fumanti, boccali ripieni, confidenziale, ridendo o borbottando contro gli impazienti nati nel mondo della bacchetta magica, riuscendo a servir tutti.
Spirito tutelare del vecchio « Cannon d'Oro » è la signora Beppina, intenta a fare i conti senza calcar la mano, o ad aiutare la figlia, giovanissima cuoca, assai carina, tutta attenzione e grazia nella cucina linda e pulita, davanti ai fornelli che di tratto in tratto l'avvolgono di bagliori di fiamma, mentre col mestolino rivolta le vivande, affinchè cuociano appuntino.
Come dissi sulla vecchia trattoria pende il piccone dello sventramento e dovrà seguire la sorte dei vetusti Cassari. Ed è un lembo del passato, una sequela di ricordi che i muri cadendo seppelliranno sotto le macerie.
Soltanto nella mente dei vecchi ne rimarrà traccia, fintanto che essi rimarranno in vita, eppoi più nulla. Tutto verrà sommerso dalle ondate giovani frementi di vita, avide di livellare, di conquistare, di regnar sovrane su ciò che fu, mentre già alle loro spalle altre ondate giovani si preparano a sopraffarle con lo stesso fremito e con la stessa avidità con le quali esse ora si lancian veementi contro l'ieri, vieto e deriso.
La Copertina e le illustrazioni sono opera del pittore Luigi Caldanzano
Tratto da Macchiette e osterie
della vecchia Savona
di Giuseppe Cava (Beppin da Cà)
SABATELLI EDITORI Savona - Genova