Marzo 2007 LA STAMPA

Cala il sipario sulle “bombe di Savona”
Il procuratore Scolastico chiede l’archiviazione
dopo l’interrogatorio di un ex di Ordine Nero

[FIRMA]MARCO RAFFA
SAVONA
Un morto, diciotto feriti, danni ingentissimi, mesi di paura e la mobilitazione di una intera città contro quella che era stata vista come una concreta minaccia alle istituzioni democratiche: nonostante queste premesse, sulla stagione delle «bombe di Savona», che tra l’aprile del ‘74 e il maggio del ‘75 portò in città il clima degli «anni di piombo», sta per calare nuovamente il sipario. Dopo l’ennesima audizione, il procuratore capo della repubblica di Savona Vincenzo Scolastico ha concluso le indagini e deciso di chiedere l’archiviazione del procedimento, essendo rimasti ignoti gli autori dei reati».
Quegli attentati, secondo alcuni dei testimoni ascoltati da Scolastico, sarebbero maturati negli ambienti del terrorismo di estrema destra ma non è stato possibile identificare chi fisicamente ha preparato o posizionato gli ordigni. All’epoca, per due degli attentati savonesi ci furono rivendicazioni da parte di Ordine Nero (30 aprile ‘74) e Ordine Nuovo (28 febbraio ‘75). E dopo la comparazione dei documenti acquisiti presso la Direzione centrale della polizia di prevenzione di Roma, si sono riscontrate analogie tra vari attentati avvenuti in quel periodo in Italia, rivendicati dalle organizzazioni di estrema destra (sempre Ordine Nero e Ordine Nuovo) e i fatti di Savona.
A sollevare il sipario, dopo una prima archiviazione del caso negli Anni ‘80, ci aveva provato, nei mesi scorsi, il Comitato presieduto dalla nipote della vittima Fanny Dallari, e con il sostegno dell’avvocato bolognese Andrea Speranzoni, difensore di parte civile in molti processi su episodi di terrorismo. C’era stata anche un’assemblea pubblica promossa dal docente Massimo Macciò, autore di un libro-intervista sulle «bombe di Savona».
Sulla base delle rivelazioni dell’avocato Speranzoni («Dal ‘46 all’80 sono stati sottratti all’autorità giudiziaria più di 150 mila faldoni di atti: in quei documenti penso si possa trovare traccia degli attentati di Savona e delle indagini di quegli anni») il procuratore Scolastico aveva aperto un fascicolo, attivato gli investigatori della Digos di Savona, dato vita a una serie di audizioni di testimoni: almeno venticinque persone coinvolte a vario titolo in quegli episodi sono state ascoltate nelle ultime settimane.
Domenica, il procuratore Scolastico ha ascoltato in carcere a Milano l’ex terrorista di Ordine Nero Vincenzo Vinciguerra che sta scontando l’ergastolo per la strage di Peteano (tre carabinieri uccisi il 31 maggio del ‘72 da un ordigno collocato in un’auto). Vinciguerra, in carcere dal ‘79, è considerato il depositario di molti segreti dell’eversione nera degli Anni ‘70: non è un pentito in senso stretto, ma si è attinto più volte alla sua conoscenza dell’arcipelago eversivo neofascista.
Nel caso di Savona, però, i suoi ricordi non sono andati al di là di una conferma sulla matrice «nera» delle bombe del ‘74-‘75: niente nomi, nessun elemento obiettivo per poter risalire ad autori e mandanti. Troppo poco per far luce su quegli episodi ormai lontani, ma che i savonesi non hanno certo dimenticato.