Ampliamento della centrale a carbone di Vado

IL GIORNALISTA, IL SINDACO:

 CASACCHE E ”GIACCHETTE”

IL GIORNALISTA, IL SINDACO:

 CASACCHE E ”GIACCHETTE”

In una questione tanto delicata e complessa, per tanti, dolorosa e controversa come lo è la richiesta di ampliamento della centrale a carbone di Vado, l’aspetto più grave e insopportabile è la manipolazione e la distorsione delle informazioni.

Poiché è sulle reali informazioni che si sta giocando il futuro di questa operazione, in alcuni casi sarebbe meglio tacere!

Una centrale termoelettrica, quella di Vado che, per quanto riguarda i gruppi a carbone esistenti, è vergognosamente al capolinea in fatto di accettabilità ambientale, di qualificazione tecnologica, di efficienza energetica e tutti lo sanno

Lo sa l’azienda che chiede, per avere l’ok sul potenziamento con un altro gruppo a carbone, di ristrutturare i gruppi 3 e 4 esistenti pur sapendo di essere nell’impossibilità di farlo. Nessun permesso, nessuna moderna tecnologia sarebbe in grado di resuscitare in modo accettabile i due gruppi che, in un Paese civile, sarebbero stati definitivamente chiusi e che invece continuano a seminare malattie e morte. Lo sa l’azienda quando controlla da sé le sue emissioni e lo fa da sempre, senza che nessun organismo istituzionale ci possa mettere il naso e tanto meno le pubblicizzi.

Lo sa l’azienda quando a corredo del progetto di ampliamento produce un’analisi delle emissioni post opera, su un numero minore di ore di esercizio della centrale, omettendo di analizzare tipologie di emissioni inquinanti difficilmente trascurabili.

 

Lo sanno i cittadini di Vado, Quiliano, Savona, delle Albissole, di Celle, di Spotorno, di Noli e Finale e che abitano in un raggio di cinquanta chilometri intorno alla centrale in territori con caratteristiche diverse che però hanno, da anni, in comune stesse tipologie d’inquinamento territoriale e stessi problemi alla salute.

 

Lo sanno i medici, alcuni dei quali, da anni, coraggiosamente denunciano pubblicamente l’allarme ambientale che nuoce in modo inaccettabile la salute della gente. Lo fanno pubblicizzando studi scientifici, con dati alla mano incontrovertibili anche per le validazioni a livello nazionale e internazionale, che in nessun confronto e in nessuna occasione, a Savona, nessuno ha mai contestato.

 

Lo sanno i politici e gli amministratori, alcuni dei quali, condannati al ruolo di chi non vuol sentire e sapere, trascurando il ruolo e le finalità per le quali sono stati eletti e cioè il bene della gente e del territorio, continuano ad assumere atteggiamenti equivoci sull’utilizzo di un combustibile fossile altamente inquinante come il carbone e nel contempo meditano l’eventualità di bruciare nei gruppi dismessi della centrale, rifiuti URBANI IN CONTRASTO CON QUANTO CONSENTITO DALLA NORMATIVA EUROPEA 2000/76/CE E 75/442/CEE., con il rischio di un ulteriore e grave peggioramento delle emissioni per la formazione di diossine e metalli pesanti nei fumi maggiori addirittura di quelle prodotte con un moderno inceneritore.

Lo sanno i sindacati che subendo il ricatto occupazionale, immotivato e pretestuoso, da parte di T. P. mascherano dietro la richiesta di condizioni di salvaguardia ambientale il loro appoggio al potenziamento, motivando la loro posizione con la richiesta di migliorie tecnologiche, di fatto inesistenti e fantasiose.

Lo sanno i sindacati che, più di ogni altra realtà istituzionale, appoggiano con entusiasmo la costruzione di un nuovo gruppo a carbone, continuando a commettere gli errori del passato, quelli di mancato controllo dell’attività dell’azienda sulla salute dei lavoratori e delle loro famiglie, quei stessi lavoratori a cui si fa credere che, o si aumenta la produzione di energia da carbone o si perdono posti di lavoro.

Lo sanno i Sindacati mentre nella vicinissima Ferrania per altri 220 lavoratori si chiede semplicemente sussistenza, quando la Regione ha già devoluto 15 milioni di euro, (soldi nostri!!!) perche si producesse fotovoltaico.

Che fine ha fatto il Parco Tecnologico di Ferrania? Come mai, dopo il finanziamento regionale, sono stati impiegati solo 4 addetti? Non era un’occasione di sviluppo quella che si configurava nell’utilizzo di energie alternative, fonte di guadagno sicuro per il resto di Europa?

Quali operazioni nasconde l’inefficacia dell’azione sindacale in quel frangente? Non hanno la stessa dignità 220 persone con 220 famiglie che attendono lavoro e non ammortizzatori sociali?

 

Lo sanno i lavoratori che hanno pagato sulla loro pelle il prezzo delle mancate tutele ambientali e che vivono questo difficile momento come oggetti di ricatto. Un ricatto strumentale che pur contribuisce a far perdere la lucidità.

“O si amplia o si chiude!!!” risuona la minaccia dell’azienda .

“O si brucia carbone o si perderanno posti di lavoro!!!!” rinforza il Sindacato.

E loro, pur vivendo il conflitto di chi ha famiglia, di chi vorrebbe essere certo di vivere in un ambiente sano dove i bambini, anche i loro, non dovranno più respirare polveri più o meno sottili o altre decine di sostanze tossiche che possono addirittura alterare il Dna con conseguenze che conosciamo bene, si ritrovano nella stessa posizione di tanti altri lavoratori in simili dolorose e spiacevoli situazioni. Ricordiamo la vicenda ACNA che vedeva lavoratori pagare sulla loro pelle la sudditanza del sindacato alla proprietà.

 

Ma la manipolazione delle informazioni confonde tutto, altera la realtà, modifica le convinzioni, lentamente e con fatica, consolidate.

Soprattutto quando questo avviene per opera dei quotidiani locali.

Testate giornalistiche che diffuse e lette, in gran parte, da chi non ha avuto occasione, volontà e talvolta possibilità di essere informato sui dati scientifici e sulle problematiche che caratterizzano la forte opposizione all’ulteriore utilizzo di carbone , vede nell’enfasi di alcune dichiarazioni , nella parziale distorsione di risultanze, nella sottolineatura di paventati pericoli e ricatti occupazionali , un’informazione viziata, sintomo di un’alterazione vera e propria della missione informativa di un giornale.

 

Così giornalisti sembrano indossare “casacche” che permettono loro di schierarsi, alla stregua di politici. In mascherate analisi, possono “tirare la giacchetta”, sminuire posizioni meditate di Sindaci che, nel rappresentare i loro cittadini, portano con fatica e onestà avanti gli impegni presi.

Sindaci che onorano, come non siamo più abituati a vedere, il ruolo di chi deve difendere la sua città in termini di ambiente e salute e non solo di convenienze monetizzate.

 

Succede il 10 ottobre sul Secolo XIX, dove il giornalista Del Santo in quella che definisce “analisi”, dedica mezza pagina per banalizzare e criticare la posizione del Sindaco di Vado Caviglia.

Riesce addirittura a valutare la lunghezza della giornata del Sindaco come se quest’ultimo non fosse stato in grado di superarla serenamente.

Giornata lunga e tormentata”.

E’ stata forse una confidenza o un’intima speranza di chi perora la vittoria di un’azienda che opera contro legge e che ha la presunzione di accaparrarsi anche l’informazione per ripulirsi l’immagine?

Precisando che il Sindaco di Vado non è stato convocato dal governatore Burlando, ma invitato con altri soggetti istituzionali ad un tavolo , il primo a livello regionale, cosa fa pensare al signor Del santo che egli rischi di essere “tagliato fuori dal prossimo confronto”?

Si possono continuare a tagliare fuori Amministrazioni Comunali dalle scelte che si operano sui loro territori, se si considera anche l’esistenza di lettere di denuncia precedentemente inviate sul malfunzionamento dei gruppi?

Scrive il giornalista, con estrema scioltezza, e parla di “colpi da Genova e siluri da Vado” (Così chiama la piattaforma Maerxs), come si fosse nel bel mezzo di una guerra, rimarcando le affermazioni “poco benevole nei confronti del Sindaco” che avrebbe elargito il presidente dell’Autorità Portuale, Canavese.

Cita, con non troppo velata soddisfazione, le grane: la centrale e la piattaforma che, per Caviglia, prima sarebbero state “oggetto di vittoria elettorale e ora gli rovinerebbero le giornate”.

 

Chi è costui e dove vive se ignora le giornate dei cittadini, quelli che vivono giornalmente a contatto con queste grane.

Che vivono in un territorio di discariche allargate all’inverosimile per ospitare rifiuti che arrivano anche da fuori provincia, che rischiano per questo di vedere costruito sul loro territorio un inceneritore, che vivono su un litorale che si appresta ad essere offeso da una inutile quanto rischiosa piattaforma di cemento, grande come cinque campi di calcio e che con un territorio disseminato di insediamenti industriali devono ancora combattere con l’ampliamento di una centrale a carbone che da quarant’anni, indisturbata, ammala e uccide.

“Arroccamento” lo chiama il giornalista, la convinzione di Caviglia di contrastare che questo avvenga

 

Passa poi a dare al Sindaco anche lezioni di politica, sostenendo che “chi vince è colui che sa guardare un metro più avanti degli altri.”

Saper guardare più avanti vuol dire convincersi che ormai quella che lui chiama” l’altra faccia della medaglia” è la vera qualità della vita che non è fatta di giardinetti, strade asfaltate, supermercati e campi da pallone ma di legalità, di rispetto per la gente, di aria da respirare, di un territorio dove non sia vietata, come in quello intorno alla centrale di Civitavecchia, la coltivazione di alimenti. Insomma una vita da non sacrificare al lavoro.

 

Finiamola di chiamare “flessibilità”, il compromesso a qualsiasi costo, il baratto, dove la rinuncia alla salute e alla difesa dell’ambiente è sempre il primo prezzo da pagare. Si può e si deve avere il diritto di lavorare lo stesso senza barattare la vita nostra e quella dei nostri figli.

E’ vero, signor Del santo, “il territorio va governato”, ma non si può accettare di cominciare un’opera come la piattaforma, senza la firma del Ministero che garantisca gli accordi economici pattuiti con le banche.

Non si può accettare l’ampliamento di una centrale a carbone, quando si continuano a perpetrare condizioni d’illegittimità nello stato attuale e si producono studi di fattibilità poco attendibili per lo stato post opera del progetto.

L’Italia ha una ricca esperienza di casi di malgoverno del territorio e la provincia di Savona non sembra esserne stata schivata.

Il valore aggiunto, però, anche qui lo cominciano a fare gli uomini, quelli che non si fanno intimidire, che continuano a difendere le loro idee, che portano avanti le speranze dei cittadini che li hanno votati fatte semplicemente di rispetto della legalità, della tutela dell’ambiente e della salute: dovere primario di un Sindaco.

Questi sono” i risultati da portare a casa”: solo il primo passo per sperare in una vita e in un Paese migliore.

 

 

Considerato l’importanza e il valore dell’informazione della rete, questo blog intende contribuire alla circolazione delle conoscenze, allegando una sintesi degli elementi contenuti in una denuncia e più volte ampiamente diffusi da diversi organismi e comitati.

……

1) PER LA CENTRALE A CARBONE TIRRENO POWER DI VADO LIGURE (SV) IL CONTINUO FUNZIONAMENTO DAL 1996 A OGGI PER PIÙ DI 10 ANNI, IN PRESUNTA VIOLAZIONE DELLA NORMATIVA IPPC 96/61/CE DELLA UE, DEL DLgs 372/1999, DLgs 59/2005 e oggi D.Lgl. 128/2010 DEGLI OBSOLETI GRUPPI A CARBONE 3 E 4 che non utilizzano la migliore tecnologia disponibile (BAT) con rendimenti assai bassi (34%) ed alti livelli di emissione di inquinanti superiori ai livelli di emissione per le BAT stabiliti dalla commissione Ue (Sintesi grandi impianti di combustione – Siviglia Maggio 2005) (Art. 29 – bis, comma 1 del D.Lgl. 128/2010) e che quindi non potrebbero ottenere la obbligatoria autorizzazione A.I.A.

2) MANCATA CONVOCAZIONE DELLA CONFERENZA DEI SERVIZI DI CUI AI COMMI 10 E 11 DELL’ART.5 DEL D. LGL. 59/05 PER DECIDERE IN MERITO ALL’AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE per la centrale Tirreno Power nè da parte del Ministero dell’Ambiente, nè da parte della Regione, della Provincia e dei Sindaci dei Comuni interessati di Vado Ligure e Quiliano.

3) IL CRONICO SUPERAMENTO IN PROVINCIA DI SAVONA NEGLI ANNI 2004, 2005, 2006, 2007, 2008 DEI LIMITI DI LEGGE DELLA MEDIA ANNUALE (DIRETTIVA EUROPEA 96/62CE E DM 60/02) PER POLVERI SOTTILI PM10 come risulta da dati ARPAL e misure satellitari.

· Nella zona sono residenti complessivamente 74.930 abitanti di cui l’80% a Savona. Si valuta in prima approssimazione e cautelativamente che l’intera popolazione residente nella zona sia potenzialmente esposta ai livelli di concentrazioni inquinanti stimati, poiché quasi tutte le aree urbanizzate (maglie di un kmq con urbanizzazione superiore al 25%) sono interessate da superamenti dei limiti fissati dal DM 60/02.

· la combustione nell’industria dell’energia e quindi essenzialmente la centrale termoelettrica, è la prioritaria responsabile delle emissioni di Ossidi di azoto (68,3%); PM10 (34,9%), SOx (89,7%) e di COV (37,9%).

· Per quanto concerne il PM10 le campagne effettuate nel corso del 2004 fanno stimare il superamento del limite giornaliero .

  • A tale proposito riportiamo la seguente tabella che riassume l’assetto della centrale T. Power prima dell’entrata in funzione del gruppo a gas ( 2 gruppi 660 Mw 3 e 4 a carbone), nell’assetto attuale (2 gruppi 3 e 4 a carbone 660 Mw + 1 gruppo a gas 760 Mw) e infine nell’eventuale maggiormente inquinante potenziamento a carbone del progetto di T. Power (2 gruppi 3 e 4 a carbone 660 Mw + 1 gruppo a gas 760 Mw+ nuovo gruppo a carbone 469 Mw)

 

Anno 2006 gruppi

3 e 4 a carbone

ante operam

Progetto T.P.

Gruppi 3 e 4 ristrutturati

660 MW

Progetto T.P.

Nuovo gruppo

460 MW

Gruppo gas

da Marzo 2007

760 MW

TOTALI Progetto T.P.

1880 MW

post operam

CO2

3,8 milioni t/a

3,6 milioni t/a

2,3 milioni t/a

1,6 milioni t/a

7,5 milioni t/a

SO2

5.800 t/a

4.900 t/a (-15%)

1.000 t/a

5.900 t/a

NOx

3.153 t/a

2.800 t/a (-10%)

800 t/a

900 t/a

4.500 t/a

I TABULATI ARPAL RELATIVI ALLE POLVERI SOTTILI PM10 MONITORATE PER LA ZONA 2B NEL COMUNE DI SAVONA E I DATI SATELLITARI EVIDENZIANO SUPERI DEI LIMITI DI LEGGE PER GLI ANNI 2005, 2006, 2007, 2008:

· Nell’anno 2005 il limite giornaliero di legge (35 giorni con superi giornalieri di 50 microgrammi/mc) è stato superato in ben 51 giorni. (Centralina metodo gravimetrico via Zunini) (DM 60/02)

· Nell’anno 2006 il limite giornaliero di legge (35 giorni con superi giornalieri di 50 microgrammi/mc) è stato superato in ben 48 giorni. (DM 60/02) così come anche superato risulta il valore limite della media annuale (28 microgrammi/mc) con il valore di 36 microgrammi/mc (DM 60/02). (Centralina metodo gravimetrico via Zunini) (DM 60/02)

· Nell’anno 2007 il limite giornaliero di legge (35 giorni con superi giornalieri di 50 microgrammi/mc) è stato superato in ben 50 giorni. (DM 60/02) così come anche superato risulta il valore limite della media annuale (26 microgrammi/mc) con il valore di 30 microgrammi/mc (DM 60/02). (Centralina metodo gravimetrico via Zunini e misure satellitari)

· Nell’anno 2008 il valore limite della media annuale (24 microgrammi/mc) è stato superato con il valore di 30 microgrammi/mc (DM 60/02).

  • NEI COMUNI DI VADO E DI QUILIANO, SEDI DELLA CENTRALE A CARBONE TIRRENO POWER, PRINCIPALE FONTE DI INQUINAMENTO DEL COMPRENSORIO SAVONESE, NON VENGONO ANCORA MONITORATE LE POLVERI FINI PM 2,5 COME PREVISTO DALLA DIRETTIVA 2008/50/CE, dalla precedente Direttiva 2000/69/CE recepita dal DM 60/02 E DAL PIANO REGIONALE, NONOSTANTE SIANO STATI PIU’ VOLTE SUPERATI I LIMITI DI LEGGE PER LE POLVERI SOTTILI PM10.
  • LA MANCATA MISURAZIONE DI ARSENICO, CADMIO, NIKEL E BENZOPIRENE NELLE POLVERI PM10 IN ATTUAZIONE DEL D. LGL 152/07.
  • GLI STUDI SUI LICHENI (anche Regionali) dimostrano come la centrale a carbone sia la principale responsabile per la emissione oltre che di gas fitotossici (SO2 e NOx) anche di metalli pesanti come Hg, Cd , Cr e Ni che superano i valori di background naturale e che seguono il modello diffusionale del Vanadio prodotto solo dalla combustione del carbone. Inoltre i costi esterni provocati dalla centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure stimati dalla Unione Europea (fonte Externe) ammonterebbero a circa 140 milioni di euro all’anno La CO2 emessa oggi dai vecchi gruppi a carbone 3 e 4 e dal gruppo a turbogas (5,4 milioni t/a), subirebbe un notevole incremento (in tutto 7,5 milioni t/a) se venisse attuato l’ampliamento a carbone di 460 Mw richiesto da T. Power, per il quale è già stato rilasciato parere favorevole dalla Commissione VIA del Ministero dell’Ambiente, in totale contrasto con l’orientamento europeo e mondiale teso a ridurre sempre più tale emissione, a tutela dell’equilibrio climatico terrestre.

5) LA INGIUSTIFICATA PREMURA CON CUI IL MINISTERO ITALIANO DELL’AMBIENTE SI E’ COSÌ AFFRETTATO NEL DARE LA V.I.A. PER IL NUOVO GRUPPO A CARBONE, MENTRE SI STA ANCORA OGGI ASPETTANDO L’A.I.A. PER I 2 VECCHI E OBSOLETI GRUPPI 3 E 4 A CARBONE DI QUESTA CENTRALE IN PIENO CENTRO ABITATO.

6) LA SCANDALOSA SEQUENZA DI PROROGHE CHE DI FATTO PERMETTE OGGI IL FUNZIONAMENTO DEI GRUPPI 3 E 4 A CARBONE NON CONFORMI A QUANTO OBBLIGATORIAMENTE RICHIESTO DALLA DIRETTIVA IPPC (96/61), DAL DLgs 59/2005 e oggi D.Lgl. 128/2010:

IN SOSTANZA TALI RITARDI DETERMINANO RITARDI NEGLI ADEGUAMENTI ALLE MIGLIORI TECNOLOGIE DISPONIBILI E/O A PRESCRIZIONI MAGGIORMENTE RESTRITTIVE RISPETTO ALLE AUTORIZZAZIONE AMBIENTALI IN VIGORE (CHE RIMANGONO IN VIGORE FINO ALL’OTTENIMENTO DELLA AIA) E QUINDI A “INQUINAMENTO AGGIUNTIVO IMPROPRIO”.

Questi dati, sono stati recentemente citati nella conferenza stampa indetta da UNITI PER LA SALUTE, sullo studio epidemiologico commissionato al Prof. Stevanin dove sono stati pubblicamente contestati i dati forniti da T.P. allegati al progetto di ampliamento.

 

                                                             ANTONIA BRIUGLIA

 

Le informazioni tratte da interviste e articoli si riferiscono al Secolo XIX e alla Stampa di venerdì 1 ottobre 2010.

 

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