ALLA DISPERATA RICERCA DELL’ORO NERO MARINO

 RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
Sessantacinquesima puntata
 
ALLA DISPERATA RICERCA DELL’ORO NERO MARINO

RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
Sessantacinquesima puntata
 
ALLA DISPERATA RICERCA DELL’ORO NERO MARINO

 

In data 23 maggio 2012, è comparso su un quotidiano IL Secolo XIX (pagina 18) un interessante articolo di Dario Freccero, avente per titolo:

IL NUOVO BUSINESS
MIGLIAIA DI VECCHIE AUTO IN PARTENZA PER  LA LIBIA
DALL’ EUROPA A SAVONA PER L’IMBARCO VERSO L’AFRICA

 Nel contesto dell’articolo è possibile leggere quanto segue:

 

“MIGLIAIA DI AUTO USATE, PROVENIENTI DA TUTTA EUROPA,
E PRONTE AD ESSERE IMBARCATE PER IL NORD AFRICA,
DESTINAZIONE, IN PARTICOLARE: LA LIBIA.”

 

E più avanti:

“SONO MEZZI CHE, MENTRE QUI DA NOI, SONO DESTINATI AD USCIRE DAL MERCATO NEL GIRO DI POCO TEMPO – SPIEGANO GLI ADDETTI PORTUALI – NEI PAESI DEL NORD AFRICA, DOVE NON C’È ANCORA LA STESSA SENSIBILITÀ AMBIENTALE, HANNO LA POSSIBILITÀ DI CIRCOLARE E DI ALIMENTARE IL MERCATO INTERNO.”

 

Alla lettura di questo articolo, debbo dire che, ancora una volta, mi è sorta spontanea UNA DOMANDA:

 

MA È VERAMENTE UN NUOVO BUSINESS QUESTO EVENTO?

O NON È, INVECE, UN’ ULTERIORE DISASTRO CHE STA ABBATTENDOSI SULLE NOSTRE TESTE?

 

– Convengo con l’autore dell’articolo che quanto sta avvenendo, in proposito, nel porto di Savona può essere considerato UN AFFARE, perché, in questi tempi di magra per i traffici portuali, questo “FATTO NUOVO” ha, quanto meno, ravvivato capannoni e piazzali portuali, ma io ritengo che l’esame di questo evento vada fatto con una visione più ampia dei problemi, che abbiamo di fronte e, soprattutto, più profonda.

A mio parere, dobbiamo andare oltre gli attuali limiti temporali e, di conseguenza, spingerci verso il futuro; inoltre, dobbiamo uscire dagli attuali, persistenti localismi e pervenire a concezioni economiche ed ambientalistiche, che vengano ad abbracciare l’intero, nostro sistema planetario; non dobbiamo dimenticare, al riguardo, che i confini tra Stati e Continenti sono, quasi sempre, creazioni artificiali dell’essere umano e non rispondono, quasi mai, alle regole dettate dalla natura e dalla logica creazionistica (e, quindi, scientifica).

– Di conseguenza, mi trovo costretto, mio malgrado, a ripetere quanto già avevo scritto nel giugno 2010; infatti, anche nel settore Industriale dei Trasporti, è necessario concepire, in maniera assolutamente innovativa, il nostro modo di produrre e di consumare, per la semplice ragione che la persistenza dell’attuale metodologia è destinata a condurci non già verso IL PROGRESSO, bensì verso una IRREVERSIBILE DEPRESSIONE.

Infatti, ritornando al concreto tema della PRODUZIONE AUTOMOBILISTICA, POSSIAMO CONSTATARE CHE ESISTE, OGGI, UNO SPROPOSITATO NUMERO DI AUTOVEICOLI, CIRCOLANTI IN OGNI PARTE DEL MONDO INDUSTRIALIZZATO, AL QUALE VA AGGIUNTA UNA RECENTE RICHIESTA DI AUTO ALL’INTERNO DELLE NAZIONI EXTRA EUROPEE, NEO-EMERGENTI SOTTO L’ASPETTO ECONOMICO.

Kert Davies

Il boom dell’auto si sta, oggi, verificando soprattutto negli USA. Secondo i dati pubblicati, proprio in questi giorni da IHS AUTOMOTIVE, il settore auto, che, nell’anno 2008, ha venduto 12,8 milioni di macchine, nel 2012 salirà a 14,3 milioni; di questo passo, nell’anno 2013 sarà possibile giungere a sfiorare la quota di 16 milioni di veicoli, dato che può essere definito della “massima espansione”.

 Nell’Europa ed in Italia, questa tendenza all’aumento è assai meno manifesta (anzi, è in parziale contro-tendenza), ma non dobbiamo dimenticare che, indipendentemente dagli ipotetici aumenti produttivi, già oggi, l’Italia vanta il primato mondiale di Nazione con il numero più elevato di Auto pro capite (quasi 60 vetture ogni 100 abitanti, contro una media europea di 50) e che gli italiani sono coloro che, in Europa, percorrono più kilometri sui mezzi di trasporto (15.200 km  per abitante, all’anno, superiore del 22% della media europea). Trovo, dunque, assolutamente normale (direi, addirittura fisiologico) che, anche nelle Nazioni neo emergenti del terzo Mondo ci si avvii progressivamente all’utilizzo degli autoveicoli a motore; di conseguenza, non sono affatto contrario a questa decisiva innovazione (segno, in particolare, di una positiva tendenza all’eguaglianza delle condizioni sociali degli abitanti del nostro pianeta).

Tuttavia, questo eccezionale BOOM AUTOMOBILISTICO deve porre a tutti noi (esseri umani di questo pianeta) un INDISCUTIBILE INTERROGATIVO:

 

QUALE SARÀ IL FUTURO SUPPORTO ENERGETICO, DECISIVO PER LA TRAZIONE DI QUESTO GIGANTESCO NUMERO DI AUTO?

 

Tutti pensano, ovviamente, al PETROLIO ed alla BENZINA (diventati: autentico simbolo della seconda rivoluzione industriale), ma non possiamo dimenticare, al riguardo, che

 

. AUTO E MOTO SONO I MEZZI DI TRASPORTO CHE CONSUMANO PIÙ ENERGIA, IN PROPORZIONE AL NUMERO DEI PASSEGGERI.

 

Faceva correttamente rilevare Roberto Rizzo che “PER PERCORRERE 45 KM UN’AUTO A BENZINA CONSUMA, IN MEDIA, UNA QUANTITÀ DI ENERGIA SUFFICIENTE AD ILLUMINARE UN APPARTAMENTO UNIFAMILIARE PER DUE SETTIMANE O, SE SI VUOLE UN ALTRO CONFRONTO, TRE VOLTE QUANTO NE CONSUMEREBBE UN TRENO.”

 

Per di più

 

. I COMBUSTIBILI DA TRAZIONE, SINO AD ORA IMPIEGATI, SONO TRA I MAGGIORI RESPONSABILI DELL’EFFETTO SERRA, CHE STA ANGUSTIANDO L’INTERO PIANETA, COMPROMETTENDONE L’ASSETTO FUTURO.

A questi due decisivi fattori, occorre inoltre aggiungere che:

 

. LA DISPONIBILITÀ DI PETROLIO A LUNGO TERMINE RISULTA SCIENTIFICAMENTE LIMITATA, anche se esistono differenze di opinioni sulla potenzialità delle riserve, attualmente disponibili;

 

. DI CONSEGUENZA, ESISTE E VA SEMPRE PIÙ ACCENTUANDOSI UNA SIGNIFICATIVA VOLATILITÀ DEL PREZZO DEL PETROLIO (E, QUINDI, DELLA BENZINA), CON NEGATIVE E  PROFONDE RIPERCUSSIONI SUGLI INTERI EQUILIBRI ECONOMICI MONDIALI;

 

. STA CRESCENDO LA VOLONTÀ DI MOLTE NAZIONI DI RIDURRE LA PROPRIA DIPENDENZA ENERGETICA DALLE FONTI FOSSILI (E DAL PETROLIO, IN PARTICOLARE) MA STA SEMPRE PIÙ VENENDO ALLA LUCE ANCHE LA DISPERATA RICERCA DI INEDITE TECNICHE RIVOLTE ALL’ESTRAZIONE DI PETROLIO DALLE GRANDI PROFONDITÀ MARINE.

 

– Ed è su quest’ultimo argomento che desidero, ancora una volta, soffermarmi, citando, in proposito, alcuni significativi esempi:

1) siamo nel settembre 2010: viene firmato a Murmansk dal Primo Ministro norvegese Jens Stoltemberg e dal Presidente del Consiglio russo Dimitri Medvedev il trattato che definisce la linea di demarcazione delle rispettive zone di influenza economica delle due nazioni nel mare di Barents, dove, da alcuni anni, si sta assistendo allo scioglimento dei ghiacciai, indotto dall’effetto serra o surriscaldamento climatico, che dir si voglia.

Sui fondali di questo bacino marino di circa 175.000 km² di superficie (posto fra le isole Svalbard norvegesi e l’isola russa Novaja Zemlja) vi è un tesoro nascosto: lì vi sono presenti quantitativi enormi di petrolio (altrimenti definito ORO NERO), quantificabili da 50 a 500 miliardi di barili ed, inoltre, giacimenti di gas naturale.

Attraverso l’accordo siglato tra le due Nazioni, ma, soprattutto, attraverso il contemporaneo Patto, intercorso tra il surriscaldamento climatico e le multinazionali del greggio, questo tesoro nascosto è a disposizione delle due Nazioni.

È un vero peccato che i responsabili politici di questi Stati abbiano, tuttavia, dimenticato DUE IPOTETICI INCONVENIENTI, che possono scatenarsi a seguito delle estrazioni programmate e, di conseguenza, condurre a catastrofi irreparabili:

A) L’estrema difficoltà a far fronte alle emergenze in un’ area geografica in cui mancano assolutamente infrastrutture; faceva notare Massimo Galli, in  un suo pregevole servizio giornalistico, che “VEDERE LE ACQUE E I GHIACCI DEL POLO, RICOPERTI DA UNA CHIAZZA NERA E VELENOSA, SAREBBE DAVVERO UNA CATASTROFE PER L’INTERA UMANITA’

 

B) Le alterazioni altimetriche dei Mari, indotte dallo scioglimento dei ghiacciai, (con elevazioni quantificabili in 3,5 mm di altezza, ogni anno) sono destinate ad incidere negativamente sull’esistenza di molte Regioni e Città costiere, che rischiano di scomparire in un futuro non molto lontano.

 

2) È ancora sotto i nostri occhi l’immenso disastro nel Golfo del Messico, causato dall’esplosione della piattaforma petrolifera DEEPWATER HORIZON, avvenuta nell’aprile 2010.

Proprio in questi giorni di maggio la NATIONAL OCEANIC AND ATMOSPHERIC ADMINISTRATION (NOAA) ha reso pubblica la documentazione fotografica di quella catastrofe.

Alcuni scatti mostrano tartarughe marine coperte dal greggio, oppure intente a muoversi in un fango nero.

Altre foto, invece mostrano balene e delfini affiorare dallo strato di greggio, che aveva coperto la superficie del Golfo, davanti alle coste di Louisiana e Mississippi, a seguito della fuoriuscita di almeno 5 milioni di barili di greggio.

Per Kert Davies (Direttore dell’ufficio Ricerche di GREENPEACE) avere a disposizione tali immagini significava ”POTER FAR CONOSCERE ALL’OPINIONE PUBBLICA LE DIMENSIONI DI UN DISASTRO, CHE È STATO, IN GRAN  PARTE, TENUTO NASCOSTO, AL FINE DI RENDERSI CONTO DELL’ENTITÀ DEI DANNI ALLA NATURA, CHE IL COMPORTAMENTO DISSENNATO DELLE GRANDI CORPORATION È IN GRADO DI ARRECARE: IL DISASTRO HA CAUSATO LA MORTE DI 600 TARTARUGHE MARINE E DI 150 MAMMIFERI DEL MARE (DELFINI E BALENE).”

Ma a tutti coloro che dimostrano scarso interesse per i problemi ecologici  e della biodiversità, desidero semplicemente aggiungere che la British Petroleum, responsabile della piattaforma esplosa, ha accettato di pagare 7,8 miliardi di dollari per i risarcimenti alle collettività della costa, somma indicativa del danno economico che una distorta metodologia produttiva può arrecare.

 

3) Ma, è ora di ritornare al nostro MARE MEDITERRANEO ed alle tematiche iniziali, che sono state alla base delle mie considerazioni. Poniamoci, dunque, UN’ULTIMA DOMANDA:

 

IL MARE MEDITERRANEO È ESENTE DALLE TRIVELLAZIONI E, QUINDI, DALLA RICERCA, NEI SUOI FONDALI, DEL PETROLIO GREGGIO, OPPURE È COINVOLTO ANCHE ESSO ED, IN CASO AFFERMATIVO, IN QUALE MISURA?

La risposta a questo quesito giunge, a tutti noi, dalla sottostante fotografia, riportata dal quotidiano LA STAMPA, in data 21 novembre 2010:

 

Non mi si dica, per favore, che questo reperto fotografico riguarda unicamente la Provenza e la Costa Azzurra!

È ormai arcinoto che le alterazioni del mare, (ed, in particolare, del Mediterraneo che, di fatto è un grande lago) vengono ad interessare tutte le coste che si affacciano sul mare stesso!

Ed, in effetti, nell’intero Mediterraneo, alla data del 31 dicembre 2009 avevamo questa situazione:

 

– IMPIANTI DI ESTRAZIONE DI PETROLIO IN MARE: 70

 

– BARILI DI GREGGIO ESTRATTI DAL MARE: 4,5 MILIONI ALL’ANNO

 

OPERATORI ATTIVI: 5 (ADRIATICA IDROCARBURI –ENI – EDISON –  MEDITERRANEA IDROCARBURI –  IONICA GAS)

 

NUOVE RICHIESTE DI RICERCA PETROLIFERA IN MARE:  21

 

Tra queste ultime vanno segnalate (perché sono in fase di concreta realizzazione) le trivellazioni iniziate dalla BP al largo della LIBIA (come ultimo lascito del regime Gheddafi).  E, tuttavia, a circa 500 km di distanza dalla Sicilia.

Lascio immaginare ai nostri carissimi Amici lettori quali potranno essere le conseguenze (che mi permetto di definire nefaste), che potranno derivare alla nostra economia e, soprattutto, a quella turistica e, di conseguenza, alle generazioni che verranno dopo di noi.

Discende da queste considerazioni, LA RISPOSTA ALLA DOMANDA, che mi ero posto all’inizio di questo articolo:

 

L’EVENTO DELLA CESSIONE DELLE AUTO USATE ALLA LIBIA E, IN GENERALE, ALLE NAZIONI AFRICANE NEO-EMERGENTI NON PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN NUOVO BUSINESS, PERCHÉ È SEMPLICEMENTE IL PRELUDIO DI NUOVI DISASTRI AMBIENTALI ED ECONOMICI.

ANCHE NEL SETTORE INDUSTRIALE DEI TRASPORTI È NECESSARIO USCIRE DALL’ERA DEI COMBUSTIBILI FOSSILI (CARBONE E PETROLIO, IN PARTICOLARE) ED ESPLORARE NUOVE ALTERNATIVE ENERGETICHE E STABILIRE NUOVI MODELLI ECONOMICI.

Questo l’argomento che cercherò di affrontare nella prossima puntata.

 

29 Maggio 2012       Aldo Pastore

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