Al mercato delle sparate elettorali

Siamo in campagna elettorale. E al mercato dell’Est.

Alla fiera dell’Est, per due soldi un treno di balle elettorali Berlusconi comprò. Pensioni a mille euro per tutti, dentiere e milioni di alberi da piantare. E venne Letta, che attaccò Silvio e promise salari minimi, uno stipendio in più all’anno, e leggi Zan, Ius Scholae e Ius Soli che Berlusconi non comprò.

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E venne Salvini, che morse Berlusconi e contestò Letta, e scacciò i migranti, ci armò a tutti e cancellò il Reddito di cittadinanza che il Pd non comprò. E venne la Meloni, che mise all’angolo Berlusconi, spernacchiò Letta, spernacchiò due volte Salvini, cambiò la Costituzione, cacciò i mussulmani e fece il blocco navale che l’Europa vietò.

E venne Calenda, che imitò Berlusconi, litigò con Letta, e poi con Salvini, e poi con la Meloni, e mise in riga i disoccupati, tolse ai poveri per dare ai ricchi e insultò chi passava da là, che essere educati… no, no, no.

E venne Renzi, che ormai aveva rotto con tutti tranne bin Salman, che rimpianse i bei tempi andati quando i giornali amici lo facevano passare per statista, e finalmente portò le firme per il referendum contro il Reddito di cittadinanza che nessuno mai consegnò.

E venne Conte, che ai poveri non ha promesso niente ma ha dato la più grande riforma del welfare mai fatta in Italia, che ha tagliato il numero dei parlamentari e i vitalizi, impedito a Draghi di spendere 15 miliardi in nuove armi, portato 209 miliardi del Recovery, fatto salire il Pil del 6,6% e disse a tutti: com’è che io ho tante cose fatte e voi solo promesse? Ah, ma è vero: siamo in campagna elettorale. E al mercato dell’Est.

(Gaetano Pedullà – lanotiziagiornale.it)

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