Al Cinema, nelle sale di Savona

Rubrica settimanale a cura di Biagio Giordano
AL CINEMA 
 NELLE SALE DELLA PROVINCIA
Hunger Games

 

Rubrica settimanale a cura di Biagio Giordano
  AL CINEMA

NELLE SALE DELLA PROVINCIA

Hunger Games

(Passione di giochi)

Titolo originale The Hunger Games

Regia: Gary Ross

Interpreti: Lenny Kravitz, Jennifer Lawrence, Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Stanley  Tucci.

Genere: fantascienza, drammatico

Durata 117 min.

Produzione: USA 2012  Warner Bros

Recensione di Biagio Giordano

Film in sala a Savona e Albenga

Il film, diretto da Gary Rose (Un mito senza tempo, 2003) ha già incassato negli Stati Uniti 600 milioni di dollari, è tratto  da un romanzo di fantascienza scritto da Suzanne Collins, uscito in Italia nel 2009 con la casa editrice Mondadori, è il primo libro di una trilogia di successo.

Protagonista  della pellicola è Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) una bella sedicenne, che vive in un mondo del futuro tecnologicamente molto evoluto, differente dal nostro ma non del tutto, soprattutto per  quanto riguarda il modo di amare e di odiare i personaggi  politici, quest’ultimi sono costruiti dal regime in funzione di una propria maschera di bellezza tale da alimentare nelle masse  sogni e speranze vane, ben supportate nella loro menzogna dai reality televisivi: quelli più segretamente controllati e condizionati dai vertici.

La nazione in cui si svolgono le azioni narrate nel film è denominata Panem, corrisponde a quello che un tempo era una parte del Nord America, precisamente la zona dell’Appalachia, uno Stato che  è stato ricostruito dopo una  apocalisse  che ha interessato  vaste porzioni di territorio, una catastrofe avvenuta con armi terroristiche – nucleari possedute da organizzazioni legate alle masse  in rivolta contro le istituzioni.

In questo territorio, costituito da 12 distretti, regna un  governo autoritario, una sorta di dittatura  estrema, tirannica, spietata, con sede nella città di Capitol City, composta da membri privi di ideologie se non quella, non proprio ben definita, del gran valore  attribuito alla tecnocrazia. Il regime,  per dar prova di autorità si avvale di una invasiva e minuziosa propaganda politica che utilizza gli strumenti più efficaci dei media, senza alcuna preoccupazione di far passare messaggi di chiara messa in discussione, per chi non sta alle regole decretate, di ogni diritto individuale e sociale.

Al centro del film c’è il gioco degli Hunger Games, un reality show televisivo, con cadenza annuale, aberrante per disumanità  e cinismo.  Il gioco viene visto  su maxi schermo, in diretta, in ogni distretto, e vede come protagonista assoluta la morte nel senso che il gioco è basato sulla  caccia omicida, in un combattimento che dura fino all’ultimo uomo in campo.  Gli scontri mortali avvengono in una arena altamente tecnologizzata dove gli organizzatori, da una sala di controllo molto sofisticata, possono creare situazioni che avvantaggiano alcuni concorrenti e ne sfavoriscono altri.

Il governo di Capitol City sceglie, da ciascuno dei 12 distretti, attraverso una lotteria che ha in memoria il DNA di ciascun possibile partecipante ai giochi, un ragazzo e una ragazza, obbligandoli poi, come gli antichi gladiatori romani, a combattere tra di loro fino alla morte. L’ultimo superstite sfuggito al massacro sarà considerato il vincitore e verrà coperto di gloria e ricchezza.

Gli Hunger Games (Passione di giochi) vogliono ricordare al popolo che il passato della tragica rivolta che ha portato all’apocalisse è sempre presente nel pensiero del regime,  e che quindi, chiunque vorrà rispolverare aggressività e indignazione per tentare di creare nuove e radicali forme di convivenza civile contrarie alle idee del potere,  potrà solo spostare in quel macabro gioco, concesso generosamente dal Governo, le sue pulsioni più insurrezionali. Cioè, grazie alla lungimiranza del Governo, secondo il Regime ciascun  cittadino  potrà avere  ancora a che fare con la morte-violenta,  lungo però una  sua funzione più equilibratrice, in grado di creare una sorta di effetto armonia tra necessità di sopravvivenza dello Stato ed esigenze di soddisfazioni pulsionali dei cittadini: ciò avviene da tempo, sia direttamente, attraverso la possibilità di uccidere legalmente altri concorrenti, sia indirettamente tifando e identificandosi, su maxi schermo, con i  gladiatori del proprio distretto.

Riuscirà a concludersi la 74° edizione degli Hanger Games, incoronando un nuovo vincitore?

Film di qualità che ben realizza un’idea letteraria di fondo raffigurata  dai numerosi contrasti, sfumati e originali, tra il bene e il male, presenti nella pellicola, aspetti indubbiamente di alta efficacia spettacolare.

Il film nonostante il lontano futuro in cui sono ambientate le scene, valorizza sentimenti facilmente riconoscibili come quelli che costituiscono l’amore di coppia e  per il prossimo, tanto da sollevare nel 12° distretto una rivolta contro  la barbarie del gioco imposto dal Regime. Questi sentimenti  danno un’idea di continuità e non di separazione tra futuro e presente che giova all’estetica di questo racconto filmico.

Una parte del popolo si oppone alla filosofia del gioco del Regime attraverso un motivo occasionale, apparentemente banale ma di grande valenza umana: che riguarda la mancanza di rispetto per i morti, solo Katniss metterà dei fiori sul cadavere della sua concorrente uccisa suscitando forti emozioni in diretta, questo contrasto tra cinismo dei media e indignazione del popolo giova molto ad animare il film spiegandone in parte il successo avuto verso i giovani.

Il linguaggio fotografico del film si presenta ben intonato al tipo di atmosfera di morte richiesta dalla narrazione: è farraginoso, con colori saturi dove prevale lo scuro intramezzato qua e là da breve scene in luce-bagliore che tagliano il buio della morte quasi rappresentassero un’improvvisa speranza; a volte per dare una sensazione di artificiosità dei valori in gioco alcune inquadrature ritraggono scene di seconda mano: riprodotte da altre immagini, originali, appartenenti alla diretta  televisiva.

I movimenti della macchina da presa sono essi stessi un linguaggio, diverse volte avvengono in modo brusco e veloce, togliendo al potenziale  contemplativo  dell’immagine ogni spazio  meditativo, tanto che lo spettatore  subisce una sorta di aggressione visiva, ben intonata con quanto sta in quel preciso momento precipitando nel film sul piano emotivo. La macchina da presa, attraverso il superlativo montaggio dà la sensazione di  soffermarsi sulle scene lo stretto tempo necessario a far comprendere allo spettatore ciò che accade, concedendogli una possibilità, solo veloce, di metterlo in relazione con il significato delle altre scene, è questo il prezzo che si paga nei buoni film d’azione, bisogna entrare in sala pronti a velocizzare, con la concentrazione, l’apprendimento.

Hunger Games merita di essere visto anche dagli adulti più maturi, a patto che metaforicamente se ne comprendano, sul piano etico e sociale, tutti gli aspetti più problematici dell’oggi che fanno si, da sempre nella storia del cinema fantastico, che la fantascienza non sia altro che un’interpretazione del presente proiettata, come i casi clinici classici della psicanalisi che possono essere letti anche come novelle, su un ipotetico piano di verità dai confini incerti dove l’estetica del racconto dona piaceri di lettura e buone conoscenze.

BIAGIO GIORDANO

 

Savona,11-05-2012


 

 

 

 

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