AL CINEMA, NELLE SALE DELLA PROVINCIA

RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO
AL CINEMA, NELLE SALE DELLA PROVINCIA 
The Way  Back

 

RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO
AL CINEMA, NELLE SALE DELLA PROVINCIA
The Way  Back 
(La via del ritorno)

 

 (The Way Back, 2010, Usa)

Regia: Peter Weir

Interpreti: Colin Farrell, Dejan Angelov, Dragos Bucur, Sally Edwards, Valentin Ganev, Igor Gnezdilov, Mariy Grigorov, Ed Harris, Meglena Karalambova, Irinei Konstantinov, An-Zung Le, Nikolay Mutafchiev, Stanislav Pishtalov, Alexandru Potocean, Saoirse Ronan, Stefan Shterev, Gustaf Skarsgård, Mark Strong, Jim Sturgess, Sebastian Urzendowsky, Hal Yamanouchi, Zahary Baharov, Bhawani Singh

Distributori: 01 Distribution

Genere: Drammatico

Durata: 133′

Data di uscita in Italia: 07-2012

Recensore Biagio Giordano 

 

 

Il film prende ispirazione dal libro delle memorie  “The Long Walk” (La via del ritorno) di Slavomir Rawicz, la cui verità  storica e biografica (dei personaggi), è tuttora messa in  discussione da alcune istituzioni governative russe nonostante l’autore abbia sostenuto a più riprese che trattasi di episodi reali.

1939. La Polonia è sotto il giogo straniero, occupata dalle truppe sovietiche, Stalin  sempre più isolato in Russia, porta avanti la tesi della costruzione del comunismo in un solo paese, reprime ogni opposizione, imprigiona nei gulag milioni di persone anche solo sospette di non gradire il regime.

Il tenente polacco Janusz (Jim Sturgess), imputato di spionaggio, subisce di fronte a un ufficiale russo un duro confronto con la moglie. La donna  sotto tortura  ha  appena confermato  alle autorità che suo marito è una spia. Janusz firma il documento che  lo condanna e viene rinchiuso per 25 anni in un gulag siberiano.

Nel gelido campo di lavoro della Siberia, Janusz rimane shoccato dalla crudeltà degli uomini e dalle pessime  condizioni di salute degli internati. Riuscirà a fatica a socializzare,  glie ne darà l’occasione un gruppo di  detenuti che pensano di  fuggire dal gulag.

Sono interessati alla fuga l’americano Mr.Smith (Ed Harris) cui i sovietici hanno ucciso un figlio con l’accusa di spionaggio, il ragazzo era immigrato in Russia per lavoro  su richiesta del padre che ora si sente in colpa per quanto accaduto,  il criminale stalinista Valka (Colin Farrell) un violento che uccide per rapina persone recluse nel campo senza essere mai punito, e, apparentemente, l’attore delirante Khabarov (Mark Strong) che ama parlare di dettagliati e geniali piani di fuga senza la minima intenzione di metterli in pratica.

Giorno dopo giorno matura nei tre l’idea di evadere dal gulag e fare ritorno a casa, un piano arduo che a un certo punto, studiati tutti i particolari, esce dall’ambito delle ipotesi per diventare realtà, durante la maturazione della scelta di fuggire si aggiungeranno un polacco che soffre di cecità notturna (Kazik), un sacerdote lettone (Voss), un ragioniere jugoslavo (Zoran) e un ragazzo (Tomasz) che si guadagna da vivere disegnando immagini erotiche in cambio di vestiario e qualche alimento.

Il progetto è pressoché  impossibile da realizzare perché solo arrivando nell’India, amministrata dagli inglesi, percorrendo cioè a piedi 6500 chilometri, gli evasi possono considerarsi salvi, tuttavia essi non hanno scelta e sono motivati dall’idea che  è meglio morire in libertà che stare prigionieri in un gulag dove la condizione abbruttente  fa perdere ogni dignità umana.

 

Il piano prevede nella sua prima fase l’arrivo al grande lago di Bajkal in unione Sovietica. Nella seconda il raggiungimento  della ferrovia transiberiana per tentare poi di arrivare al confine con la Mongolia. Terza fase l’attraversamento del deserto infuocato di Gobi che è il secondo al mondo per estensione territoriale, situato parte in  Mongolia e parte in Cina. Nella fase finale l’entrata nella famosa muraglia cinese e la scalata della catena montuosa dell’Himalaya da dove si scende  in India.

 Il gruppo formato da sette uomini e ben rifornito di alimenti riesce a fuggire dal gulag con una certa scaltrezza, procedendo poi a fatica tra la neve.

 

Strada facendo si aggiungerà una donna, Irena (Saoirse Ronan) che vive un forte conflitto con il regime.

L’incredibile fuga avrà successo? Qualcuno riuscirà ad arrivare in India?

Dopo sette anni circa di assenza dal grande cinema Peter Weir ci propone un’opera difficile, meditativa, che non vuole  sedurre né drammatizzare, la cui spettacolarizzazione  è ridotta volutamente ai minimi termini a vantaggio dell’acquisizione di un messaggio di indignazione più vero, forte, diretto contro  certe scelte sanguinose del regime stalinista,  avvenute appena poche decine di anni fa.

Weir fedele all’idea dell’indispensabilità nel cinema di una ricerca del linguaggio fotografico e locationistico sempre specifico al tipo di narrazione, abbandona le sue geniali tecniche narrative cui ci aveva abituato in The Truman Show, L’attimo fuggente, Master & Commander per fornirci un’eloquenza cinematografica sobria e asciutta ben aderente al tema trattato, la cui principale forma estetica è collegata al simbolismo della libertà e consiste nel contrasto tra ambienti cupi carichi di sofferenza e panorami paesaggisti luminosi di grande suggestione come il deserto di Gobi e il lago di Bajkal, la muraglia cinese e la catena montuosa dell’Himalaya, anche se alcune riprese sono state girate in Marocco e in Bulgaria simulando zone interessate dal percorso dei fuggitivi dal gulag.

The Way Back è un film sulla memoria che non vuole dimenticare quei fatti tragici della storia dei gulag staliniani non sufficientemente analizzati e condannati dall’Europa perché lontani dal vecchio continente.

Forse il fatto storico che l’Unione Sovietica con Stalin abbia contributo alla caduta del nazismo e dei fascismi ha fatto si che i suoi spaventosi crimini siano stati, nell’Europa centrale, in un certo senso lasciati cadere nel dimenticatoio. Si sono  ufficializzate per le celebrazioni solo le date che ricordano le liberazioni dalle dittature di ciascuna nazione del’Europa centrale.

Peter Weir alla fine del film fa una sintesi del periodo comunista, delle conseguenze aberranti provocate dal regime dittatoriale comunista dell’Unione Sovietica, prendendo decisamente posizione a favore dei movimenti che si sono ad esso ribellati.

Il 9 maggio del 1945 caduta del Terzo Reich fine della guerra in Europa; dal 1949 al 1956 in Polonia  stalinismo regnante. 1956 invasione sovietica dell’Ungheria; 1961 costruzione del muro di Berlino; 1968 invasione sovietica della Cecoslovacchia. Nell’agosto del 1980 viene fondato in Polonia il sindacato indipendente Solidarność (Solidarietà) con leader l’elettricista Lech Walesa. Il crescente rafforzamento dei movimenti popolari di protesta in Polonia portarono il governo di Wojciech Jaruzelski a dichiarare l’instaurazione della legge marziale, nel dicembre 1981, una vera vergogna. Nel 1989 il movimento Solidarność venne ammesso a partecipare alle elezioni politiche. Il notevole successo di Solidarność  diede impulso alle rivolte del 1989, che favorirono la caduta del muro di Berlino e della cosi detta cortina di ferro che divideva l’Europa in due grosse zone di influenza politica. Nel 1990 Jaruzelski si dimise dalla carica di presidente e al suo posto subentrò Wałęsa, l’incubo della dittatura era finito.

Una buona parte dei critici cinematografici ha considerato questo film come una opera minore di Weir, per via di una presunta mancanza di un impianto scenico ad ampio  effetto, aspetto che secondo loro negli altri suoi film c’era: qualcosa cioè in grado di impressionare sia per originalità formale dello svolgimento fotografico sia per spessore qualitativo del senso della narrazione. Tra le righe sembra che si accusi Peter Weir di aver perso una certa vena creativa e inventiva, in realtà osservando meglio questa pellicola si può cogliere dietro alle immagini del film un lavoro  faticosissimo di costruzione di contrasti scenici efficaci, realistici, basato su uno studio dei profili dei personaggi ingegnoso, accuratissimo e di non facile esecuzione che porta il loro comportamento, privo di pause di tensione,  a scontri e atti di amore  di una verosimiglianza sorprendente a volte tali da far pensare ad alcuni film neorealistici italiani tra i meglio riusciti.

L’effetto di insieme del film è quindi tra i più potenti delle  opere di Weir, in virtù anche di una ricerca  psicologica oggettiva delle varie situazioni, qualcosa di  coerente e credibile che non produce mai risultati  visivi e verbali difficili da comprendere perché rispetta sempre i diversi canoni culturali dei protagonisti, rispecchiandone per quanto riguarda gli aspetti psichici più profondi  solo quei comuni denominatori che caratterizzano da sempre il modo di agire umano nella condizione di illibertà.

Le riprese del film si sono svolte anche in Marocco, India, Bulgaria.

Il film è stato presentato al Telluride Film Festival (Colorado USA)  nel settembre 2010. La distribuzione nelle sale cinematografiche statunitensi è avvenuta limitatamente il 21 gennaio 2011, dopo un’iniziale proiezione avvenuta a Los Angeles il 29 dicembre 2010. Il perché di questa cattiva distribuzione del film nel mondo rimane un mistero.

Il film è uscito nelle sale cinematografiche italiane a luglio 2012.

E’ disponibile on line e in diversi negozi la colonna sonora del film The Way Back del regista, Peter Weir Distribuita da Varèse Sarabande.

 

BIAGIO GIORDANO
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