Addio alle Circoscrizioni

Ecco come e perché, in un silenzio assordante, si lascia morire il decentramento
Addio alle Circoscrizioni
addio alla partecipazione
I Consigli di Quartiere palestra di democrazia popolare. La significativa esperienza della mobilitazione cittadina nel periodo degli attentati tra l’aprile 1974 e il maggio 1975

Ecco come e perché, in un silenzio assordante, si lascia morire il decentramento
Addio alle Circoscrizioni
addio alla partecipazione
I Consigli di Quartiere palestra di democrazia popolare. La significativa esperienza della mobilitazione cittadina nel periodo degli attentati tra l’aprile 1974 e il maggio 1975
  
Savona – Via Paleocapa

Il 30 aprile 1974, nel centro cittadino, in Via Paleocapa, nel palazzo dove abitava il senatore Varaldo, accanto al Barolo Chinato, venne consumato il primo attentato di una lunga serie. Quel drammatico avvenimento, per fortuna, non provocò vittime, solo danni materiali e una gran paura.

Si ritenne che Savona fosse stata presa di mira per la sua vocazione antifascista, medaglia d’oro per la Resistenza, anche se le indagini non approdarono mai a nulla, tra silenzi, omissioni e molti dubbi (vi fu anche un filone d’inchiesta tutto savonese con il coinvolgimento di tre giovani della cosiddetta “Savona bene”, ma anche quello non diede esito).

Ne seguirono altri undici, tra cui quelli alla linea ferroviaria Savona-Torino, nei pressi di Santuario, ad un traliccio dell’Enel, alla Villetta e in un portone nei pressi della Prefettura. Vi fu anche una vittima, la signora Dallari, che rimase ferita in modo grave nell’esplosione di una bomba collocata nell’androne del caseggiato di via Giacchero in cui abitava. L’ultimo fu consumato il 26 maggio di quello stesso anno.

Libertà è partecipazione

In qui giorni drammatici e carichi di tensione e paura, tra la gente si fece strada una percepibile voglia di contare di più. E a Savona iniziò a soffiare, sempre più impetuoso, il vento della partecipazione volontaria. Una spinta dal basso che diede vita ai Consigli di Quartiere. Il sessantotto, dominato dalle nuove correnti di pensiero del tempo, aveva influenzato la coscienza degli uomini. Nasceva così, nell’immaginario collettivo, l’idea di poter approdare progressivamente verso nuove forme di democrazia. Tra queste, una maggiore partecipazione alla gestione della cosa pubblica.

La forza del decentramento

Si fa strada nella coscienza civile, la consapevolezza di poter dire la propria opinione sulle scelte che interessano la politica amministrativa delle periferie. Savona, con una riconosciuta tradizione politica e sociale alle spalle, partecipa con tutta la sua sensibilità al nuovo che sta emergendo. E’ il momento dei decreti delegati e dei quartieri appunto. Percepisce quella rivendicazione che comunque, in quei momenti, si dovrà misurare con un rigurgito nostalgico del “ventennio” intenzionato a bloccare lo sviluppo della democrazia in tutto il paese.

Quelle notti attorno ai falò

Lo hanno chiamato il “periodo delle bombe”, ma fu molto di più. Furono momenti importanti nei quali Savona riscoprì la sua vocazione autenticamente democratica ed antifascista.

Il 1974 ha un inverno lungo e gelido che ostacola l’arrivo della primavera. Un freddo inusuale caratterizza anche i giorni degli attentati dinamitardi. Ciò nonostante, la maggior parte della cittadinanza partecipa alle manifestazioni organizzate in difesa della libertà. Nasce un Comitato Civico che raccoglie l’adesione dei partiti, dei sindacati, delle associazioni partigiane, della Curia vescovile, delle amministrazioni comunale e provinciale ma è anche l’occasione che mette in evidenza la presenza e l’impegno degli stessi Consigli di Quartiere. Numerosi falò, sparsi sul territorio, segnalano la presenza di gruppi di cittadini volontari intenti a vigilare per impedire nuovi attentati. Maglioni, calzettoni, copricapi di lana e cappotti pesanti per far fronte alle rigide temperature della notte, formavano la coreografia scenica foriera di un nuovo rapporto fra la gente

La forza della solidarietà

Intanto il clima di tensione impegna tutto il Paese e Savona riesce a dimostrare la sua particolare vitalità. In quell’occasione i Consigli di Quartiere, nati da poco, dimostrano valenza sociale e politica.

Contribuiscono a fare della loro città un caso esemplare per tutto il paese. Persino in Parlamento ne celebrano le iniziative, anche se non mancarono le diffidenze sul ruolo e le competenze dei “vigilantes”. L’ultimo quinquennio degli anni settanta si caratterizzerà per la particolare partecipazione popolare ad un nuovo e originale rapporto tra le istituzioni e la gente.

Consigli di Quartiere, valore aggiunto

In quegli anni, in alcune sedi concesse dal Comune, incominciano a riunirsi cittadini di ogni tendenza politica o religiosa. Desiderio comune: lavorare assieme per il bene della città. Chi ne ha fatto parte può orgogliosamente affermare di avere imparato a praticare la democrazia fin dai livelli più bassi.

Dai Quartieri alle Circoscrizioni

Ma la burocrazia non tarda a riprendere il suo antico ruolo. Dopo alcuni anni di libera e volontaria partecipazione si rende necessaria la legalizzazione anche per amministrare quelle piccole porzioni di territorio. A quel punto, la partecipazione, da semplicemente volontaria, si trasforma in organismo eletto. Sarà autorizzata a risolvere, praticamente, i piccoli problemi locali, materiali ed economici ed esprimere pareri sulle scelte dell’amministrazione comunale. A quella competizione partecipano le liste dei membri dei C.d.Q. uscenti ma, naturalmente, si aggiungono i rappresentanti indicati dai partiti politici presenti sul territorio. Si creeranno, inevitabilmente, dei “parlamentini” a somiglianza degli Enti Locali.

Con le Circoscrizioni elette, pur conservando la prassi democratica, si perde gran parte dello spirito libero e individuale che anima il confronto sui problemi specifici dei Quartieri. Tuttavia, la possibilità di avere una disponibilità di fondi programmati consente in particolar modo, almeno nelle prime legislature, di rendere un servizio veramente utile.

La gente prende coscienza

Si costruisce l’auspicato legame con la gente e soprattutto si concretizza la tanto agognata partecipazione popolare. Naturalmente non tutto risulta perfetto. Con la volontà di chi ne aveva la possibilità, si sarebbe potuto introdurre correzioni tali da evitare le derive che, alla fine, ne hanno causato la prossima soppressione. Sono convinto che una più meditata considerazione del problema e le necessarie correzioni potevano avere un risultato meno liquidatorio. La ragione suggerisce, a mio modo di vedere, che con la loro chiusura si privi il cittadino di un servizio utile. Averle sminuite nel loro ruolo ha messo in testa, a chi non ne ha vissuto la storia, il pensiero unico e pretestuoso di uno spreco inutile.

Gettare il bambino con l’acqua sporca

Con le prossime elezioni amministrative la Circoscrizione non esisterà più. La domanda che mi pongo è: cosa ne sarà della partecipazione popolare? La gente sarà più vicina all’amministrazione pubblica o ne sarà allontanata come prima che nascessero i Consigli di Quartiere? Sulla base della distorta informazione sull’argomento penso che la gente, oggi, non sia in grado di esprimere un giudizio sereno.

E’ possibile fare qualcosa?

Si potrebbe tornare all’istituzione dei Consigli di Quartiere. Mi sembra interessante valutare alcune proposte avanzate dai presidenti uscenti delle Circoscrizioni di Savona e da alcune amministrazioni comunali interessate al problema (es: Pesaro, Bologna, Verona ed altre).

Lo spazio ed il tempo, tiranni, non consentono di riportare dettagliatamente tali proposte che meriterebbero un’attenzione particolare anche da parte degli amministratori più scettici. Voglio darne alcune indicazioni estrapolate da ipotesi di regolamento sugli eventuali futuri organismi di rappresentanza del territorio. Mi limito a sottolinearne i punti che a me sembrano significativi.

Il ritorno allo slancio volontaristico

La prima proposta è quella di rivalutarne l’aspetto volontaristico a tutti i livelli, quindi, senza alcun compenso per chi intende assumerne incarico. Lasciando alle autorità competenti ogni forma di regolamento si possono sottolineare alcuni principi guida.

Il Consiglio di Quartiere dovrebbe interpretare le esigenze della popolazione del proprio territorio e contribuire a definire le scelte fondamentali dell’Ente; ispirare la propria azione al principio di sussidiarietà favorendo e agevolando l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale.

Concorrere alla formazione delle scelte politiche e amministrative. Esercitare funzioni conoscitive, consultive e propositive nella formazione degli indirizzi e delle scelte dell’amministrazione comunale. Promuovere forme di partecipazione della popolazione a carattere consultivo (formulazione di atti, esame di specifici argomenti di interesse cittadino). Sviluppare rapporti di collaborazione con le istituzioni, le associazioni, i gruppi di volontariato e altre forme sociali presenti sul territorio sulla base del principio di sussidiarietà.

Credo che ogni amministratore debba considerare l’opportunità di non abbandonare l’idea iniziale che generò la partecipazione e quindi il decentramento per un rinnovato sviluppo democratico della città. E’ quanto mi auguro.

L’assessorato al Decentramento di Savona ha prodotto un’ipotesi tutta da verificare. Sarebbe bene spendere un po’ più di tempo, volontà ed energia sull’argomento.

I tempi sono stretti per decidere e lo possono essere ancor di più se privi di interesse da parte di chi ci amministra.

CLAUDIO TAGLIAVINI

(da AuserSavonaNotizie

13 marzo 2011

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