Acqua pubblica

Acqua pubblica per

ripulire la politica

Acqua pubblica per ripulire la politica 

Sul Fatto Quotidiano del 22 aprile è comparso un articolo di allarme a proposito dei referendum sulla gestione dell’acqua, firmato da un economista, che enunciava i pericoli della ripubblicizzazione.

Poiché ho molto a cuore l’argomento dell’acqua pubblica, con relativi referendum sempre a rischio cancellazione o mancato raggiungimento quorum, visto che oggi in molte città italiane, anche qui a Savona con la collaborazione del nostro MoVimento, si è ricordato l’evento e si è distribuito materiale informativo in proposito, mi pare significativo riportare qui la risposta che ho dato e che è stata pubblicata oggi sullo stesso Fatto Quotidiano, con lo stesso titolo di questo articolo.
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“Ho letto con molto interesse l’articolo del prof. Ponti, (Marco Ponti, professore di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano, ndr) di critica nei confronti dei referendum sull’acqua.
Interessante perché mi piace sentire diversi punti di vista, anche opposti al mio, se documentati e non ideologici.
In breve, si afferma che abolendo le gare di fornitura dei servizi idrici, già ora scarsamente utilizzate, si lascerebbe ancora più  spazio alla politica con i suoi inciuci e voti di scambio. Che e’ troppo costosa la trasformazione dell’acqua in servizio universale quasi gratuito.
In sostanza, che con quesiti tanto drastici si aprirebbe un vuoto pericoloso.
Ebbene, nessuno pensa che un vuoto non possa essere colmato, magari da leggi migliori, o che l’acqua debba diventare gratuita per tutti o quasi, anche per usi industriali od oltre un certo consumo. Nessuno vuole incoraggiarne lo sperpero o la gestione allegra. Anzi, qualsiasi seria politica in proposito non può prescindere da attenzione, risparmio, gestione oculata, riutilizzo di acque di depurazione, raccolta acque piovane e così via.
Io non me ne intendo di teorie, economiche o altro, ma conosco i fatti. E i fatti dicono che mai il privato e’ stato una tutela migliore del pubblico.
Qualsiasi servizio affidato a privati si traduce automaticamente in: aumento tariffe, peggioramento servizio, riduzione all’osso di costi di personale e manutenzione, privilegio di utenti ritenuti redditizi a scapito di utenti deboli, indifferenza per tutti quegli aspetti della questione, anche cruciali per la comunità, ma non appetibili a sufficienza per il business.
Automaticamente. Sempre. Senza eccezioni. Se poi si realizzano forme di semimonopolio pubblico privato, si ottiene il peggio del peggio, abbinando i difetti di entrambe le gestioni.
Per noi la questione-simbolo dell’acqua deve diventare una specie di trincea, contro la deriva speculativa, consumistica e corrotta della società.
Acqua pubblica vuol dire troppo spazio alla politica? Non ci resta allora che cambiare la politica, dalle fondamenta!

 

Milena Debenedetti candidata a Sindaco di Savona

Portavoce MoVimento 5 Stelle Savona “

 

La Stampa censura l’Unione Cittadini e Comitati di Savona!

 

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