Dueevventi

IL “PALLINO” DELL’INCOMPATIBILITA’ COL TERRITORIO

Una nuova realtà si affaccia sul nostro territorio: un’associazione culturale giovanile. Si chiamano Dueevventi e sembrano, finalmente, il risveglio di un nuovo popolo giovane savonese non più assopito o appiattito sulle scelte di chi detiene il potere.

IL “PALLINO” DELL’INCOMPATIBILITA’ COL TERRITORIO

Una nuova realtà si affaccia sul nostro territorio: un’associazione culturale giovanile. Si chiamano Dueevventi e sembrano, finalmente, il risveglio di un nuovo popolo giovane savonese non più assopito o appiattito sulle scelte di chi detiene il potere.

A Savona, a Vado e in quasi tutto il territorio ligure sembra un fatto assodato: le forze politiche e imprenditoriali sembrano ormai “viaggiare” in modo perfettamente incompatibile col territorio e con chi lo abita

Sembrano, peraltro, non fare fatica perché, giorno dopo giorno, chi prima e chi dopo, sanciscono uno scollamento sempre più incisivo con la realtà sociale dei luoghi. Insomma non è solo una questione di linguaggi, ma proprio di scelte ( o non scelte) sempre più lontane dalle aspettative della gente. Azioni che delineano una dimensione politica ed economica inadeguata, spesso deleteria, dannosa e incontrovertibilmente in controtendenza con quelle virtuose che il vero sviluppo imporrebbe.

Non è certo un mistero e ammetto di non avere fatto alcuna fatica a trovare le testimonianze di quanto vado affermando.

L’Ossimoro Gosio.

In…un’intervista… comparsa sul Secolo del 15 luglio, il Direttore Generale della Tirreno Power, ingegner Gosio, potendo contare su un’intera pagina di giornale, tornava alla carica per reclamizzare la bontà dell’ampliamento della centrale a carbone di Vado.

Molto abilmente chiamava l’ulteriore ampliamento: “potenziamento e riqualificazione”, proprio come i nostri politici sono soliti fare per giustificare quella inutile cementificazione che sta inesorabilmente devastando il nostro territorio.

Altrettanto abilmente cominciava la sua intervista parlando di soldi da spendere, “investire” a Vado e della mancanza di riconoscenza da parte degli amministratori locali che invece di ringraziare, come in passato usavano fare altri più noti, concreti e grati amministratori, oggi tacciono. Forse più preoccupati dalle emissioni degli impianti esistenti e della forte, convinta e motivata personale opposizione e di tutta la popolazione sempre più convinta che non solo la centrale non vada ampliata ma vada depotenziata.

Ingegner Gosio

L’ingegnere chiama l’opposizione, “pregiudizi e mancanza di volontà al confronto”, mentre definisce, con una certa mancanza di rispetto, gli oppositori alla centrale a carbone come coloro che “hanno paura del carbone solo perché è nero” specificando, con un certo gusto ironico che “nella centrale c’è più pulizia che in un ospedale”.

La verità è invece che il confronto, il territorio, l’ha atteso da anni, gli stessi anni impiegati a organizzare convegni, manifestazioni, conferenze e incontri per tutta la provincia per chiedere, con dati alla mano, il depotenziamento della centrale, impiegati a spendere denaro per fare ricorsi al TAR, per cercare dialoghi che non sono mai arrivati, per dare disponibilità personali a lavorare su concreti controlli scientifici delle emissioni in atmosfera, preoccupati forse maggiormente dalla mancata pulizia nei polmoni e nelle arterie di chi abita il territorio più inquinato della Liguria.

Eppure mentre l’ingegnere usa il termine “tecnologia” come dovesse svelarlo a una popolazione ignorante che non ne conosce gli aspetti legati all’effettivo progresso, continua a parlare di soldi e di costi. Ritorna a parlare di bollette troppo care e di conseguente produzione da aumentare, ma omette chiaramente di dire che solo una minima parte della produzione della centrale di Vado è utilizzata dal territorio, il resto è diretto al Nord Italia e addirittura in Francia.( informazione avuta da un tecnico della centrale il giorno di “cancelli aperti”.)

Insomma un manager “con il pallino dell’ambiente” recita il suo profilo, cui nessun politico ha controbattuto magari con un’altra intervista volta a interpretare proprio le posizioni di un territorio che non è più disponibile ad accettare menzogne sulla salute.

Cemento e incompatibilità politiche.

L’hanno detto bene Preve e Sansa alla presentazione del loro ultimo libro”La colata”: la Liguria è tra le regioni d’Italia più devastata dal cemento. Questo avviene con complicità, da tempo, suggellate tra imprenditori, politici, amministratori e non ultima la Curia, tutti intenti a svendere un territorio, ignorando il “vero” degrado che questo implica.

Non è solo un dissesto idrogeologico, ma come denunciano bene i due giornalisti, anche un degrado sociale che è sotto gli occhi di tutti.

Seconde case vuote per undici mesi l’anno, torri sul mare completamente disabitate, condomini al posto di contenitori industriali opportunamente lasciate al degrado: tutto autorizzato da amministrazioni che hanno messo l’incompatibilità ambientale ai primi posti del loro programma.

Poco importa se non tutte le imprese sono “limpide” sotto il profilo morale, questi sono gli incerti del mestiere.

Poco importa se le colline franano e numerose famiglie, come quelle di “Poggio al sole” ad Albissola Marina continuano, da febbraio, a essere ancora fuori di casa, la disperazione della gente non è compatibile con la politica del territorio.

Tutti frutti dell’effetto Nimby i cittadini che si ribellano perché esigono una nuova qualità della vita? Perché desiderano, come Loredana, che il loro sogno si avveri, quello di un luogo desiderato per vivere, con la sua famiglia, con i suoi figli?

Frutti dell’effetto Nimby quei cittadini di Luceto e Carpineto (Albisola Superiore) che stanno lottando da anni contro i miasmi e le incompatibilità ambientali di cave, bitumifici e cementifici, troppo vicini alle abitazioni?

Molto civilmente hanno saputo dialogare, pazientemente, con le amministrazioni del territorio e hanno, forse ingenuamente, creduto troppo alle rassicurazioni di un Sindaco la cui professione, quella di medico, rendeva tutto, forse, più credibile.

Un segno di speranza vera.

Così in questa estate 2010, mentre la discarica vadese del Boscaccio si riempie a dismisura di rifiuti, con il provvidenziale aiuto degli imperiesi, e i nostri amministratori si sentono obbligati, con una certa soddisfazione, a parlare di eventuali gassificatori o ecovalorizzatori per risolvere l’ immancabile emergenza che verrà.

Mentre, con la stessa incompatibilità ambientale, l’assessore Marson blocca l’unica sperimentazione di raccolta “porta a porta” a Savona, ratificando la fine della raccolta differenziata savonese e delle speranze di chi ci credeva.

Mentre il governatore della Liguria, Burlando, scopre la spiaggia della Margonara mangiando fiori di zucca, dopo anni e anni di dolorose battaglie senza esclusioni di colpi inflitti proprio da esponenti del PD locale che etichettavano come “pantofolai” e “beceri ambientalisti” gli oppositori alla costruzione della torre Fuksas e del porticciolo, incompatibili con l’ultimo tratto libero di costa.

Mentre il nuovo segretario del PD, Di Tullio, nega alla Festa Democratica, l’esistenza di un’opposizione popolare alla piattaforma portacontainer Maerks di Vado, dimenticando che un referendum popolare sulla stessa, aveva decretato per la prima volta la sconfitta elettorale del suo partito.

Mentre il “fare politica” a Savona e provincia continua a parlare il linguaggio delle “non scelte”, della lontananza dalla gente che nelle richieste di cambiamento e di difesa territoriale vuole che si difenda la qualità della vita, obbiettivo principale di un amministratore, dove l’ambientalismo sia strettamente connesso e permeato anche da nuove tendenze etiche oltre che ambientali, anche volte a riscoprire l’empatia tra persone; una nuova realtà si affaccia sul nostro territorio: un’associazione culturale giovanile.

Si chiamano Dueevventi e sembrano, finalmente, il risveglio di un nuovo popolo giovane savonese non più assopito o appiattito sulle scelte di chi detiene il potere.

Si sono presentati a Quiliano in un’occasione di dibattito col territorio con una frase emblematica ma significativa e rispondente a un’evoluzione anche troppo attesa “FATEVI DA PARTE!”.

Quindi parto per le vacanze con una speranza nuova nel cuore: forse, con i giovani, la vera rivoluzione, quella silenziosa è già cominciata.                                               

 

ANTONIA BRIUGLIA 

 
. Battersi per un’etica dell’ambiente – oggi più di ieri- significa salvaguardare la propria e l’altrui vita, sollecitare nuove e più importanti idealità di sviluppo solidale e sostenibile, rispettare le generazioni future, consentire all’uomo l’espressione di tutte le sue potenzialità positive sotto il profilo umano, culturale, civile politico e sociale. L’idea di vivere oggi, in una qualsiasi parte del mondo senza pensare a valutare le conseguenze generate dal nostro comportamento costituisce – di fatto – una palese violazione dei diritti umani e dei principi che li ispirano. La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici – in un documento condiviso con ISDE Italia – la Carta di Padova per la tutela dell’ambiente e della salute, parla di ” professione che abbraccia l’etica della responsabilità, che supera l’ambito individuale e si impone su scala mondiale per le ripercussioni che attengono ai nostri comportamenti che riguardano il destino delle generazioni

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.