A Campanassa” de anchêu

“A Campanassa” de anchêu

“A Campanassa” de anchêu

“A Campanassa” è stata fondata nel 1924 per iniziativa di un gruppetto di “cicciollae” – naturalmente tutti invariabilmente “stundai”  che non volevano  “stare nel coro”, ma soprattutto volevano poter parlare di Savona, dei suoi costumi, tradizioni, lingua, storia antica e recente, in una LIBERA ASSOCIAZIONE, anche in tempi nei quali l’associazionismo (politico e non politico) poteva esistere soltanto se diceva di ‘sì’ al regime, cioè se rinunciava alla propria libertà.


Così, caratteri salienti di questa nostra associazione furono:

 –  Parlare dialetto, non inquinato dai molti barbarismi;

– Scoprire quanto non ricordiamo più della storia locale, con autori, personaggi, maschere, macchiette, uomini eminenti e semplici cittadini che del carattere “sabazio” furono caratterizzanti;

– Ritrovare e mantenere i luoghi nei quali operarono i nostri antenati, per meglio conservare il loro spirito, cioè quella “savonesità” della quale era intriso lo statuto originario della Associazione;

Preservare la libertà dei soci di poter praticare la politica e le religioni, ma, nell “A Campanassa”, astenersi dai riferimenti alle lotte delle parti, proprio per mantenere più saldo lo spirito associativo.

Oggi, nella Associazione:

       NON si parla più il dialetto, anzi, è indicato che i soci possano esprimersi nella lingua savonese;

       NON si ‘scopre’ quasi nulla del passato, perché l’Associazione non promuove tal genere di indagini;

       Anziché preservare i ‘luoghi’ della storia, si fa acquiescenza al cemento che soffoca la Città ed il porto;

    NON si discute dei problemi che ci assillano, perché “non c’è tempo”, anzi, coloro che cercano di ‘parlare’ sono considerati ‘disturbatori’ di coloro che dirigono.


Nell “A Campassa” molti dimenticano che l’Associazione esiste per stimolare e far crescere la volontà dei soci ad operare, anche se non viviamo tempi di lauti finanziamenti e di ‘vacche grasse’.

Basterebbe chiedere ai ‘soloni’ della società che cosa siano le “tradizioni” (forse la maggioranza risponderebbe ricordando le “seianne” gastronomiche).

In relazione all’articolo apparso sul Letimbro del gennaio 2018 relativo al periodico trimestrale della Associazione sono semplicissime le considerazioni:

TANTE BUONE INTENZIONI e NESSUNA IDEA, NE’  ALCUN INDIRIZZO di azione

Il buon Mazzini predicava che occorrono INSIEME: PENSIERO ed AZIONE.

Nella specie, pare che la direzione della “Associazione per il costume savonese” difetti sia di un pensiero che della azione, necessari entrambe per un futuro della Città -e della stessa Associazione- che sia DIVERSO e MIGLIORE di quello attuale, nel quale:

la CITTÁ É MORTA in economia e NON dà lavoro ai GIOVANI;

 MORTA nelle iniziative culturali 

 SPORCA (ED AL CASELLO DI SAVONA-ZINOLA, CHE ACCOGLIE I TURISTI, MALEODORANTE)

 NON AMMINISTRATA, ma “tollerata” dai cittadini (come certe case di fausta memoria)


IMMEMORE della propria storia e degli UOMINI ILLUSTRI che la portarono a notorietà MONDIALE se è vero che:

a) COLOMBO (anche se ‘scippato’ da Genova), è “nato a Savona” sia per dichiarazioni dei suoi discendenti, sia perchè a Savona v’è l’UNICA ABITAZIONE che, con la sua famiglia, egli abbia ABITATO e sia ANCORA in piedi ed è quindi più verosimile che in questa città abbia anche visto la luce, mentre una delle isole scoperte nel secondo viaggio porta il nome di “Saona”;

b) PANCALDO completò la circumnavigazione della terra dopo la morte di MAGELLANO;

c) CHIABRERA fu poeta ed ambasciatore molto noto già ai suoi tempi;

d) due PAPI della famiglia Della Rovere nacquero nel territorio savonese e di essi, uno almeno, ha vissuto magari da libertino e guerrafondaio, ma ha deciso di donare alla umanità opere d’arte di PRIMARIO VALORE che portano i nomi dei maggiori artisti del MONDO per unanime riconoscimento.

e) Boselli è stato presidente del Consiglio dei Ministri;

f) a Savona avvenne qualche FATTO saliente, come la “ideazione” nel 1831 della “Giovine Italia”, che molti eventi produsse per i secoli avvenire.


Colombo,  Chiabrera  E Boselli

Gli è che TUTTO CIO’ (ed altro accaduto in questi luoghi) NON interessa più nessuno, compresa la dirigenza a tutti i livelli del settore politiche culturali comunali vale a dire NON sentiamo più l’ORGOGLIO delle tradizioni per la terra che ci ha dato i natali.

L'”amore” chi non l’ha, non se lo può attribuire, come fosse un guiderdone da appiccicare come una medaglia, ma soprattutto “l’amour c’est l’amour”, sono palpiti del cuore, sono sorrisi, sono ricordi comuni in luoghi aviti e quasi ‘consacrati’ dalla storia.

Poi: pensino pure che tutto ciò è solo ‘mugugno’: resta la sostanza: lo spirito associativo è finito nella meschinità delle formule degli “azzeccagarbugli”.

R.P.

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