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Una categoria in crisi, da anni narcotizzata e penalizzata dai “poteri forti”?

Se gli albergatori dicono basta…

Colman: <Serve un nuova associazione>

I rappresentanti si sono piegati a troppe tasse, imposte e troppo cemento

di Luciano Corrado


Paolo Tedeschi (IVG)

Finale Ligure- Non è il personaggio abituato a parlare a vanvera. Ha ricoperto ruoli di primo piano tra gli albergatori; è stato consigliere comunale negli anni ’90. Non è una testa calda, smanioso di passerelle, di interviste ad uso e consumo del richiedente di turno. Non ha l’età per fare il “cacciatore di poltrone”. E’ un operatore alberghiero che non predica la meritocrazia, preferisce praticarla nella vita e nel lavoro, pur con tutti i limiti della situazione in cui si opera. E non è l’unico.

Parliamo di Gilberto Colman che non ha bisogno dell’incenso di Trucioli Savonesi (non rappresentiamo del resto né il quarto, né il quinto potere!). Anzi, siamo a nostra volta nel mirino di alcuni potentati. Non ci spaventano, abbiamo superato indenni periodi ben più tristi e difficili.

Ci occupiamo di  Colman dopo la “pietra nello stagno” lanciata dalle colonne de Il Secolo XIX. Gli ha risposto il presidente finalese Paolo Tedeschi per tranquillizzare tutti e far sapere che Colman rappresenta solo se stesso, come dimostra la votazione assembleare sul bilancio. Tanto varrebbe lasciarlo annegare nel suo brodo. Sarà proprio cosi?

Il 21 aprile, a pagina 27, dal titolo (vedi… Il Secolo XIX) <Il turismo sta morendo….duro attacco ad amministratori ed operatori del settore….Colman fonda “Nuova associazione alberghi”. La replica di Tedeschi>, è avvenuto qualcosa di insolito. Foriero di sorprese.  Non frequente nella categoria che solitamente – vedi centinaia di pagine della rassegna stampa – spara a salve contro altri, e non conosce l’autocritica. Oltre a restare divisa, apatica, in gran parte disinformata. Alle riunioni e alla vita attiva partecipano il 20 per cento degli iscritti. E questo è già una debolezza.

In quale contesto dovrebbe, invece, trovare forza, unità, la categoria? Sfogliamo la margherita, a caso.  

Ad Albenga, il presidente Gianluigi Gastaldi ha trasformato l’albergo che aveva creato con papà. Dopo aver lottato con tenacia e passione per anni e preceduto dalla chiusura di strutture di ben più robusta proprietà imprenditoriale. Chi rappresenta gli albergatori (mosche bianche) ingauni?

A Ceriale sono rimasti tre piccoli alberghi dopo la chiusura dello storico “Perelli”.

A Borghetto S. Spirito quattro piccoli alberghi, il maggiore (Majestic) con 29 camere e 53 posti letto è sbarrato. Ha alle spalle una storia da dimenticare.    

A Laigueglia, piccola e caratteristica perla  ambientale, sono suonate decine di volte le campane a morto, ad opera di esponenti politici. Il prof Giovanni Regesta, primario ospedaliero, candidato sindaco sconfitto, ha scritto: <I posti letto alberghieri rappresentano ormai soltanto il 18 per cento della recettività, le seconde case sono il 72 per cento sul totale delle abitazioni, la popolazione residente è diminuita del 20 per cento. Per favorire pochi privilegiati si è distrutto l’industria alberghiera, altri alberghi sono destinati a chiudere e si continuerà a costruire seconde case…>.  

A Laigueglia hanno casa, nel centro storico, una figura di primo piano del giornalismo italiano, Giulio Anselmi, che sta lasciando la direzione de La Stampa per la presidenza dell’Ansa. E ancora, i tre fratelli Manzitti, con Franco Manzitti, già capo redattore dell’edizione ligure de Repubblica-Il Lavoro.

Ad Alassio, “capitale turistica savonese”, ma superata da Varazze in quanto a numero di strutture alberghiere, si è vissuto la lacerazione del presidente “storico” Enrico Mantellassi . Seppure con ritardo, si è ribellato al soffocamento alberghiero ad opera di un cemento sempre più spavaldo, prepotente, ingordo. Lo “schiaffo di Mantellassi a Melgrati” non ha prodotto effetti; l’avrebbe addirittura isolato, da qui le ripetute e pubbliche derisioni del sindaco (“Fuma tabacco dei gerani del suo davanzale…”).


Il prof Giovanni Regesta

Albergatori in estinzione, ma agenti immobiliari boom (fonte Il Sole 24 Ore). In provincia di Savona sono ormai 837 e c’è chi ha più agenzie. Sono diventati, dopo l’Unione Industriali e relative imprese edili associate, una potente lobby. Con ottimi rapporti trasversali. Le centinaia di varianti in corso d’opera, “modello” per aggirare i piani regolatori, sono la spia più evidente.

Ognuno tira l’acqua al suo mulino. Il più forte vince. Non è colpa dei titolari di agenzie immobiliari.

Gli albergatori, pochi prediletti esclusi, sono  invece dei perdenti. Lo dicono tutte le statistiche, gli indici economici.

Cosa sta accadendo di tanto devastante? Presi singolarmente sono molti gli albergatori (nel maggio 1994 erano attivi nel savonese  907 alberghi, con 36.863 posti letto,oggi ridotti a meno della metà- Fonte Regione Liguria) convinti degli errori, dell’incapacità, dell’impotenza tollerata, sottovalutata, a livello di associazione di categoria.

Ed il primo errore – lo documenteremo in uno dei prossimi servizi – è stato quello di non prendere subito le distanze, con fermezza, senza tentennamenti, senza mezze parole e compromessi, dalla selvaggia cementizzazione del territorio che si è tradotta in dequalificazione.

Con un “turismo dequalificato” non c’è futuro.

Secondo aspetto. La dissennata politica delle imposte comunali, regionali e statali che non considerano gli alberghi come risorsa collettiva primaria (posti di lavoro, indotto nel commercio). In un’area a prevalente economia vacanziera.

Terzo aspetto. Ci si è accontentati delle caramelle, qualche presidente locale per via di attività svolte in famiglia ha avuto altri tornaconti. E’ stato indotto a non disturbare, non alzare la voce, ad allinearsi.

Leggete, se siete interessati, l’analisi che ha fatto un architetto di Loano, già candita sindaco, che non era certamente ambientalista del “no”, semmai tacciata di essere troppo vicina al mondo imprenditoriale per la sua attività professionale. L’analisi in un articolo dedicato al piano regolatore di Loano della signora Lucia Fantuzzi (nel frattempo un male l’ha porta via) si addice a pennello alle cause che hanno provocato quel “turismo che sta morendo denunciato da Gilberto Colman.

La prova provata del “cancro che corrode”. Eppure si è continuato ad abbaiare.

Per ragioni che pochi o tanti albergatori conoscono, negli ultimi 15 anni la categoria, con le sue rappresentanze più significative, ha fatto compromessi con i “poteri forti” di questa provincia e con i professionisti della politica.

Poteri economici, finanziari, palazzinari, il cui primo comandamento è stato: “sviluppo edilizio senza freni”, nelle più svariate articolazioni (varianti urbanistiche). Una “macchina da guerra” che ha “ingoiato” come zuccherini grandi e piccole strutture alberghiere, anche sul mare, trasformandole in “dormitoi” saltuari. Altre sono state chiuse in attesa del momento propizio. Soltanto un Comune, Pietra Ligure, con il Grand Hotel Royal, ha resistito alle pressioni. Ma la sorte sembra segnata.

Forse è il caso di chiarire che non possono essere additati al pubblico ludibrio i proprietari degli immobili. Non possono, dopo tutto ciò che è successo, pagare per gli altri. Hanno le loro buone ragioni per dire: e che! Siamo i più scemi? E’ la politica che è stata sciagurata, irresponsabile, da “capitalismo becero” e maledetto.

Da una parte i politicanti al potere, i loro interessi magari inconfessabili, dall’altra un gruppo scelto di tecnici e professionisti, consulenti vari, che hanno partecipato alla spartizione della gigantesca torta.

Al punto che un presidente di banca si è sfacciatamente vantato di aver finanziato gran parte delle maggiori operazione edilizie-speculative di questa provincia. Poteva vantarsi di aver salvato il maggiore numero di aziende alberghiere, posti di lavoro non precari.

Una commistione  che ha prodotto ingenti fortune. Accumulo di patrimoni, esportati anche all’estero, partecipazione ad operazioni immobiliari spettacolari. Una fabbrica di ingente e rapida ricchezza.

Lo scontro, gli estremismi, i talebani integralisti non fanno bene a nessuna società, però sono altrettanto deleteri le distorsioni del mercato, senza freno, senza limiti. Ciò che è accaduto appunto nel ponente ligure, in modo particolare.

I vertici dell’associazione albergatori dov’erano? Mentre assistevano da spettatori, con brontolii (abbiamo a disposizione la raccolta di tutti gli articoli delle cronache locali e provinciali dal 1967 ad oggi), allo sgretolamento dei capisaldi dell’industria turistica. E’ proseguita la “rapalizzazione” della costa, poi del primo entroterra che, a sua volta, finisce per pesare, nel sovraffollamento, sulla già satura striscia costiera.

Ricordava l’architetto loanese: <La qualità del turismo non si salva a suon di metri cubi, di mono- alloggi sul mare e nei centri storici, ristrutturati  a nuovo;  ci avviamo verso un marchio infamante e pesante che porterà a distruggere non solo l’industria turistica, ma il futuro di intere generazioni>.

I nodi sono venuti al pettine? Non da oggi. Nel 1999 il Centro studi turismo ligure della Liguria metteva nero su bianco dati allarmanti.

Tuttavia c’era la strategia di deviare l’attenzione. Il giochino era vincente. Si incolpava questo o quello; roboanti dichiarazioni sui media, si gridava contro l’assessore di turno in Regione, oppure contro il governo; oppure si sparava nel mucchio senza portare a casa nulla se non di effimero

Si è arrivati persino a dare la colpa, della crisi turistica alberghiera, alle previsioni del tempo. Ma le vere vacanze, nel mondo, si programmano sulla base di 48-24 ore? Non è per caso il frutto del turismo “mordi e fuggi”?

Rilievi  che del resto leggiamo su questo blog nella lettera scritta dal presidente dell’Associazione albergatori di Varazze. Nella quale si parla, tra l’altro, di “poltrone”, altra nota dolentissima.

I “poteri forti” sanno gestire molto bene i sacrestani. Li ricompensano e più sono assetati, più vengono attirati nel circuito di “una mano lava l’altra”. Diventa imperativo  “gestirsi i panni in famiglia”. Tu mi dai e io ti do.

Oggi dove siamo arrivati? Chi segue il turismo savonese da oltre 40 anni per motivi professionali può testimoniare che stiamo toccando il fondo.

Come non chiedersi cosa spinga una persona, un operatore, un rappresentante degli albergatori a livello locale e provinciale, alla stregua di Gilberto Colman, a dichiarare, a Silvia Andreetto, sul Secolo XIX: <L’economia turistica sta morendo perché mancano gli uomini, sia a livello politico che operativo, professionalmente preparati ed in grado di sviluppare  le potenzialità enormi di un territorio fantastico come il nostro>. E Andreetto aggiunge di suo: <E’ il proclama di Gilberto Colman per dieci anni direttore dell’Istituto alberghiero di Finale e Varazze, ex presidente provinciale di Federalberghi, già membro dell’Apt provinciale ed oggi tra i promotori, sempre a Finale, della nascita di una nuova associazione della categoria>.

Colman ha rincarato al Secolo XIX: <…Se muore il turismo non ce ne sarà più per nessuno… Non è ammissibile  non permettere agli operatori di fare musica, viste le limitazioni e le polemiche continue, per dare un contentino a chi abita sul lungomare e che, per stare tranquillo, dovrebbe andare ad abitare nell’entroterra>.

Colman, scrive ancora Il Secolo XIX, <appoggia anche l’esigenza di sganciare Varigotti dal turismo di passaggio, tesi sposata da tempo dall’albergatore Andrea Oliveri e proposta al consiglio comunale dal capogruppo di maggioranza Gianni Muraglia>.

Altro importantissimo concetto messo in risalto da Colman: <E’ difficile riuscire a garantire la doverosa professionalità dei dipendenti se non si possono assicurare almeno dieci mesi di lavoro; bisogna che chi lavora nel settore abbia la sicurezza occupazionale. E oggi l’unico a lavorare bene per formare personale è l’Ente Bilaterale del Turismo…>.  

Già il personale. Ancora più penalizzato dalla crisi alberghiera. Ebbene, non molti giorni fa su Rai 3- Regione, Carlo Scrivano, neo direttore della maggiore associazione provinciale degli alberghi (aderente a Confindustria), ha detto: <Sono qui a Firenze in un 4 stelle, ma direi che la qualità del servizio non è migliore dei nostri alberghi, anzi possiamo essere fieri del livello raggiunto e del rapporto prezzi…>. Faccia conoscere il direttore Scrivano quali e quanti sono i dipendenti alberghieri fissi e stagionali della Provincia di Savona, le loro qualifiche in busta paga? La durata dei contratti.

Scrivano brava persona sul piano personale. Cosa sa di turismo e di alberghi come “esperto”? Si è sistemato grazie alla politica o ha ricevuto molte proposte come tecnico di turismo?

E’ stato “portaborse” del presidente della Provincia, Alessandro Garassini, poi inserito in giunta dal presidente Bertolotto che ha “servito” fino all’ultimo. Il Secolo XIX, il 12 gennaio scorso, non anni fa, scriveva: <Il braccio destro di Bertolotto, Carlo Scrivano diventato responsabile del neonato movimento federato con la rete delle liste civiche del Nord Italia, dice che…>.

Si stava trattando se il nuovo gruppo Bertolotto-Scrivano, poi sfaldatosi, doveva andare col centro destra (dopo essere stati eletti con il centro sinistra), o con Altra Savona dell’ex senatore, già sottosegretario di Stato leghista, Sergio Cappelli fondatore di un nuovo movimento.

Ma è piovuta per Scrivano la chiamata di  Massimo Parodi da anni “eminenza grigia” dei vertici della categoria. Oggi presidente, per meriti acquisiti, dell’Stl provinciale, Sistema turistico locale della Riviera delle Palme (ex Apt) provinciale.

Parodi preferito (da chi?) perfino ad Emanuele Ravina, ex presidente Apt, che qualche merito gli era stato riconosciuto sul campo.

Possibile che con questo medagliere, con questo genere di meritocrazia e coerenza, un’associazione che dovrebbe essere autorevole ed indipendente (?) senta il bisogno di assumere come dirigente-esperto un Carlo Scrivano che di professione faceva politica?  Finendo per creare malumore, altro malessere (vedi Varazze…). Dare l’immagine di un’associazione al servizio di altri interessi, seppure leciti?

Non è, ribadiamo, un problema di onestà, dell’impegno, della passione delle persone (sia Parodi, sia Scrivano), ma di metodo sostanziale. Una categoria non può essere ne al servizio, né succube. Deve essere la protagonista, con tutta la forza morale ed economica che rappresenta. In provincia di Savona e in Liguria.

Scrivano l’ha “chiamato” lo stesso gruppo di potere che da anni governa l’associazione albergatori? Con quali risultati? C’è chi riesce a farsi vanto della diminuzione dei controlli dell’Isperato del Lavoro, dell’Inps, dell’Inail, dei Nas tanto è vero che l’unico caso clamoroso e umiliante, per fortuna isolato, l’ha scoperto la polizia stradale, casualmente.

Non si tratta di fare la guerra a tizio a caio.  Non è decente leggere che un presidente di categoria, Angelo Galtieri (sui giornali sono comparse più sue foto e dichiarazioni dello stesso sindaco di Savona, Berruti o del presidente della Regione, Burlando) parlando a nome dei colleghi si esprime con questi concetti riportati da Stefano Pezzini su La Stampa: <Il tutto esaurito in Riviera è ormai una favola da raccontare alle future generazioni….Galtieri parla senza nascondere la gravità della situazione…tolta Alassio, da sempre città che traina la Riviera, le altre località sono in sofferenza anche per il ponte del primo maggio…i colleghi di Andora mi parlano di un 50 per cento di prenotazioni in calo, quelli di Varazze di un 60 per cento…il nostro turismo sta perdendo gli stranieri (no, presidente Galtieri, li ha già persi ndr)…gli svizzeri che storicamente trascorrevano un periodo in riviera durante la primavera hanno dato forfait…in pratica è rimasto il turismo di prossimità che decide solo all’ultimo momento se partire per il fine settimana>.

Abbiamo capito, gli stranieri non vengono più in Riviera perché sono dei somari che non capiscono nulla di ambiente e qualità turistica. Peggio per loro!

Il mitico treno Riviera Express che dal 1954, dall’Olanda, al Belgio, alla Germania, alla Svizzera ha portato migliaia di vacanzieri in Liguria di ponente, è stato cancellato da oltre una decina d’anni. Tutte le lagnanze (vedi giornali) hanno fatto flop.

Il treno che arrivava dalla Svizzera (vedi proteste ad Alassio di 7 anni fa) non c’è più. Cancellato, come altri convogli internazionali che collegavano la Liguria al centro e Nord Europa.

Non è finita. Chi ha la possibilità di vedere i canali televisivi tedeschi (primo mercato turistico europeo), leggere i giornali, non troverà  quasi nulla della Riviera, semmai servizi dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia, dagli ex paesi della Jugoslavia. Colpa della stampa tedesca che odia la Riviera? Colpa degli operatori tedeschi che vogliono debellare il governo Berlusconi? O il presidente Burlando?

Le associazioni di categoria se ignorano e perdono queste sfide cosa ci stanno a fare!

Nel mondo delle etichette sindacali, almeno, sono poche decine i dipendenti iscritti che lavorano nel settore alberghiero; hanno capito in tempo di essere stati illusi ed abbandonati. Servono solo se c’è da fare causa, con la percentuale richiesta (dal sindacato) a conclusione della transazione, del fine vertenza (se vinta).

La “sfida” di Colman non è la lotta tutti contro tutti. Ci pensano già le miriadi di partitini, i cosiddetti “cespugli”. Semmai quello di Colman è un appello da ultima speranza destinato alle nuove generazioni di albergatori. Basta subire da un sistema associativo che ha fallito! Che contribuito a distribuire le ricchezze ai “furbi”. Ormai famosi.

Luciano Corrado