Dopo la discussa sentenza del Tar sul Santa Corona quali risvolti ci attendono

Garassini e i Comitati hanno vinto

Montaldo e compagni non hanno perso

Silenzio sul ruolo di Scajola, ma non era forse la “troppa politica”, i “primari sponsorizzati”, la mancanza di meritocrazia e sprechi il tema dominante?

L'ospedale Santa Corona

Pietra Ligure – Come finirà il “caso Santa Corona” al Consiglio di Stato? Sarà confermata la sentenza del Tar della Liguria che ha accolto il ricorso sulla perdita dell’autonomia dell’azienda speciale pietrese e tutto tornerà come prima? Non sono molte le speranze che il massimo organo della giustizia amministrativa riconfermi il verdetto di Genova. Lasciamo dunque i pronostici da parte.

C’è la brutta figura evidente di chi, in Regione, pur pagato, non avrebbe documentato le “memorie” (mancanza del conteggi dei risparmi ottenuti) da sottoporre ai giudici del Tar; i quali, a loro volta, sono quasi derisi dall’assessore regionale Montaldo che avrebbero scritto una “sentenza frutto di una svista”. Clamoroso, se fosse cosi! Sarebbe un altrettanto grave capitolo  di “brutte figure”.

Parliamo, invece, di sanità, di pazienti, di primari in esubero, del ruolo (abolito) degli ospedali provinciali, dell’organizzazione sanitaria di una regione, delle esigenze di ridurre sprechi e costi non produttivi.

Parliamo di una categoria, i medici, inflazionata come capita ad altre categorie professionali, diventata sempre più ricattabile, da parte dei politici al potere, al comando.

Parliamo di una riforma che, anche al Santa Corona, ho prodotto la moltiplicazione, unica in Europa, dei primariati, della scomparsa dei “professori-primari”, categoria in estinzione.

Parliamo di quei medici trasformati in stampella preferita, privilegiata di politici in cerca di successo elettorale, Nessuno alla stregua di medico può far “bottino” di voti, è veicolo di preferenze. Insuperabili nel “passaparola”, proprio per il rapporto molto confidenziale, di fiducia che si instaura col paziente.

Si dirà, ma che c’entra tutto questo con i ricorsi al Tar, con l’indiscutibile vittoria morale, umana di chi si è battuto, in prima persona, contro quella che in termini tecnici viene definita deaziendalizzazione del S. Corona, con il riaccendersi delle speranze per quanti si battono per il mantenimento dell’ospedale-azienda.

C’entra eccome! Due particolari, inediti di questa storia che ha tenuto banco per mesi. Il più convinto assertore dell’autonomia, l’avvocato di provenienza democristiana Alessandro Garassini, già presidente della Provincia, è uscito vincitore. Con lui quel  piccolo gruppi di medici che si sono esposti in prima persona con nome e cognome, il sindacato Cimo. I tre sindaci di centro destra di Finale, Loano e Borghetto, sulle ali di movimento popolare che ha raccolto migliaia di firme. 


L'assessore Claudio Montaldo
Tutti erano a conoscenza di una circostanza di non poco conto. Chi si era recato in quel di Imperia, a far visita al ministro e uomo forte di Forza Italia in Liguria, Claudio Scajola,  si era sentito rispondere: <Posso condividere le vostre ragioni, ma non ritengo che la vostra battaglia possa diventare anche la nostra battaglia, sul piano provinciale e regionale. I nostri… sono liberi ed autonomi…Di più non posso fare>. Insomma Scajola faceva capire che la Regione, a suo avviso, aveva  buone ragioni per un’unica azienda savonese, come accade per la Provincia di Imperia e come accadrà per il futuro nuovo complesso ospedaliero imperiese

Questo significa che un futuro governo regionale, presieduto da Biasotti (Popolo delle Libertà, più Lega Nord) metterà in discussione le scelte sanitarie della giunta Burlando e del suo assessore, per quanto riguarda il S. Corona? Difficile immaginarlo. Contano i fatti, non gli annunci.

Oggi il nodo della sanità (come ignorare le prese di posizione di Veltroni in tivù, quelle di Casini ed altri) è di sottrarla alla ferrea ingerenza politica, alla spartizione più spietata. Spezzare il “filone di interessi concomitanti” tra una parte dei camici bianchi e il potere. In Liguria, ad esempio, è nota  la vicinanza del presidente Burlando con diversi medici, primari, che lo sostennero apertamente anche in campagna elettorale. E ci furono strascichi, anche giudiziari, in attesa dell’ultimo capitolo.

In molti si sono profusi in elogi, in ricordi ricchi di riconoscimenti: cosa pensava il prof. Lorenzo Spotorno della sanità in Liguria e della vicenda, ultima del Santa Corona privato di autonomia? Intanto non aveva dubbi, anzi certezze che i “compagni” liguri non avevano nessuna intenzione di mollare l’osso della sanità, l’occupazione militare. E in questo disegno, a suo dire, rientrava la strategia dell’azienda unica in provincia di Savona. Il prof. Spotorno che era stato pubblicamente indicato da Burlando, quale persona in grado di collaborare alla riqualificazione della sanità ligure, era un assertore del ruolo degli ospedali provinciali, della necessità che il coordinamento operativo non fosse affidato ad un assessore regionale, ma ad un manager, indipendente dalle influenze politiche.

La politica decide gli indirizzi, poi dovrebbe demandare alla professionalità dei “manager” gestire l’organizzazione amministrativa e sanitaria.

A partire, ad esempio, da un unico “centro acquisti e spese”. Conoscere ed individuare, come accade in una moderna azienda industriale, tutte le dinamiche che producono “entrate” ed “uscite”. Inutile imbottire gli ospedali di primari e dirigenti, far lievitare la spesa in questa direzione e poi sostenere che si deve rinunciare all’autonomia di un ospedale come il Santa Corona per risparmiare quattro milioni di euro all’anno. Inutile far finta di non vedere il proliferare di centinaia di studi medici specialistici, in diretta concorrenza con gli ospedali. Il privato “visita” subito, il pubblico ti fa fare la “coda”, in lista d’attesa.

Non solo, si è arrivati all’inflazione dei primari amici, non si è più tenuto conto  delle loro capacità, sia nel rinnovare le prestazioni, sia nel dimostrare risultati operativi. Basti pensare che in una clinica privata convenzionata, la stessa equipe di medici (cardiologia) “rende” il triplo che in qualsiasi struttura pubblica della Liguria, seppure ci siano differenze notevoli tra ospedali.

 Ci sono divari spaventosi tra primari e primari, senza che ne tenga conto. Tutti uguali, tutti sullo stesso carro, giudicati col metro della politica, dell’associazione (elitaria). E la meritocrazia documentata?  Produttività vera, non quella a “risparmi forzati” che cacciano il paziente fuori reparto, per rispettare le tabelle, e lo stesso paziente perché mal curato finisce per costare alla collettività molto di più. Importante è mantenere gli standard!

L’assessore Claudio Montaldo, per alcuni, ha capacità notevoli, uomo di esperienza  che “sa quel che dice e quel che fa”. Vedremo i risultati, dire che la Sanità savonese e ligure sia al passo con i tempi, con le realtà più avanzate e all’avanguardia (sul fronte del servizio, della qualità della spesa) d’Italia e soprattutto dei Paesi del centro e Nord Europa, è un’esagerazione. Montaldo ha dimostrato che la politica non vuole assolutamente una sanità “autonoma”, indipendente dall’influenza del “partito dominante” di turno. E che c’è di meglio che tenere al guinzaglio il primo anello della catena che sono appunto i primari? Il “Popolo delle Libertà” di Berlusconi, è diverso?

L.C.