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Al Depuratore consortile (10 Comuni) esordisce, tra sorprese, la nuova Spa

Al Consorzio, poltrone & teatrino gratis

Che puzza di pastrocchio!

Non fissati compensi per gli 8 consiglieri, ma 2 non hanno i requisiti? Dopo 20 anni torna Busso. Atti inediti del primo “scandalo”. I libretti di banca scoperti…

       di Luciano Corrado


Savona – Quasi nessuno ne parla più. Un anno fa titolava La Stampa: <Un solo depuratore, ma due consigli>. Spiegava: <Mentre oggi il Consorzio ha un consiglio formato da 5 membri. La futura Spa avrà un Consiglio di gestione di 3 membri ed un Consiglio di sorveglianza con 5. Insomma le poltrone, a Savona, anziché diminuire e ridurre i costi, crescono>.

L’artefice della ingegnosa operazione, indicava sempre La Stampa del 26 agosto 2008, è stato il vice sindaco, Paolo Caviglia. Un socialista navigato e navigatore in enti pubblici, governati dalla politica, dai partiti. 

Nessuno ha approfondito le tappe successive. Solo una notiziola qualche giorno dopo faceva cenno alla trasformazione in Spa, al nuovo statuto; approvati in consiglio comunale con il voto compatto della maggioranza (in tema di prebende e poltrone gran parte della sinistra italiana ha dimostrato di non temere rivali) ed il no del centrodestra che quando è all’opposizione non fa facilmente sconti. Anche in quella occasione, ha brillato la relazione illustrativa del dott. Caviglia.

Prima ingegnosa novità, in stile Caviglia memore dei tempi gloriosi del potere Teardo: nell’atto costitutivo non sono stati fissati i compensi per gli organi statutari. Come se non bastasse, mentre per il Consiglio di sorveglianza - di fatto ha poteri limitati - si è scelto di rinviare un’eventuale decisione ad una prossima assemblea, per il Consiglio di gestione - con vero potere - nulla è scritto, previsto. A meno di pensare che l’ingegno riconosciuto a Caviglia sfoci in una bellissima notizia da prima pagina: i tre neoconsiglieri svolgeranno l’attività gratis, a costo zero.

Chi ha una qualche dimestichezza con realtà pubbliche ed imprenditoriali societarie, si trova di fronte ad una stranezza. E’ la prima volta che un’assemblea societaria, deputata a fissare i compensi dei suoi organi all’atto della nomina, non fissa compensi. Un “modello innovativo savonese” da prendere ad esempio?

Seconda ingegnosa novità: più arduo indicare la matrice, il suggeritore. Un  passo indietro. All’origine della trasformazione ( cioè Spa e due consigli) era stata indicata la necessità di garantire una rappresentanza ai dieci Comuni che fanno parte del Consorzio. L’articolo 18 stabilisce che la Consorzio Depurazione Spa  è amministrata da un Consiglio di gestione  composto da tre membri nominati dall’assemblea e scelti per <accertata competenza tecnica, professionale e/o gestionale nei settori di attività della società>. 

L’articolo 24 stabilisce che il Consiglio di Sorveglianza è composto da 5 membri tra i soggetti aventi idonee competenze tecnico-professionali.

Non è noto se tra i partecipanti all’assemblea qualcuno abbia ritenuto doveroso esprimere riserve, metterle a verbale ed agire nelle sedi competenti (Corte dei Conti compresa).

Difficile immaginare che all’ingegno di Paolo Caviglia, vice sindaco di Savona, senza essere eletto dal popolo, siano sfuggiti particolari non proprio secondari di alcune nomine.


Giovanni Busso

Intanto al Consorzio c’è un “magnifico” ritorno. Il sempre “giovane”, rampante, Giovanni Busso, assessore comunale all’Urbanistica e per tre volte primo cittadino di Varazze. Designato nel “governo” del Consiglio di gestione del Consorzio, con la carica di vice presidente, grazie al suo sindaco, Antonio Ghigliazza, un passato al Depuratore, negli anni tempestosi. Con lui, ma nel Consiglio di Sorveglianza, il compagno Giancarlo Ferraro.

Una piccola domanda: quali sono i requisiti di “accertata competenza tecnica, professionale, gestionale nei settori…> di Busso e Ferraro? Quest’ultimo, assicuratore, ex consigliere provinciale dei Ds durante il centro sinistra del presidente Alessandro Garassini.

 

Giovanni Busso ha avuto modo di dichiarare al Secolo XIX che la sua esperienza deriva anche dal fatto di essere stato ex amministratore del Consorzio stesso,  vice presidente di Pietro Morea, socialista, presidente. Il consorzio iniziò ad operare il 14 dicembre 1977 (attivato il 22 marzo 1977) con l’approvazione del bilancio preventivo del 1978.

Busso resta peraltro un’icona “vecchia Unione Sovietica” dove i leader lasciavano solo dopo l’ultima chiamata terrena. La differenza sta nel fatto che il “carismatico” Busso non teme le sfide elettorali nella sua Varazze. Non teme che la lunga navigazione (da fine anni sessanta) possa logorare. Lui, semmai, logora gli avversari.

Anzi, a 69 anni, ha annunciato a Massimo Picone su La Stampa, il primo marzo scorso, di aver dato vita, davanti ad un notaio, alla nuova associazione “Per Varazze” e acclamato presidente. Con un consiglio direttivo di cui fanno parte giovani consiglieri comunali come Roberto Calcagno, Cesare Putignano, il ristoratore Davide Petrini e Paolo Ghibaudo, ex segretario cittadino dei Ds, già portavoce ed addetto stampa in Provincia, durante il tormentato mandato di Marco Bertolotto che, per mesi, il centro destra (Popolo della Libertà) di Angelo Vaccarezza ha bollato <come il peggiore  ed inconcludente governo della storia della Provincia di Savona>.

Giovanni Busso comunista eretico? Da colpo di spugna? Oggi battitore libero: <Non ci schieriamo con nessuno – ha dichiarato a Picone - . Semmai chiediamo alla gente si schieri con noi. Se decideremo di correre per le amministrative, lo faremo con il nostro simbolo, abbiamo anche un sito internet, www.pervarazze.it>.

Busso torna, grazie alla Casta, in quel “Consorzio” che l’aveva trascinato a forza in un’inchiesta iniziata il 29 novembre 1991, con un esposto degli abitanti di Zinola <a causa dell’aria greve e maleodorante, addirittura irrespirabile durante la stagione estiva, nella zona in cui è ubicato l’impianto di depurazione che presenta numerosi difetti>.


Giancarlo Ferraro

Il 17 marzo 1992, primo incarico conferito dal sostituto procuratore della Repubblica, Alberto Landolfi, all’ingegner Giampietro Capriotti, al dottor Antonino La Manna (attuale segretario comunale di Mendatica e Montegrosso), al geologo dott. Lionello Belmonte, al geometra Ugo Folco.

Seguirono: consegna della perizia e supplemento di perizia, primo avviso di reato al geometra-imprenditore “rosso” Antonio Mirgovi, Ulrico Bianco e Guido Ceresa; sequestri documentali alle Cooperative “Sabatia” di Vado e “Orion” di Finale Ligure. Perizia collegiale, con incidente probatorio, al prof. Maria Catania, al prof. Sandro Stura, all’ing. Paolo Pisani, all’ing. Giampietro Capriotti, all’ing. Giorgio Berriolo, al geom. Guido Folco. Quindi interrogatorio di Silvano Parodi, di Claudio Chiocchetti, Elvio Varaldo, Adorno Sacchetti, Giovanni Milano (cooperativa Sabatia).

Il 15 gennaio 1994 arresti domiciliari per Antonio Mirgovi, Ulrico Bianco, Giusto Gaddi, Paolo Gaggero.  Nel mese di febbraio altri avvisi di reato: per Alessandro De Stefanis, Enzo Galliano, Giovanni Battista Busso, Pietro Morea e Guido Ceresa.  L’11 febbraio revoca delle ordinanze degli arresti domiciliari e ritorno in libertà, il 5 marzo richiesta (accolta) di archiviazione del procedimento penale per Giovanni Busso ed Enzo Galliano.  Il 7 marzo richiesta di rinvio a giudizio per Mirgovi, Bianco, Gaddi, Gaggero, Enzo Papi (è presidente di Confindustria a La Spezia  e Trucioli Savonesi ha scritto nei mesi scorsi …vedi), Varaldo, De Stefanis, Morea, Raffaele De Vincenzo, Alberto Teardo,  Giovanni Milano, Parodi, Lucio Levratto (era direttore tecnico del Consorzio).

Il “processo depuratore” è stato, dopo il “caso Teardo”, lo “scandalo dei prefabbricati” del Friuli , il “delitto Brin- Guerinoni-Geri”, l’ “Acna-fabbrica dei veleni” tra i più dibattuti, tormentati, pubblicizzati (coinvolgendo alcuni Big nazionali dell’industria all’epoca di Mani Pulite) della storia giudiziaria savonese degli ultimi decenni. Si concluse con una raffica di assoluzioni.

Tra i difensori, Angelo Luciano Germano e Giuseppe Aglietto, che scrissero un memorabile comunicato stampa di sei pagine: <Gli ex presidenti del Consorzio, Mirgovi, Varaldo, Morea ritengono di far conoscere all’opinione pubblica….respingono le accuse di aver favorito l’Impresa costruttrice, le Cooperative a cui furono affidati i lavori…sanno che l’impianto presenta purtroppo vizi e manchevolezze…ma i tre presidenti hanno sempre agito esclusivamente nel pubblico interesse….non sono  dei corrotti e respingono l’accusa di corruzione…non hanno certamente concorso nella frode in pubbliche forniture…qualora sussista…non hanno favorito le Cooperative, semmai si sono impegnati ad assumere manodopera locale….il castello accusatorio si regge su varie perizie di cui contestiamo la totale infondatezza delle analisi e delle conclusioni…persino con l’esistenza di errori macroscopici nei calcoli…sono certi che a fine processo emergerà la correttezza del loro operato, la buona fede che ne ha sempre accompagnato l’azione…>.

Al solo scopo di dare testimonianza storica di quel periodo, degli atti investigativi compiuti, pubblichiamo per la prima volta, una inedita (per i media) relazione giudiziaria, allegata alla montagna di documenti raccolti. Da essa emergono le risultanze di indagini patrimoniali e bancarie, relative ad Antonio Mirgovi e Silvano Parodi ( il quale entrerà anche nello scandalo che portò in carcere il sindaco di Albenga, Angioletto Viveri, altra clamorosa inchiesta che si concluse con una raffica di assoluzioni).

Tra i nomi segnalati nel capitolo “Le indagini patrimoniali” (vedi a fondo pagina) figurano Giovanni Busso e l’ex capogruppo consiliare di Loano, Vener Costa. Entrambi erano gli intestatari di conti correnti bancari di pertinenza del Partito comunista italiano. Nello stesso contesto gli inquirenti citano Silvano Parodi e la moglie Maria Luisa Esposito. Si parla di un’imponente movimentazione bancaria (miliardi) nel corso degli anni ottanta. Si citano, inoltre, rapporti di Mirgovi con Elio Ferraris (fu segretario provinciale del partito) in merito all’acquisto di una villa in Comune nell’Isola d’Elba. Una serie di operazioni, definite “anomale”, con versamenti in contanti su libretti al portatore del San Paolo, filiale di Savona, in banconote da 10 mila lire. I libretti bancari risalivano al 1981 ed erano nominati “Euclide”, Agamennone”. Il primo matematico greco del III ° a.C., la sua opera fondamentale gli Elementi (geometria); il secondo capo supremo dei Greci durante la guerra di Troia.

Luciano Corrado