mail della settimana/Testimonianza di un “cataro” per il coraggio di Trucioli

Preti gay! Cose note da tempo

Ma tutti tacevano, perché?

<Eppure mi dispiace per i tanti sacerdoti onesti che conosco e soccombono>

      di Robert de Marselha


Una email, quella pubblicata da Trucioli Savonesi n.189, sui preti gay che ha da essere applaudita. Complimenti per il coraggio del vostro blog, anche se la completezza di informazione dovrebbe essere un patrimonio comune. Una virtù. Il sale delle democrazie compiute. Purtroppo non è così, almeno in Italia.

La email di Luigi (vedi…) descrive enormi verità che per deferenza ad una chiesa che si dibatte sempre più in situazioni insostenibili e che predica bene, quando lo fa, e razzola male.

  Ho abitato nel comprensorio albenganese per diversi anni e vi ho anche lavorato. Le cose esposte da Trucioli sono note ormai da tempo, ma nessuno prima d’ora aveva ritenuto di scriverle o di ospitarle (blog, giornali online e carta stampata, televisioni, pubblicazioni varie).

In quanto cataro ed eretico per questa chiesa che io chiamo la chiesa dei lupi, dovrei essere contento, invece devo ammettere che mi dispiace, e soprattutto per quei preti onesti che continuano a svolgere la loro opera con etica e morale.

Si ci incarognisce sulla legge  del  “fine vita”, in modo osceno e non sostenibile, si, noi catari praticavamo "l'endura" che la chiesa ha sempre cercato di far passare come suicidio, ma che suicidio non era.

Si trattava semplicemente di ritirarsi da questa vita quando l'ora è venuta, ci si allontanava da tutti e coscientemente si attendeva la morte: nulla di orribile quindi, solo accettare la fine della propria esistenza e oggi, si vuole vietare all'uomo anche questo sacrosanto diritto, si vuole mantenerlo in vita non per ragioni etiche o morali, ma solamente per poter esercitare un dogma che nulla ha a che vedere con la parola di Gesù.

La parte più terrena è che un  essere umano in quelle condizioni a "qualcuno rende" e quindi obbrobrio lasciarlo tornare a casa.

Si, perché la nostra casa non è qui, in questo mondo, qui è l'inferno, dove veniamo ad espiare le nostre colpe; pensate alla nascita, a questo vero trauma che viviamo lasciando il mondo della pancia della madre e costretti a respirare qualcosa che ci è estraneo.

Paragoniamola ora alla morte, che tanto ci ossessiona e che se avviene per vecchiaia, non è turbata da nessun trauma.

Amare la morte, odiare la sofferenza, questo dovrebbe essere il nostro motto.

Per terminare, lungi da me oppormi alla scelta di chi vuol essere gay, noi catari siamo frutto anche noi di una "scelta" derivante dalla parola eresia che proprio questo significa, la facoltà di scegliere, ma sempre in libertà, senza alcuna costrizione, mentre episodi che potete leggere sui giornali di cronaca, evidenziano come nei secoli certi episodi di omosessualità imposta, sono avvenuti nei seminari.

Lascio a voi ogni ulteriore giudizio, non è mio compito giudicare, ma informare si.

Bene a tutti voi,

Il cataro Robert de Marselha

 

Nota di redazione: Chi sono i Catari? Cosa significa catarismo?

Dal nuovissimo dizionario scientifico Melzi: <Setta religiosa ereticale, di origine orientale; i catari il cui nome significa Puri, consideravano  l’universo come campo di lotta tra lo Spirito del Bene e lo Spirito del Male; dovere del puro è schierarsi  col primo, ciò che si fa con una vita di rigorosissima e macerante penitenza. I Catari si diffusero nel mondo mediterraneo tra il secolo 11° ed il 13°; la Chiesa cattolica li combatté con ogni mezzo e li disperse. Vedi Albigesi e Patarini>.

Dal dizionario Aldo Gabrielli: <Il catarismo è una religione, dottrina eretica dualista che predicava l’opposizione tra bene e male, tra spirito e materia, propugnando una pratica di vita ascetica. Il Movimento è ispirato a tale dottrina, diffusosi in Europa,  specialmente in Francia e in Italia, a partire dal secolo XI°>

Dal dizionario Palazzi: <Cataro, appartenente ad una setta di eretici dualisti medievali che si proclamavano gli unici depositari della pura dottrina>.

Dal greco “katharòs”, cioé “puro”.