versione stampabile Una casa per tutti? Non è utopia, ma si smetta di ignorare lo “scandalo Italia”Prefabbricati per giovani coppiecopiando l’esempio di VolpianoNon si tratta di costruire ghetti. Semmai utilizzare le “varianti” urbanistiche in modo sociale.Cosa ha insegnato la crisi del 1929 negli Stati Uniti? E a Savona, oggi?di Guido Luccini |
Guido Luccini | I nomadi, gli extracomunitari, “possono” costruire in Italia le loro “baraccopoli” su terreni pseudo abbandonati. La demolizione di tali insediamenti avviene solo quando, a seguito di cattive azioni perseguibili per legge, il popolo italico esasperato obbliga i Carabinieri ad intervenire. Per gli Italiani è diverso, se posiamo un Container su terreno di nostra proprietà interviene immediatamente o la Forestale , o la Polizia Provinciale, o i Vigili Urbani che attivando l'apposito Procedimento Penale ti conducono davanti alla Magistratura. Poco importa se dimostri che il container ti serve per lavorare ed è amovibile, non lo si può collocare!. Immaginiamoci se pretendessimo di posare un prefabbricato residenziale, ci aspetta per Legge la galera! |
Questa sostanziale differenza di trattamento mi induce a soffermarmi sull' accoglienza. Diverso sarebbe se dovessimo ospitarne a casa nostra una decina, ma sono certo che la la Chiesa e tutta la Sinistra troverebbero, anche in questo caso, una soluzione. Consigliamogli come muoversi all'Estero, ove appoggiarsi, a chi richiedere aiuti concreti come avviene da noi, forniamo loro gli indirizzi delle persone benevole di quei Paesi che saranno certamente anche più organizzati di noi. Infatti con operatori che lavorano a bassi costi, che sono coadiuvati da connazionali spesso in nero, con poche possibilità di rivalse fiscali e che non reinvestono i loro guadagni in Italia , non si può competere. |
A Volpiano (TO) negli anni 70 furono costruite le prime, ed uniche in ITALIA, case mobili dalla ditta ITALCAR su concessione Americana, ne montammo alcune tentando di convincere le amministrazioni Comunali sul risparmio che avrebbero avuto i lavoratori non dovendo eseguire costose progettazioni, asservimenti di aree, sbancamenti , muri di sostegno ecc. ma , non ci fù niente da fare, l'iter rimaneva quello di una costruzione normale, Nel 1929 la crisi Americana fu affrontata per quanto riguarda “la casa” con questo tipo di prefabbricato “precario” su ruote. Furono urbanizzati con acqua luce e fognatura terreni pianeggianti a ridosso dei centri abitati, rendendo possibile agli aventi diritto per dimostrata indigenza, l'acquisto di 400 (quattrocento) metri quadrati di terreno per posarvi sopra una casa sulle ruote. |
Questo tipo di “precario” consentiva peraltro, ai redattori dei futuri piani attuativi, di rientrare in possesso di tali aree nel momento della loro fisiologica necessità, predisponendo altre aree urbanizzate più esterne al centro, su cui la Comunità, pagandone questa volta le spese in toto, permetteva ancora la ricostruzione dello stesso “precariato” mobile. In questo modo la gioventù di allora potè sposarsi, avere figli, e coltivare l'orticello che permetteva loro di arrotondare il magro stipendio di crisi. Noi siamo in crisi, non so dirvi in che proporzione rispetto a quei tempi, ma tutti siamo a conoscenza del fatto che a Savona una coppia di giovani sposi senza casa, con un solo stipendio non può arrivare a fine mese, e, per avere un' orto con frutta , insalata , uova e conigli dovrebbe acquistare un orto di diecimila metri quadrati in zona agricola (la zona agricola su cui è possibile edificare consiste nel 10 % del territorio a monte della città) per costruirvi una casa di 70 (settanta) metri quadrati, e posso garantire, in qualità di Tecnico, che con tale proporzione mq. casa/terreno siamo i primi al Mondo in senso negativo! Ci si domanda : come si può con queste Leggi Urbanistiche pretendere di gestire il territorio ed il futuro dei nostri giovani? Anche in merito ai “NOMADI” purtroppo ci si limita ad azioni o troppo radicali, con sgomberi quasi sempre necessariamente coercitivi, o a proposte troppo costose per la nostra Comunità come le Case popolari di Cacciari, che già non riusciamo a dare da decenni, ai nostri concittadini Italiani, e immaginatevi che cosa succederebbe se agissimo in tal senso dimenticandoci così del nostro abissale indebitamento! Penso che i Comuni dovrebbero anche qui individuare un'area compatibile, attrezzandola urbanisticamente in modo da rendere umanamente possibile la vita di queste persone, obbligandole così ad allacciare gli impianti delle loro “roulotte” alle condutture Comunali, facendo quindi pagare al Comune le forniture come da sempre facciamo noi cittadini Italiani residenti. Guido Luccinilucciniguido@libero.it
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