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Abbiamo ripercorso tappe e dichiarazioni degli uomini di Claudio Scajola

E’ un film o realtà?

Giù la maschera al futuro presidente

Cosa nasconde la “rinuncia” di Vaccarezza, candidato favorito. E Ruffino?

Le strategie di Orsi, le ombre di Scandroglio, i siluri a Nan. Le brutte figure di Bertolotto. I comunicati stampa dell’epoca di Garassini.  La tombola finale

      di Luciano Corrado



In una foto d'archivio, l'avvocato Francesco Ruffino (mano al mento), con a fianco il pm, Alberto Landolfi (foto Gallo)

Savona – Solo un paio di mesi fa, il segretario-cordinatore provinciale di Forza Italia, Angelo Vaccarezza, sindaco di Loano, spiegava ad Ermanno Branca su La Stampa: <L’assemblea dei 600 di Varazze dovrà lavorare anche sulle candidature a presidente della Provincia in modo che il nominativo  esca da un’ampia consultazione dei quadri del partito>.

E quasi in concomitanza lo stesso cronista di politica savonese annunciava e titolava che tra i candidati alla presidenza c’era  Fabio Ruffino, primogenito del senatore democristiano Giancarlo tragicamente scomparso 15 anni fa in un incidente stradale.

Ne scaturì un piccolo giallo (Trucioli ha già scritto), ma nessuno ha ricordato che Forza Italia aveva contatti con Francesco (non Fabio), secondogenito, pure lui avvocato nello studio legale Ruffino di piazza Sisto, a Savona.

Il nome di Francesco era stato citato da Il Secolo XIX del 4 ottobre 2008. Con il collega Massimo Zorzoli Volpi assisteva la  società Progetto Ponente (costituita da Arte, presieduta allora da Franco Bellenda e dall’imprenditore  Andrea Nucera di Ceriale) nella causa per diffamazione contro Antonio Ricci e Mediaset per la vicenda delle nuove “Torri di Albenga”.

Processo che si concluse, davanti al giudice Alberto Princiotta,  scagionando la trasmissione di “Striscia la notizia” in quanto la <critica era argomentata in modo razionale e sulla base di effettivi presupposti di fatto>. La corazzata Ricci & Mediaset era assistita dai legali milanesi Salvatore Pino e Bartolo Antoniolli, oltre l’alassino Alberto Sambi.

L’ARRIVO DI BOFFA NEL PD

A metà dicembre, non proprio a sorpresa, l’investitura di Michele Boffa, consigliere regionale, a candidato del centro sinistra, scelto con una consultazione che ha visto al voto per le “primarie” (stile americano) 5.912 votanti, nonostante la giornataccia di freddo, neve, pioggia. Se il popolo del Pd, almeno una volta tanto, ha scelto in tempi ragionevoli un apprezzato politico-amministratore di 58 anni, rispettando la scottante “questione morale” (per il presidente in pectore), per il popolo del Pdl le carte e le previsioni dei mesi scorsi si sono parecchio ingarbugliate. Un ginepraio.

Nonostante fosse un problema tutto interno a Forza Italia, mentre An e Lega, di fatto, sono finiti nel ruolo di gregari, accontentandosi del galantuomo e neofita Bussalai (futuro da cordinatore del Pdl) e di poltroncine già individuate per gli uomini di Bossi.

Eppure si andava dicendo che bisognava arrivare preparati alla lunga corsa per la conquista di Palazzo Nervi, da 15 anni governato dal centro sinistra. Niente improvvisazioni, pur con il vantaggio di 16 mila voti delle ultime politiche, andava ripetendo Vaccarezza, con l’imprimatur del generalissimo Scajola.

NUOVI ORDINI DA SCAJOLA

Dopo lotte intestine di una minoranza, per esattezza; dopo l’appuntamento-spettacolare di Varazze, l’ultima “recita” risale al 19 gennaio scorso, quando i giornali hanno annunciato che la “cabina di regia” per la scelte del futuro presidente della Provincia non era più l’ampia consultazione, ma era affidata  a tre maggiorenti, su incarico dello stesso ministro Scajola.

Tre arbitri, per un superarbitrato. Il ministro imperiese ha scelto il senatore Franco Orsi che, dalla sua elezione, si sta ritagliando un ruolo apparentemente dietro le quinte, di fatto robusto e sostanzioso. Un “lavoro” in sordina, sempre lontano dalle polemiche interne, ma anche esterne. Senza eccesso di esternazioni di cui in passato si era lamentato lo stesso Claudio Scajola.

Un senatore savonese, insomma, che stretto tra la “potenza” di fuoco imperiese e le divisioni savonesi (in gran parte dovute alla scelta di emarginare l’ancora giovane Enrico Nan e non è difficile capirne la ragione) si sta ritagliando con pazienza, acume, buon fiuto, lavorio sul territorio, una solida base, guardando il futuro. E questo nonostante non abbia brillato, per lungimiranza, oculatezza di scelte, nel periodo in cui ricopriva posizioni di potere effettivo nell’ambito della giunta regionale di Sandro Biasotti. Basti pensare alle scelte ambientali, al fallimento della politica turistico-alberghiera.

Nella triade che dovrà decidere sul savonese presidente, Scajola ha voluto coinvolgere Michele Scandroglio, coodinatore regionale azzurro con qualche grattacapo giudiziario ormai alle spalle, qualche interrogativo non filosofico sui conflitti di interesse.

Michele Scandroglio           Enrico Nan
 

Franco Orsi
Angelo Vaccarezza   

Scandroglio, ricorda l’Espresso nel suo ultimo numero,  può contare sui gettoni di presenza nel Cda della Società autostrade ligure e toscana; è nel Cda dell’Isvap, l’istituto di vigilanza sulle assicurazioni e alla vice presidenza di Advancing trade, società attiva nel settore dei finanziamenti e acquisti crediti.

Come strategia del consenso, abbinata all’autorevolezza morale, non si capisce se questa presenza, messa sul piatto della bilancia, abbia più aspetti positivi o negativi. Quali sia il metro di valutazione del curriculum che veda un genovese da arbitro prevalere su un ex deputato savonese, con 4 legilasture alle spalle (Nan). Solo per diatribe personali, anziché il “volo alto della buona politica”. O c’è dell’altro, “affari e politica”?

La scelta del terzo arbitro, Vaccarezza, può avere un solo significato. Fino a ieri era tra i candidati più probabili e che aveva più punteggi.

 LA GAVETTA DI VACCAREZZA

Politicamente anche le carte in regola. Lunghissima gavetta in Provincia, in Comune a Loano. Un discreto lavoro sul territorio. Ha portato a casa le vittorie del centro destra a Ceriale e Laigueglia, la superpresidenza della riunificata comunità montana del Pollupice ed Ingauna. Non sarà l’uomo che unisce sempre, non sarà il pubblico amministratore che sa scegliere nel superiore interesse collettivo, ma ha dalla sua parte la capacità organizzativa dimostrata alla guida provinciale di Forza Italia. Leggendo le cronache si ha l’impressione che abbia dato la carica rispetto ai tempi dei “coordinatori” Oliva e Mozzoni, entrambi vicini a Enrico Nan.

Recentemente il consigliere-concittadino, Pierluigi Pesce, una vita nella stanza dei bottoni in Provincia, gli ha rinfacciato la “latitanza” nel periodo in cui (Vaccarezza) era consigliere provinciale.

Pesce poteva aggiungere che un comunicato stampa dell’allora presidente della Provincia, Alessandro Garassini, del 2 dicembre 1998, ore 16,21, recitava: <Angelo Vaccarezza esprime giudizi sull’attività della Provincia? E’ da non crederci, visto che probabilmente non sa neppure dove si trovi Palazzo Nervi. Dall’inizio del mandato ad oggi, Vaccarezza lo abbiamo visto  molto di rado: su 57 sedute di Consiglio, ha collezionato 39 assenze>.

L’avvocato Garassini, figlio dell’ex sindaco Elio, democristiano come lo fu Vaccarezza in gioventù, aggiunse: <Il consigliere dimissionario di Forza Italia motiva la sua scelta semplicemente adducendo “ragioni di lavoro”. Non mi resta che augurargli migliore fortuna nella sua professione più di quanto ne abbia avuto come politico>.

A distanza di 10 anni  Angelo Vaccarezza di strada ne ha fatto parecchia. Garassini non può dire altrettanto; abbandonato persino dai fedelissimi (leggi l’allora portaborse Carlo Scrivano).

LA PAGELLA DEI CONSIGLIERI PDL

Se l’avvocato loanese scrive “opinioni” su Il Secolo XIX per la moralizzazione della vita pubblica e contro il tarlo di una corruzione imperante, Vaccarezza può incassare un pubblico riconoscimento dai consiglieri provinciali del Pdl che il 6 dicembre scorso hanno testimoniato: <Angelo Vaccarezza ha un vissuto politico primario e risulta essere uno dei migliori sindaci della Liguria, per efficienza, presenza ed esperienza. Sotto la sua regia abbiamo fatto un’opposizione intelligente ed efficace nei confronti di una giunta (presieduta da Marco Bertolotto ndr) ed una maggioranza lontana anni luce dai problemi dei cittadini

Vaccarezza proseguivano i consiglieri del Popolo della Libertà – viene attaccato da Antonio Miceli perché, senza ipocrisia, definisce le primarie del Pd fasulle. Questa è la pura e semplice verità. Infatti anche un novellino capirebbe che il nome di Boffa è stato inserito appositamente in una rosa di candidati minori rappresentativi solo ed unicamente territorialmente>.

E poi, nel peggiore stile politichese che forse non giova neppure ai promotori: <I consiglieri provinciali di centro destra prendono atto che i candidati alle primarie del Pd sembrano una squadra di dilettanti allo sbaraglio>.

Arrivano a suggerire in modo sarcastico: <Per controbilanciare Boffa (va detto che dalla Regione alla Provincia, l’indennità di carica è la metà, a svantaggio di Boffa ndr) sarebbe stato opportuno inserire nomi più “pesanti” come Ruggeri, Tabò, Lunardon…; Boffa vorrebbe rientrare in Provincia dopo averla usata per trampolino alla Regione, lasciando  che le lotte intestine alla giunta Bertolotto e alle componenti di sinistra dilaniassero in modo terribile la Provincia di Savona con gli effetti devastanti…>.

Quest’ultimo è un dato certo, che non tiene conto del lungo “idillio” tra il maggiore responsabile dello sfascio e dell’ingovernabilità, vedi Bertolotto, e il ministro Scajola che si è ben guardato da additarlo al ludibrio politico, come fanno i seguaci di Forza Italia, eletti in provincia.

Scajola, al quale non manca il pragmatismo democristiano nella sua stagione migliore, poteva dare ben altro “commiato” all’interlocutore Bertolotto, rivelatosi incapace del compito cui era stato chiamato e sponsorizzato dall’uscente Garassini.

Non importa individuare tutte le cause e le singole responsabilità. E’ come se una grande azienda finisse allo sfascio, senza risolvere nessuno dei suoi problemi strutturali, dando la colpa ai dipendenti, anziché cacciare senza biglietto di ritorno, il suo presidente o amministratore delegato.

Un  Marco Bertolotto, ex consigliere comunale del Pci a Ceriale, poi sindaco a Toirano, che credeva bastasse ricostruirsi consenso ed autorevolezza con sponsorizzazioni smaccate (vedasi il giornalino on-line Ivg che gli dedicava la testatina principale del sito, con foto e tante benemerenze).

I PUNTI DI FORZA DI VACCAREZZA

La scuola politica di Vaccarezza avrà le sue falle, i punti deboli (più primato di annunci che messa in pratica di decisioni, l’economia, i posti di lavoro soprattutto), ma nessuno può togliergli i meriti acquisiti come politico di lungo corso, oggi più rampante e potente di ieri. Con un partito che, in maggioranza, sa esercitare il potere e l’ubbidienza. Sa creare consenso.

La  popolarità di Vaccarezza, grazie alla “buona stampa” di cui gode da anni (persino nelle interviste traspare rispetto e attenzione a non essere troppo graffianti e scomodi), è superiore ad ogni altro nome o candidato finora citati.

Giovanni Ciolina, scrupoloso cronista al Secolo XIX, ha scritto il 19 gennaio: <I nomi più gettonati, salvo sorprese improvvise, sono Carlo Cipollina, Livio Bracco, Marco Melgrati, Federico Delfino, Pietro Oliva, Ileana Romagnoli, Matteo Marcenaro e Angelo Vaccarezza>.

Ma se Vaccarezza ha accettato di stare tra gli “arbitri”, tra i saggi, è pensabile che sia tra gli stessi “papabili”?

Con quale ragionamento e logica (ammesso che esista) si può paragonare la popolarità, l’autorità di Vaccarezza nel contesto provinciale, con gli altri nomi? E’ come mettere a duello un topolino con un gatto. Se ne dovrà rendere conto lo stesso Delfino al quale non sarebbero mancate promesse e assicurazioni.

COME SI MISURA LA POPOLARITA’

Vogliamo parlare di conferma di popolarità? La sola Stampa dell’11 gennaio scorso, ad una colonna (meritava di più visto il numero di cittadini coinvolti), ha dato notizia che <con 46 mila voti, Angelo Vaccarezza è il vincitore del titolo di “Ambasciatore del Sorriso, iniziativa lanciata dall’Angenzia Eccoci di Albenga per la manifestazione “Gara delle barzellette”, tenuta al cinema Loanese, presenti moltissimi sindaci ed assessori della provincia di Savona>.

Al secondo posto, distanziato, il sindaco di Stellanello, Giovanni Conti, con 17.835 voti.

Dalle barzellette alla concretezza di amministrare la cosa pubblica.

Il Secolo XIX del 7 gennaio 2009, con Eugenio Agosti, dava notizia: <Angelo Vaccarezza avverte che a febbraio, riceveremo il premio come città ligure per lo sport, abbiamo 36 società che utilizzano gli impianti gratuitamente e nel 2009 sono a bilancio un milione e mezzo di euro per il palazzetto e 500 mila euro per il sintetico sul campo di calcio>.

Pagella con la media alta per la giunta Vaccarezza, non condivisa dall’avvocato Elisabetta Garassini (sorella di Alessandro, ex presidente della Provincia) quando afferma su La Stampa dell’11 gennaio: <L’incapacità amministrativa della giunta Vaccarezza ha raggiunto il suo culmine nel bilancio di previsione 2009 che per la prima volta nella storia cittadina arriva con parere non favorevole del collegio dei revisori dei conti e del dirigente del settore finanziario, nella cui relazione viene definito illegittimo il mancato rispetto del patto di stabilità>.

La capogruppo della minoranza invita la giunta comunale, in un momento di grandi difficoltà per molte famiglie e per i bilanci comunali, <a ridursi del 30 per cento le indennità degli amministratori, con una scelta spontanea, immediata e non imposta dal mancato rispetto del Patto di stabilità>.

Si dirà, scaramucce, anche se in questo caso sono elementi concreti. Resta il fatto che colui che, sulla carta, ha più titoli per la presidenza della Provincia (dopo aver scartato a priori la candidatura di Enrico Nan) è proprio Angelo Vaccarezza. Tra l’altro non pare sia mai stato toccato da un “avviso di reato”, non ha un passato  da inchieste giudiziarie alle spalle. Insomma, lontano mille miglia dal “Popolo della Libertà” imperiese. E anche su questo aspetto non è chiaro per quale ragione non dovrebbe rappresentare titolo di punteggio, di merito. 

Meglio un Angelo Vaccarezza, forte del potere e del consenso, che una “figurina”.

A meno che nella grande “spartizione” della Liguria, di cui si è già parlato e scritto ad opera di opinionisti, sindacalisti, personaggi della cultura, la Provincia di Savona sia destinata a restare ancora alla sinistra. Per non rompere gli equilibri. Patti e poteri tra maggiorenti, senza autentica notarile.

Luciano Corrado